tag:blogger.com,1999:blog-90586128665097945172024-03-14T04:31:34.884-07:00UBI PETRUSUbi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comBlogger284125tag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-30664542392095873382022-06-10T11:29:00.002-07:002022-06-12T09:12:15.961-07:00Udienza di Papa Francesco ai Vescovi e ai sacerdoti delle Chiese di Sicilia<p style="text-align: center;"> </p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia; font-size: x-large;"><span>TRA FRATTURE E GIUNTURE </span></span><br /></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><i><b><span style="font-size: medium;">Francesco: "La Sicilia non è un'isola felice: grandi virtù e crudeli efferatezze"</span> </b></i></span><br /></p><div class="abstract text parbase vaticanrichtext"></div><div class="abstract text parbase vaticanrichtext"><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjDPhH7cQ4OTnqM13FcdtryUABL1NN153P1HN8RND7xsnEP5gOTtB5j2aUI-D-yR6XdCf8p9P0LpzPNcreYtAC5pAhBFHd3ICpdl8Os-t2Y_tohxnVplXrwaQTncyKsWgftVNrwIGXHgJPHtiUzzvHICxseXHjYXVx1DfFaa6zXin5eUMVsqhjHgUn/s795/foto%20papa%20francesco%20e%20vescovi%20e%20sacerdoti%20sicilia11.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="470" data-original-width="795" height="378" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjDPhH7cQ4OTnqM13FcdtryUABL1NN153P1HN8RND7xsnEP5gOTtB5j2aUI-D-yR6XdCf8p9P0LpzPNcreYtAC5pAhBFHd3ICpdl8Os-t2Y_tohxnVplXrwaQTncyKsWgftVNrwIGXHgJPHtiUzzvHICxseXHjYXVx1DfFaa6zXin5eUMVsqhjHgUn/w640-h378/foto%20papa%20francesco%20e%20vescovi%20e%20sacerdoti%20sicilia11.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Udienza di Papa Francesco ai Vescovi e ai sacerdoti delle Chiese di Sicilia, 9 giugno 2022</span><br /></td></tr></tbody></table><p style="text-align: center;">di <b>Antonino Legname</b><br /></p><div style="text-align: justify;">"<i>Il cambiamento d’epoca nel quale ci troviamo a vivere richiede scelte
coraggiose</i>", ha detto Papa Francesco nel suo <a href="https://www.blogger.com/blog/post/edit/9058612866509794517/3066454239209587338">Discorso</a> ai Vescovi e ai Sacerdoti delle Chiese di Sicilia, ricevuti in Udienza in Vaticano, il 9 giugno 2022. Dopo il saluto di Mons. Antonino Raspanti, Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, il Papa, ringraziando il Presule per le sue parole, ha voluto condividere alcune riflessioni sulle luci e sulle ombre della meravigliosa terra siciliana. Il Pontefice ha individuato alcune delle tante contraddizioni che vive la Sicilia: "<i>accanto a capolavori di straordinaria
bellezza artistica si vedono scene di trascuratezza mortificanti. E
ugualmente, a fronte di uomini e donne di grande cultura, molti bambini e
ragazzi evadono la scuola rimanendo tagliati fuori da una vita umana
dignitosa</i>". E' preoccupante il calo delle nascite, un vero e proprio "inverno demografico", a cui si aggiunge lo spopolamento dell'Isola a causa della forte emigrazione di tanti giovani, i quali "<i>aspirano
ad andare via per trovare standard di vita più ricchi e comodi, mentre
chi rimane si porta dentro sentimenti di frustrazione</i>". Purtroppo, <i>"anche la Chiesa risente della situazione
generale con le sue pesantezze e le sue svolte, registrando un calo di
vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata</i>". Francesco è ben consapevole delle difficoltà che vivono i giovani d'oggi nel loro rapporto con la Chiesa; nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali non sempre riescono a trovare l'aiuto necessario nella ricerca del senso della vita. La questione giovanile è una grande e difficile sfida per la chiesa, la quale, tra l'altro, deve competere, specialmente a livello di comunicazione, con i grandi spazi digitali dei mass media. Purtroppo, non è raro il caso di quei giovani che si smarriscono e perdono di vista "<i>la strada della giustizia e dell'onestà</i>". Il Vescovo di Roma ha detto di essere rimasto addolorato quando ha avuto tra le mani documenti che mettevano in cattiva luce sacerdoti e persone di chiesa: "<i>come mai si è arrivati a questa strada di
ingiustizia e disonestà?</i>" - si domanda il Papa. D'altra parte non deve essere ignorato il "<i>lavoro, tenace e amorevole, di tanti sacerdoti in mezzo alla
gente sfiduciata o senza lavoro, in mezzo ai fanciulli o agli anziani
sempre più soli</i>". Non bisogna dimenticare - ha ricordato Francesco - che nelle celebrazioni liturgiche, il sacerdote agisce “<i>in persona Christi</i>”.
Questa unità piena e questa identificazione con Cristo "<i>non possiamo limitarla alla
celebrazione, bensì occorre viverla pienamente in ogni istante della
vita</i>". E ancora una volta il Papa ritorna su quella terribile malattia, definita "lebbra", che è il "carrierismo" ecclesiale: "<i>la nostra, cari sacerdoti, non è una professione ma
una donazione; non un mestiere, che può servire pure per fare carriera,
ma una missione", </i>ed esorta: <i>"per favore, state attenti al
carrierismo: è una strada sbagliata che alla fine delude ... E ti lascia solo, perduto".</i> Per superare la frammentazione e la divisione a livello ecclesiale, il Pontefice ha voluto riproporre il grande valore dell’<i>unità</i>, che deve essere rafforzato con il "metodo della sinodalità". Tutta la Chiesa è chiamata a fare "esercizi di sinodalità". In che modo? Anzitutto imparando a "camminare insieme", sempre pronti e disponibili ad accogliere le "<i>sorprese di Dio</i>" nella nostra vita e in quella delle nostre comunità cristiane. Tale cammino richiede l'esercizio umile e sincero dell'ascolto e della crescita della fraternità a tutti i livelli. A volte il cammino comunitario di fraternità viene ostacolato dai sentimenti negativi dell'invidia e della gelosia. Anche in questa occasione, il Papa denuncia la brutta e distruttiva abitudine del "chiacchiericcio", che è come la "<i>peste che distrugge
la Chiesa, distrugge le comunità, distrugge l’appartenenza, distrugge
la personalità</i>". E dopo aver rivolto un pensiero alla Madre celeste, Maria "<i>donna della
tenerezza e della consolazione, della pazienza e della compassione</i>", Papa Francesco ha voluto concludere il suo Discorso manifestando una seria preoccupazione: "<i>Mi domando: la riforma che il Concilio ha avviato,
come va, fra voi?</i>". Il Vescovo di Roma ha esortato i preti a non fare prediche lunghe e a volte noiose, "in cui si parla di tutto e di niente", e la gente si stanca, si annoia ed esce dalla chiesa senza portare un pensiero, un'immagine o un sentimento che faccia da sfondo durante tutta la settimana. Anche sul modo di celebrare la liturgia, il Papa ha ammonito quei sacerdoti che ancora oggi, dopo sessant'anni dal Concilio, amano celebrare con paramenti merlettati e con le "bonete", cioè, le berrette: "<i>Sì, a
volte portare qualche merletto della nonna va, ma a volte. È per
fare un omaggio alla nonna ... ma è meglio celebrare la madre, la santa
madre Chiesa, e come la madre Chiesa vuole essere celebrata</i>". Questi richiami del Papa alla sobrietà e alla essenzialità anche nella liturgia potrebbero sembrare - come Lui stesso dice - discorsi da "prima Comunione", ma il Vescovo di Roma sa bene che dietro certi atteggiamenti e modi di vestire si potrebbe nascondere una visione nostalgica di chiesa pre-conciliare.<br /></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"> </div></div><br />Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-11182568810161791812020-09-26T03:32:00.002-07:002020-09-26T08:08:23.717-07:00DAL NAZIONALISMO ALLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE<p style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b>LE GRANDI SFIDE IN TEMPO DI COVID-19 </b></span></p><p style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: medium;">Francesco: "La crisi attuale ci ha dimostrato che la solidarietà non può essere
una parola o una vuota promessa" </span></b></p><p style="text-align: center;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwQBr715gDJEXYcGOzW10TkD5haRqXDSfvV9coRi8PYCtqAosdp3VdtA_0Ka5ItAg-wQkEO7RyK5BgJ-PJaerOWgQa6rH9IchnKmdr2p1tYVQ3mxKk0U76Ryg-ZUFu_bkDnsrF_2U-jhE/s835/francesco+e+onu.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="436" data-original-width="835" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwQBr715gDJEXYcGOzW10TkD5haRqXDSfvV9coRi8PYCtqAosdp3VdtA_0Ka5ItAg-wQkEO7RyK5BgJ-PJaerOWgQa6rH9IchnKmdr2p1tYVQ3mxKk0U76Ryg-ZUFu_bkDnsrF_2U-jhE/w513-h267/francesco+e+onu.jpg" width="513" /></a></div><br /><p></p><p style="text-align: center;"><b>di Antonino Legname</b></p><p style="text-align: justify;"> "Attualmente il nostro
mondo è colpito dalla pandemia del Covid-19 che ha portato alla perdita di molte
vite. Questa crisi sta cambiando la nostra forma di vita, mettendo in questione
i nostri sistemi economici, sanitari e sociali, evidenziando la nostra fragilità
di creature", ha detto Papa Francesco nel <a href="http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/09/25/0486/01110.html">Videomessaggio</a> indirizzato ai
partecipanti alla 75.ma Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a
New York il 25 settembre 2020. Oggi le sorti dell'umanità si giocano tra la corresponsabilità mondiale e l'individualismo nazionalistico che tende ad emarginare i più poveri, i più vulnerabili e gli abitanti delle periferie esistenziali. Francesco mette in evidenza la destabilizzazione nel mondo del lavoro, e consiglia: "per garantire un lavoro degno occorre cambiare il paradigma economico dominante che cerca solo di ampliare il guadagno delle imprese". Il Pontefice mette in guardia dai pericoli del progresso tecnologico selvaggio e robotizzato, quando non è orientato a creare posti di lavoro e quando non serve a rendere il lavoro più degno, più sicuro, meno pesante e opprimente. Questo richiede con urgenza una struttura etica più forte capace di far superare la "cultura dello scarto" che umilia la dignità umana e nega i diritti umani fondamentali. In altre parole, questa negazione "è un attentato contro l'umanità - ha detto il Papa - E questo è il tempo favorevole per rinnovare l'architettura finanziaria internazionale". Le parole di Francesco si fanno più forti quando denuncia un certo immobilismo della Comunità internazionale: "dobbiamo evitare la tentazione di cadere nel nominalismo dichiarazionista con l'effetto di tranquillizzare le coscienze". Insomma, meno parole e più fatti nella lotta contro i flagelli della povertà. Francesco richiama l'attenzione dei Governi sulla necessità di favorire ancora di più l'ecologia integrale per mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico e dell'inquinamento. Il Pontefice chiede alle autorità civili di prestare particolare attenzione ai bambini e ai loro diritti; e cita la giovane coraggiosa Malala Yousafzai, la quale all'Assemblea Generalre delle Nazioni Unite disse: "un bambino, un maestro, un libro, una penna possono cambiare il mondo". Non bisogna dimenticare che i primi educatori dei bambini sono i gentori. La prima educazione del bambino avviene nella famiglia, la quale, purtroppo, continua ad essere attaccata dal cosiddetto "colonialismo ideologico" che la indebolisce sempre di più, specialmente nei più indifesi e vulnerabili: i bambini e gli anziani. E parlando della donna, il Papa ricorda che ancora oggi ci sono molte donne vittime della schiavitù e di molte forme di violenza. Nel discorso di Francesco non poteva mancare il richiamo al disarmo nucleare: "il nostro mondo ha bisogno che l'ONU sia impegnato sempre di più sul fronte della pace anche diminuendo le sanzioni internazionali, abolendo i paradisi fiscali e condonando il debito ai Paesi più poveri. E riflettendo sulla difficile situazione che il mondo sta vivendo a causa della pandemia, il Pontefice ha rimarcato che "da una crisi non si esce uguali: o usciamo migliori o usciamo peggiori". In questo contesto sociale critico, è nostro dovere "ripensare il futuro della nostra casa comune e del progetto comune". Per questo occorre onestà e coerenza nel dialogo per poter migliorare e favorire il "multilateralismo" e la "cooperazione" tra gli Stati. La crisi di oggi sta facendo emergere con più chiarezza i limiti della nostra autosufficienza e la nostra comune fragilità. "La pandemia ci ha mostrato che non possiamo vivere senza l'altro, o peggio l'uno contro l'altro" - ha concluso Francesco - ricordando che le Nazioni Unite furono create per unire e avvicinare i popoli, per essere ponte di solidarietà tra tutti i Paesi della nostro globo. Questo strumento internazionale, che è l'ONU, deve servire a "trasformare la sfida che affrontiamo in una opportunità per costruire insieme il futuro che vogliamo". L'esperienza dolorosa e drammatica della pandemia deve spingerci a ripensare non solo il nostro modo di vivere, ma anche i nostri sistemi economici e sociali. Non possiamo negare, infatti, che in questo nostro mondo globalizzato "si stanno ampliando le distanze tra i poveri e i ricchi, la cui radice è l'ingiusta distribuzione delle risorse della terra". <br /></p>Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-30109172196722521822020-09-18T09:51:00.006-07:002020-09-18T09:51:49.185-07:00PER UNA PRESENZA CRISTIANA NEI MASS MEDIA<p style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b>I SEMINATORI DI SPERANZA
</b></span></p><p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal;"><span style="font-size: large;">Francesco: “Il
professionista cristiano dell'informazione deve essere un portavoce
di speranza e di fiducia nel futuro”</span></p><p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal;"><span style="font-size: large;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHwaL0ypYhdkxsGBrmaoCLwMj6Htccqtn33efLShm-5f-2h0_apyNdjzeWumCk19UlvjlnF_izs_T_zNHR39azlmCulu0lLOl8MVbSLDZIwEkHwboHLMq46Y_d-v5xC3EqVPBaR7vAqF8/s800/papa+francesco+udienza+al+settimanale+tertio.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="531" data-original-width="800" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHwaL0ypYhdkxsGBrmaoCLwMj6Htccqtn33efLShm-5f-2h0_apyNdjzeWumCk19UlvjlnF_izs_T_zNHR39azlmCulu0lLOl8MVbSLDZIwEkHwboHLMq46Y_d-v5xC3EqVPBaR7vAqF8/w640-h424/papa+francesco+udienza+al+settimanale+tertio.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Papa Francesco incontra i collaboratori del Settimanale "Tertio", 18 settembre 2020 (foto da <i>vatican.va</i>)</span><br /></td></tr></tbody></table></span></p><b> </b><p style="font-weight: normal; text-align: center;"><b>di Antonino Legname</b><br /></p><p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal;">Occorre “far sentire
la voce della Chiesa e quella degli intellettuali cristiani in uno
scenario mediatico sempre più secolarizzato, al fine di arricchirlo
con riflessioni costruttive”, ha detto Papa Francesco durante l'<a href="http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2020/september/documents/papa-francesco_20200918_redazione-settimanalebelga.html">udienza</a> ai
collaboratori del Settimanale cristiano belga '<i>Tertio'</i>,
ricevuti in Vaticano il 18 settembre 2020, in occasione della celebrazione del ventennale della rivista. I mezzi di comunicazione
sociale sono una sfida nella Chiesa e per la Chiesa di oggi. Il Papa
ha ricordato che “nella società in cui viviamo, l’informazione
fa parte integrante del nostro quotidiano”, ma purtroppo, non è
sempre di qualità. Al contrario quando l'informazione è di qualità
“ci permette di comprendere meglio i problemi e le sfide che il
mondo è chiamato ad affrontare, e ispira i comportamenti
individuali, familiari e sociali”. C'è urgente bisogno di formare
dei professionisti per assicurare “la presenza di <i>media</i>
cristiani specializzati nell’informazione di qualità sulla vita
della Chiesa nel mondo, capace di contribuire a una formazione delle
coscienze”. Ogni giorno siamo martellati da tante notizie brutte
che danno all'opinione pubblica una percezione negativa della realtà
in cui viviamo. Coloro che, a tutti i livelli, utilizzano i mezzi di comunicazione
sociale devono cercare anzitutto di offrire “una visione positiva
delle persone e dei fatti, respingendo i pregiudizi”. Bisogna
impegnarsi per “favorire una cultura dell’incontro attraverso la
quale è possibile conoscere la realtà con uno sguardo fiducioso”.
Abbiamo urgente bisogno di seminatori di fiducia e di speranza! Il
giornalista cristiano – ha detto Francesco – deve essere un
“portavoce di speranza e di fiducia nel futuro”. Se usati bene e
per il bene, gli strumenti della comunicazione sociale contribuiscono
a far crescere “nelle comunità cristiane un nuovo stile di vita,
libero da ogni forma di preconcetto e di esclusione”. Ancora una
volta il Papa stigmatizza le “chiacchiere”, come opera diabolica
in quanto “chiudono il cuore alla comunità, chiudono l’unità
della Chiesa”. E con forza ribadisce che “il grande chiacchierone
è il diavolo, che va sempre dicendo cose brutte degli altri, perché
lui è il bugiardo che cerca di disunire la Chiesa, di allontanare i
fratelli e non fare comunità”. Non bisogna avere paura di entrare
nel mondo dei mass media per annunciare il bene nella verità. “La comunicazione è una
missione importante per la Chiesa – ha rimarcato Francesco - I
cristiani impegnati in questo ambito sono chiamati a mettere in atto
in modo molto concreto l’invito del Signore ad andare nel mondo e
proclamare il Vangelo”. Il professionista cristiano
dell'informazione ha il dovere di testimoniare la verità e di non
manipolarla. Nella giungla delle tante voci e dei tantissimi messaggi
che circolano nel mondo digitale c'è urgente bisogno di una
“narrazione umana” dei fatti che faccia emergere il bello e il
vero che abita in noi e “che riveli l’intreccio dei fili coi
quali siamo collegati gli uni agli altri”. Papa Francesco chiede
agli operatori nel campo della comunicazione sociale di essere
“seminatori di speranza in un domani migliore”. E oggi, più che
mai, in questa situazione di pandemia, abbiamo bisogno di questa
presenza fiduciosa di bravi professionisti della comunicazione che
sappiano aiutare le persone, specialmente le più fragili, a non
ammalarsi di solitudine e di sconforto. La Chiesa guarda con fiducia
il lavoro di coloro che operano nel campo della cultura e della
comunicazione e li incoraggia a cercare strade, strategie e linguaggi
per comunicare il Vangelo agli uomini del nostro tempo.
</p>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal;"><br /><br />
</p>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-38043198533729008562020-09-14T01:46:00.001-07:002020-09-15T00:37:07.982-07:00OCCORRE CACCIARE LA MOSCA FASTIDIOSA DEL RANCORE<p style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b>DIO PERDONA! E IO ...?</b></span><br /></p><p>
</p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Francesco: “Pensa alla fine! Pensa che tu sarai in una bara… e
ti porterai l’odio lì? Pensa alla fine, smetti di odiare! Smetti
il rancore”.
</span></p>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUKiasxaXo1eiB0Vx7qhWjwMZMK8UXdGVXzU13_8R9I7QCkG62KaPmh4Q7ZsyG03nR9R4TVXOFOt8yjiJ39_JCUamsw2asDfGsZ82RENqr_ii9rmqVguyrE1XPNlPkajer6vEvPVgFIzo/s800/papa+francesco+foto+angelus+13+settembre+2020.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="416" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUKiasxaXo1eiB0Vx7qhWjwMZMK8UXdGVXzU13_8R9I7QCkG62KaPmh4Q7ZsyG03nR9R4TVXOFOt8yjiJ39_JCUamsw2asDfGsZ82RENqr_ii9rmqVguyrE1XPNlPkajer6vEvPVgFIzo/w625-h416/papa+francesco+foto+angelus+13+settembre+2020.jpeg" title="Angelus del 13 settembre 2020 (foto da vatican.va)" width="625" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Angelus </i>del 13 settembre 2020 (foto da <i>vatican.va</i>)<br /></td></tr></tbody></table><p></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b>di Antonino Legname</b></span><br /></p><p>
</p><p style="text-align: justify;">"Quanta sofferenza, quante lacerazioni, quante guerre potrebbero
essere evitate, se il perdono e la misericordia fossero lo stile
della nostra vita! Anche in famiglia: quante
famiglie disunite che non sanno perdonarsi, quanti fratelli e sorelle
che hanno questo rancore dentro", ha detto Papa Francesco all'<a href="http://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2020/documents/papa-francesco_angelus_20200913.html"><i>Angelus</i></a> di domenica 13 settembre 2020 in Piazza San Pietro. Non è facile perdonare chi ci ha fatto del male!
Se abbiamo ricevuto un torto, un'offesa, un tradimento da qualcuno
l'atteggiamento più istintivo è il rancore, la rabbia, l'antipatia, l'odio e a
volte il desiderio di vendetta. Per un cristiano la miglior vendetta è il
perdono. Ma umanamente il perdono delle offese ricevute ci appare come una
specie di violenza al naturale istinto di risentimento e di reazione negativa. La
capacità di perdonare è come una cartina di tornasole per verificare la nostra
adesione ai sentimenti di Gesù, il quale non si è limitato a fare una bella
lezione sul perdono, non ha fatto teoria sulla necessità di perdonare, ma Lui
stesso, per primo, nel momento più estremo della sofferenza, sulla croce, ha
avuto parole di perdono per i suoi crocifissori: "Padre, perdona loro"
- e quasi scusandoli - "perché non sanno quello che fanno". Il
Signore supera la vecchia legge del taglione, "occhio per occhio e dente
per dente", e ci rivela che Dio non si stanca mai di perdonare i
peccatori! E se Dio perdona sempre e tutto, anche noi dobbiamo perdonare chi ci
ha offeso o ci ha fatto del male. Per quale motivo? Se cerchiamo delle risposte
umane non riusciremo a trovare ragioni sufficienti che giustifichino il perdono
verso coloro che ci fanno del male. La ragione si trova nel Vangelo: "Siate
misericordiosi come è misericordioso il Padre Vostro celeste". Da parte
nostra, dice il Papa, «è necessario applicare l’amore misericordioso in tutte
le relazioni umane: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, all’interno delle
nostre comunità, nella Chiesa e anche nella società e nella politica». Il
perdono è l’antidoto più efficace contro l’odio, la violenza, la sete di
vendetta. E a chi viene difficile perdonare, il Papa consiglia: «Pensa alla
fine! Pensa che tu sarai in una bara… e ti porterai l’odio lì? Pensa alla fine,
smetti di odiare! Smetti il rancore».<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>Se
vogliamo essere coerenti quando preghiamo il Padre Nostro: “Rimetti a noi i
nostri debiti” anche noi dobbiamo essere disposti a rimetterli ai nostri
debitori. Dice Francesco: «Queste parole contengono una verità decisiva. Non
possiamo pretendere per noi il perdono di Dio, se non concediamo a nostra volta
il perdono al nostro prossimo». In ogni caso, perdonare non serve solo a ristabilire e a mantenere la pace e l'armonia sociale e familiare, ma fa bene alla salute
fisica e mentale. Infatti, l’odio, il rancore, il risentimento, la rabbia, il
desiderio di vendetta sono delle tossine velenose che come acido corrodono il
cuore e la mente di chi li prova e li alimenta. E allora cosa aspettiamo? «Smettila
di odiare; caccia via il rancore, quella mosca fastidiosa che torna e torna –
ha rimarcato il Papa - Se non ci sforziamo di perdonare e di amare, nemmeno noi
verremo perdonati e amati». </p>
<p style="text-align: justify;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOfZOeVCbWFj9z15ZRwRRjNtbk6VhEiyKcZ2k0jyZP4PKJGVqpoFlCf_KMxpNq4t6mHGXidAC8SDF2W8P1xtHqkTkRUS6nFO9Vp1Dsu1MXlag0wAx7XPAn_GOSRZZNuRmhopPzUXOsy2w/s790/perdonare-si-puo.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="415" data-original-width="790" height="314" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOfZOeVCbWFj9z15ZRwRRjNtbk6VhEiyKcZ2k0jyZP4PKJGVqpoFlCf_KMxpNq4t6mHGXidAC8SDF2W8P1xtHqkTkRUS6nFO9Vp1Dsu1MXlag0wAx7XPAn_GOSRZZNuRmhopPzUXOsy2w/w464-h314/perdonare-si-puo.png" width="464" /></a></p><br />Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-83376517359708514842020-09-09T11:00:00.000-07:002020-09-09T11:00:00.943-07:00SOLIDARIETA' UMANA E CRISTIANA IN TEMPO DI CORONAVIRUS<p align="CENTER">
<span style="font-size: x-large;"><b>L'ARTE DI AMARE TUTTI, ANCHE I NEMICI</b></span></p>
<p align="JUSTIFY"><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">Francesco: “<i>Un
virus che non conosce barriere, frontiere o distinzioni culturali e
politiche deve essere affrontato con un </i></span><i><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;">amore</span></i><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;"><i>
senza barriere, frontiere o distinzioni</i>”. </span></p><p align="JUSTIFY"><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="333" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0BT-g6NR4TvP-NwPTZ57VmNZQO4oo_PUpQTr4FOMY6bYFlTTgCbqh7eJQGRubel4GKoIBI5iRn88GpfgypjRxcqUCY0f53FSbD4vrEBHxKiQ_HtvU1X-s8zYS7f-yFU5Taay9j2rYXa4/w500-h333/foto+papa+covid.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="Udienza Generale del mercoledi 9 settembre 2020 (foto da vatican.va)" width="500" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Udienza Generale del Mercoledì 9 settembre 2020 (foto da <i>vatican.va</i>)<br /></td></tr></tbody></table></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: large;"><br /></span>
<p></p>
<p align="CENTER"><b><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: medium;">di Antonino
Legname</span></b></p>
<p align="JUSTIFY">"La
crisi che stiamo vivendo a causa della pandemia colpisce tutti;
possiamo uscirne migliori se cerchiamo tutti insieme il <i>bene
comune; </i>al contrario, usciremo peggiori<span style="font-family: Times New Roman, serif;">",
ha detto Papa Francesco durante la <a href="http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/09/09/0448/01027.html">Catechesi</a> del Mercoledì 9
settembre 2020 nel cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico in
Vaticano.</span> Francesco mette in guardia dai rischi che la
pandemia da Covid-19 può generare nella nostra società: da una
parte coloro che “approfittano della situazione per fomentare
divisioni: per cercare vantaggi economici o politici, generando o
aumentando conflitti”, dall'altra parte ci sono gli indifferenti
alla sofferenza altrui, che il Papa non esista a denominare i “devoti
di Ponzio Pilato”, in quanto “se ne lavano le mani”. Non c'è
dubbio che l'amore umano diventa autentico e fecondo solo se procede
dall'amore incondizionato e preveniente di Dio. Il Vangelo ci insegna
a non amare solo quelli che ci amano; l'amore cristiano non può
limitarsi ad amare solo i familiari, gli amici o quelli che
appartengono allo stesso gruppo, ma deve abbracciare anche coloro che
non mi amano, non mi conoscono, che sono stranieri o che mi fanno
soffrire o che considero nemici. Questo amore allargato a tutti gli
uomini, nostri fratelli, “è il punto più alto della santità” -
ha detto il Papa. Nessuno può mettere in dubbio il fatto che
umanamente “amare i nemici non è facile … è difficile … è
un'arte!”. Veramente il per-dono è un super dono, qualcosa di
divino, perché umanamente siamo portati ad avere rancore, rabbia e
sentimenti di vendetta nei confronti di chi ci fa del male; ma
l'amore vero – ricorda Francesco - “cura, guarisce e fa bene.
Tante volte fa più bene una carezza che tanti argomenti, una carezza
di perdono e non tanti argomenti per difendersi”. L'amore non può
essere intimistico e limitativo, ma aperto ed espansivo. E come dice
il Vescovo di Roma: “una delle più alte espressioni di amore è
proprio quella sociale e politica, decisiva per lo sviluppo umano e
per affrontare ogni tipo di crisi”. Solo così è possibile
costruire la civiltà dell'amore che supera la “cultura
dell’egoismo, dell’indifferenza, dello scarto”. Francesco
elogia quei genitori che sacrificano tutta la loro vita per i figli,
specialmente quando i figli sono disabili; quello dei genitori per i
figli è un amore a fondo perduto, un amore che dà senza fare i
conti di quello che riceve. Francesco esorta a saper dialogare con
tutti, amici e nemici, e a tutti i livelli, familiare, amicale,
politico, sociale. Solo così si possono costruire ponti per unire
tutta la famiglia umana. Bisogna dire basta alle guerre, alle
divisioni, alle invidie che fomentano l'odio sociale, familiare e
politico. Questa pandemia ci sta mostrando che “il virus non
conosce barriere, frontiere o distinzioni culturali e politiche”e,
pertanto, deve insegnarci ad essere sempre più solidali tra noi,
“senza barriere, frontiere o distinzioni”, perché il bene
personale ha delle ricadute sul bene comune e viceversa. Siamo tutti
strettamente interconnessi e l'esperienza di questo periodo, segnato
dal coronavirus, ci mostra che “la salute, oltre che individuale, è
anche un bene pubblico. Una società sana è quella che si prende
cura della salute di tutti” - ha rimarcato Francesco - specialmente
dei più deboli e dei più vulnerabili. Dobbiamo convincerci che non
basta uscire dalla pandemia da coronavirus per salvare il mondo, ma è
necessario, anzi indispensabile per la salute della società, uscire
dalla “crisi umana e sociale che il virus ha evidenziato e
accentuato”. Tutti siamo chiamati a promuovere il bene comune, che
per i cristiani diventa una vera e propria missione per “ricevere e
diffondere la gloria di Dio”. Ovviamente occorre pensare la carità
in grande, altrimenti diventa filantropia e assistenzialismo. La
carità deve essere “politica”, nel senso che deve ricercare e
realizzare il bene comune. Sappiamo che “la politica spesso non
gode di buona fama, e sappiamo il perché” - annota Francesco. Ma
non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, come se tutti i politici
fossero cattivi; anche se la politica nell'estimazione comune non
gode di buona fama “non bisogna rassegnarsi a questa visione
negativa, bensì reagire dimostrando con i fatti che è possibile,
anzi, doverosa una buona politica”. Qual è la buona politica?
Francesco risponde: “E' quella che mette al centro la persona umana
e il bene comune. Se voi leggete la storia dell’umanità troverete
tanti politici santi che sono andati per questa strada. È possibile
nella misura in cui ogni cittadino e, in modo particolare, chi assume
impegni e incarichi sociali e politici, radica il proprio agire nei
principi etici e lo anima con l’amore sociale e politico”. A
questo impegno sociale, che sa creare armonia tra gli uomini e anche
con l'ambiente, siamo chiamati tutti. Questa è la grande sfida di
oggi “<i>guarire il mondo</i> lavorando tutti insieme per il <i>bene
comune</i>, non solo per il proprio bene, ma per il bene comune, di
tutti”.</p>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-24623860429873286802020-05-16T10:16:00.000-07:002020-05-16T10:19:45.339-07:00UNA PERICOLOSA "ERMENEUTICA DI VITA"<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>L’ANTIDOTO CONTRO LO SPIRITO DELLA MONDANITA’</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Francesco: «La mondanità è una cultura dell’effimero, dell’apparire, del <i>maquillage</i>, dell’usa e getta»</b></span></div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRLxjFydru1nLXsdAGWI53_qlG3lXcDlIRu1Ff7iMBvP5gGhHt1ukSPHwnQn7IylC45rLxv5q64hbsZm-bzQZBtS6lfQKpU49nDZ3UFh4AICd7qh1Ho_f6HL0BMg_R9mtvO3xFMYT0M_g/s1600/modanita%2527+spirituale.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="800" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRLxjFydru1nLXsdAGWI53_qlG3lXcDlIRu1Ff7iMBvP5gGhHt1ukSPHwnQn7IylC45rLxv5q64hbsZm-bzQZBtS6lfQKpU49nDZ3UFh4AICd7qh1Ho_f6HL0BMg_R9mtvO3xFMYT0M_g/s640/modanita%2527+spirituale.jpeg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco, Meditazione della Messa a Santa Marta, 16 maggio 2020 (foto da <i>Vatican.va</i>)</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<b>di Antonino Legname</b></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La mondanità è una vera e propria patologia che
può gravemente colpire anche la vita della Chiesa. Di questo è convinto Papa
Francesco quando indica l’antidoto più efficace contro questa pericolosa
malattia: «la fede in Gesù morto e risorto … Questa è la nostra vittoria».
Nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200516_cristo-medicina-contro-mondanita.html">Meditazione</a> della Messa a Santa Marta, il 16 maggio 2020, Francesco ha
spiegato con chiarezza cos’è lo «spirito del mondo». Senza mezzi termini il
Pontefice ha detto che la mondanità è «capace di odiare, di distruggere Gesù e
i suoi discepoli, anzi di corromperli e di corrompere la Chiesa». In occasione
della Messa a Santa Marta, il 20 novembre 2015, Papa Francesco aveva detto con
amaro realismo che «la Chiesa sempre - sempre! - subirà la tentazione della
mondanità e la tentazione di un potere che non è il potere che Gesù Cristo
vuole per lei e quando la Chiesa entra in questo processo di degrado, la fine è
molto brutta. Molto brutta!”». E allora ci farà bene pensare e riflettere su come
si presenta a noi lo «spirito del mondo» in modo da poterci efficacemente e
prontamente difendere. Dice il Papa: «la mondanità è una proposta di vita», una
vera e propria «cultura». Quale tipo di cultura? Risponde Francesco: «è una
cultura dell’effimero, una cultura dell’apparire, del <i>maquillage</i>, una
cultura “dell’oggi sì domani no, domani sì e oggi no”. Ha dei valori
superficiali».<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>In sintesi, è «una
cultura che non conosce fedeltà, perché cambia secondo le circostanze, negozia
tutto», è «camaleontica» ed è anche conformista e massificata con l’obiettivo
di portare l’umanità al «pensiero unico»<span style="display: none; mso-hide: all;">»»»</span>. In questo mondo globalizzato e massificato c’è un determinato
modo di pensare omologato che viene imposto, sotto forma di proposta
allettante, attraverso i meccanismi di persuasione occulta. Il 29 novembre
2013, nella Meditazione della Messa a Santa Marta il Papa aveva detto «si fa la
pubblicità di questo pensiero e si deve pensare in tal modo. È il pensiero
uniforme, il pensiero uguale, il pensiero debole; un pensiero purtroppo così
diffuso» […]. Ci propone un pensiero <i style="mso-bidi-font-style: normal;">pret-à-porter</i>,
secondo i nostri gusti: io penso come mi piace». Ma come si arriva al pensiero
unico? «La mondanità - risponde il Papa - ti porta al pensiero unico e
all’apostasia. Non sono permesse, non ci sono permesse le differenze […].Tutti
fanno così, perché noi no?” (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ibid</i>. 16
novembre 2015). Papa Francesco ribadisce: «Questa è la cultura mondana. E Gesù
insiste a difenderci da questo e prega perché il Padre ci difenda da questa
cultura della mondanità». Potremmo dire: “chi è senza peccato di mondanità
scagli la prima pietra”. Tutti, chi più, chi meno, siamo tentati dallo spirito
della mondanità e dobbiamo continuamente lottare per uscire vittoriosi e guariti da questa malattia spirituale. Dice
il Papa: «è un modo di vivere anche di tanti che si dicono cristiani. Sono
cristiani ma sono mondani». E chi si lascia travolgere da questa cultura
mondana effimera dell’«usa e getta» è capace di utilizzare gli altri per
convenienza, di odiare e anche di uccidere. Così hanno fatto con i martiri che
sono stati «uccisi in odio alla fede» e – dice il Papa - «per alcuni l’odio era
per un problema teologico». Ma come si può arrivare ad “uccidere” la dignità, la
buona fama, la buona fede e a volte anche la vita di una persona per un
problema teologico? Quando nella Chiesa si arriva a certi livelli di
persecuzione, oggi anche mediatica, significa che si è gravemente malati di
«mondanità spirituale», che – come scriveva il padre de Lubac nel suo libro “Le
meditazioni sulla Chiesa” - «è il peggiore dei mali che può accadere alla
Chiesa». E non è una esagerazione! Anche perché la mondanità spirituale conduce
passo dopo passo alla corruzione che è una vera e propria «lebbra» nel corpo
della Chiesa. Nella Meditazione del 7 novembre 2014 a Casa Santa Marta,
Papa Francesco aveva detto che, purtroppo, a tutti i livelli ci sono «cristiani
mondani, cristiani di nome, con due o tre cose di cristiano, ma niente di più.
Sono cristiani pagani. Hanno il nome cristiano, ma la vita pagana; pagani con
due pennellate di vernice di cristianesimo: così appaiono come cristiani, ma
sono pagani». Parole forti che Papa Francesco rivolge a tutti i cristiani per
aiutarli a fare un sincero esame di coscienza: «Avrò qualcosa della mondanità
dentro di me? Qualcosa del paganesimo? Mi piace vantarmi? Mi piacciono i soldi?
Mi piace l’orgoglio, la superbia? Dove ho le mie radici, cioè di dove sono
cittadino? Nel cielo o sulla terra? Nel mondo o nello spirito mondano?» (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ibid.</i>). In effetti, chi vive nello
spirito del mondo non sopporta e non tollera «<i>lo scandalo della Croce</i>».
E, come ci assicura il Papa: «l’unica medicina contro lo spirito della
mondanità è Cristo morto e risorto per noi, scandalo e stoltezza (cfr <i>1Cor</i>
1,23)». Ed è questa fede, convinta e testimoniata, che sa dialogare con tutti
senza fanatismo e proselitismo, che ci porta alla vittoria sullo spirito del
mondo.</div>
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>LA CHIESA TRA CONSOLAZIONI E PERSECUZIONI</b></span></div>
<span style="font-size: x-large;">
</span><div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Francesco: «Il
sentimento amaro dell’<i>invidia</i> è lo
strumento del diavolo per distruggere l’annuncio evangelico»</b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<b> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpqNa9QlM7QWHZxa3ex5KWCZPqSeUOFGL4WQ9O-Rh-2vZNf_rPyM_8CryIIzC15TiVdS7jfNmKq4tRNhyphenhypheniLpcZGhUUbH0mM5Ld0ObSU37iVTv85DugfqJJgNOdRYf1pVmRpDl6ttTT75k/s1600/papa+francesco+9+maggio+2020.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="800" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpqNa9QlM7QWHZxa3ex5KWCZPqSeUOFGL4WQ9O-Rh-2vZNf_rPyM_8CryIIzC15TiVdS7jfNmKq4tRNhyphenhypheniLpcZGhUUbH0mM5Ld0ObSU37iVTv85DugfqJJgNOdRYf1pVmRpDl6ttTT75k/s640/papa+francesco+9+maggio+2020.jpeg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco, Meditazione della Messa a Santa Marta, 9 maggio 2020 (foto da <i>vatican.va</i>)</td></tr>
</tbody></table>
</b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b>di Antonino
Legname</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Da sempre, fin dalle origini, c’è «</span>il lavoro dello Spirito per
costruire la Chiesa, per armonizzare la Chiesa, e il lavoro del cattivo spirito
per distruggerla», ha detto Papa Francesco nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200509_tra-consolazioni-e-persecuzioni.html">Meditazione</a> della Messa a
Santa Marta, il 9 maggio 2020. Chi si lascia guidare dallo spirito del male non
esita a fare «ricorso ai poteri temporali per fermare la Chiesa, per distruggere
la Chiesa». Nella prima comunità cristiana, raccontata dagli Atti degli
Apostoli, emerge con chiarezza anche il conflitto tra «la Parola di Dio che
convoca, che cresce, e dall’altra parte la persecuzione» - ha sottolineato il
Pontefice. Da una parte <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">«</span>lo
Spirito Santo che fa l’armonia della Chiesa, e dall’altra il cattivo spirito che
distrugge». Francesco ci ricorda che, in ogni caso, «il bilancio è sempre
positivo alla lunga!»; e aggiunge: «ma quanta fatica, quanto dolore, quanto
martirio!». Proprio così: lo spirito del male è sempre in agguato per creare
divisioni, per seminare la zizzania della gelosia, per mettere gli uni contro
gli altri. Papa Francesco ribadisce che lo strumento di cui il diavolo si serve
per la sua opera di distruzione della Chiesa è l’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">invidia</i>. Veramente l'invidia è un pericoloso <i>virus</i> molto contagioso. Chi è l’invidioso? E’ colui che non sa gioire dei successi
e della felicità degli altri, anzi gode delle disgrazie altrui. Durante l’<a href="http://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2019/documents/papa-francesco_angelus_20190629.html"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Angelus</i></a>
del 29 giugno 2019, il Papa ha paragonato l’amaro sentimento dell’invidia all’«aceto
nel cuore». Infatti, «gli invidiosi hanno uno sguardo amaro. Tante volte,
quando uno trova un invidioso, viene voglia di domandare: ma con che ha fatto
colazione oggi, col caffelatte o con l’aceto? Perché l’invidia è amara. Rende
amara la vita» e rende acido il cuore. Invece, sarebbe meraviglioso riuscire a
pensare con la mente serena che siamo tutti fratelli e «che ci apparteniamo a
vicenda, perché condividiamo la stessa fede, lo stesso amore, la stessa
speranza, lo stesso Signore» (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ibid</i>.).
Papa Francesco è convinto che la diversità arricchisce la Chiesa e sarebbe
bello se<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ognuno di noi potesse dire:
“Grazie, Signore, per quella persona diversa da me: è un dono” che arricchisce
la Chiesa. Questa è la fratellanza che ci deve portare ad «apprezzare le
qualità altrui, a riconoscere i doni degli altri senza malignità e senza
invidie» (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">ibid</i>.). Provoca sofferenza
sapere che qualcuno possa avere gelosia di te fino a screditarti davanti agli
altri. Il Papa ci ricorda che, nella Chiesa delle origini, i Giudei «quando
videro quella moltitudine, furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose
contrastavano le affermazioni di Paolo» (<span style="mso-bidi-font-style: italic;">At</span>
13,45). E ci sono tanti episodi, raccontati negli Atti degli Apostoli, che
descrivono la rabbia con la quale alcuni reagivano quando la predicazione e
l’opera degli Apostoli toccava i loro interessi materiali e di prestigio. A
quel punto si può diventare veramente cattivi e si è disposti ad usare
qualunque mezzo, anche la calunnia e la menzogna, per screditare e distruggere
chi è di ostacolo al perseguimento di certi interessi. Di fronte al successo
degli Apostoli alcuni «si rodevano il fegato di rabbia. E questa rabbia li
portava avanti: è la rabbia del diavolo, è la rabbia che distrugge, la rabbia
di quel “crocifiggi, crocifiggi!”» - ha rimarcato il Papa. Degli Apostoli
dicevano: “Questi sono rivoluzionari, cacciateli via”; e così iniziava la
persecuzione: «le donne hanno parlato con le altre e li hanno cacciati via:
sono state le “pie donne” della nobiltà ed anche i notabili della città». Francesco
condanna questo modo di fare per annientare le persone, specialmente quando ci
si avvale dell’appoggio del «potere temporale» per raggiungere un determinato
scopo. Ovviamente, non è bene condannare a priori il potere temporale; infatti,
precisa il Papa «esso può essere buono: le persone possono essere buone ma il
potere come tale è sempre pericoloso. Il potere del mondo contro il potere di
Dio muove tutto questo e sempre dietro di questo, a quel potere, ci sono i <i>soldi</i>».
La Chiesa da sempre ha dovuto lottare tra ciò che si deve a Dio e quello che si
deve a “Cesare”, tra il potere temporale e quello spirituale. Se il potere
viene usato per servire, è uno strumento utile, ma se si usa per asservire e
dominare gli altri, allora è veramente uno strumento pericoloso e diabolico. Papa
Francesco ci ricorda che «la Chiesa va avanti fra le consolazioni di Dio e le
persecuzioni del mondo» (cfr Sant’Agostino, <i>De Civitate Dei</i>, XVIII,
51,2) e che bisogna diffidare di una Chiesa che non ha contrarietà; «quando il
diavolo è troppo tranquillo» - dice il Papa - è segno che qualcosa non va bene.
Nella Chiesa, infatti, non sono mai mancate le difficoltà, le persecuzioni, le
tentazioni, le lotte e le gelosie. Anche Gesù ha detto ai suoi Discepoli: «Guai,
quando tutti gli uomini diranno bene di voi» (Lc 6,26). Il Papa mette in
guardia i cristiani: «stiamo attenti con la predica del Vangelo»: evitiamo di «mettere
la fiducia nei poteri temporali e nei soldi».</div>
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<br />
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<span style="font-size: x-large;"><b>LA POVERTÀ
NON È CATEGORIA </b></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric;">
<span style="font-size: x-large;"><b>IDEOLOGICA MA TEOLOGICA</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-autospace: ideograph-numeric; text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-autospace: ideograph-numeric;">
<span style="font-size: large;"><b>Francesco:
«Non dobbiamo cadere nel pauperismo»</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-autospace: ideograph-numeric;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-autospace: ideograph-numeric;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgK0nfMBNWjgKEW9zPaNkg-CESvllFZ4jXYYzV7sawiPGab2D24UJDiPl9fmO8RjqYNJl-Tr3kfp6LIwlLSaeBwJnrFvS1Pu_9yCpb0LoOGJ0_5SFQu2qXbnYEwBjeKF6Ci1OU6pbz4mHo/s1600/papa+francesco.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="800" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgK0nfMBNWjgKEW9zPaNkg-CESvllFZ4jXYYzV7sawiPGab2D24UJDiPl9fmO8RjqYNJl-Tr3kfp6LIwlLSaeBwJnrFvS1Pu_9yCpb0LoOGJ0_5SFQu2qXbnYEwBjeKF6Ci1OU6pbz4mHo/s400/papa+francesco.jpeg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco, Meditazione a Santa Marta, 5 maggio 2020 (foto da Vatican.va)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-autospace: ideograph-numeric;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"><b> di Antonino Legname</b></span><b><br /></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-autospace: ideograph-numeric;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-autospace: ideograph-numeric;">
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«Non essere schiavi delle ricchezze, non
vivere per le ricchezze, perché le ricchezze sono un signore, sono il signore
di questo mondo e non possiamo servire due signori. E le ricchezze ci fermano»,
ha detto Papa Francesco nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200505_perentrare-nelgregge-dicristo.html">Meditazione</a> della Messa a Santa Marta, il 5
maggio 2020. E a chi fa la domanda: “Ma dobbiamo cadere nel pauperismo?”, il
Pontefice risponde<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> «</b>No». Infatti, non
è la ricchezza in se stessa che viene condannata da Gesù ma l’attaccamento ad
essa che imprigiona il cuore e lo rende schiavo di questo idolo. Nella sua
Meditazione, oltre alla ricchezza, Francesco elenca altri impedimenti, o
«antipatie previe», che rendono difficile entrare attraverso la «porta» del
recinto che è Gesù: la rigidità, l’accidia, il clericalismo e lo spirito
mondano. Sono pericoli dai quali Papa Francesco in tante occasioni ha messo in
guardia i cristiani e gli uomini di buona volontà. In modo particolare, sulla
«rigidità» dei pastori, il Pontefice ha denunciato tante volte il pericolo di
formare delle coscienze troppo scrupolose e non libere. Il Papa, a tal proposito
racconta di quella signora, molto devota e praticante, che era andata a Messa
il Sabato pomeriggio in occasione di un matrimonio e pensava di aver adempiuto
il precetto domenicale. Ma poi, tornando a casa si è resa conto che le Letture
di quella Messa del Sabato non erano quelle della domenica. E sentì di essere
in peccato mortale, perché la domenica non era andata a Messa. Il Papa
riferisce che quella signora pensava in buona fede di aver partecipato «a una
Messa <i>che non era vera</i>, perché le Letture non erano <i>vere</i>». E
commenta: «quella signora apparteneva a un movimento ecclesiale … Questa è la rigidità
che toglie la libertà. E tanti pastori fanno crescere questa rigidità nelle
anime dei fedeli». Anche l’accidia è una pericolosa patologia, perché «ci
toglie la volontà di andare avanti» e ci rende pigri e tiepidi fino al punto di
dire: “sì, ma… no, adesso no, no, ma…”. Anche il progresso spirituale viene
sempre rimandato. Ma bisogna sapere che per la via di “poi, poi, poi”, si
arriva a casa di “mai, mai, mai”. E sulla brutta malattia del clericalismo
nella Chiesa, Francesco sottolinea la pericolosità di questa attitudine che
«toglie la libertà della fede dei credenti». </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHB0pnEyOU6ymCi8X5ZOHgbHtuyn_X5F9J2qQp-bY1er-wluNsWFk2CtYJKJM2z-hddbaL4dzUlAN9NZjOMEfZyxMv2KZeNJVpiEfuMyZpI_1nlQq-ezdSZHFxIBTJLseWFS0RMj4dbjM/s1600/papa+francesco2.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="800" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHB0pnEyOU6ymCi8X5ZOHgbHtuyn_X5F9J2qQp-bY1er-wluNsWFk2CtYJKJM2z-hddbaL4dzUlAN9NZjOMEfZyxMv2KZeNJVpiEfuMyZpI_1nlQq-ezdSZHFxIBTJLseWFS0RMj4dbjM/s320/papa+francesco2.jpeg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Ora desidero soffermare la mia riflessione
sul rapporto tra povertà e pauperismo. Tema che ho affrontato nel mio libro, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La Teopsia di Francesco</i> (pp. 91-94). Il Vescovo di
Roma, in un Videomessaggio del 17 dicembre 2016, ha confidato: “a volte qualcuno mi chiede: «Ma Lei, padre, parla sempre dei
poveri e della misericordia». Sì - dico - ma non è una malattia. È
semplicemente il modo con cui Dio si è rivelato”.
Sappiamo bene che «povertà» è una parola “che sempre mette in imbarazzo. Quante
volte, infatti, abbiamo sentito dire: «Ma questo sacerdote parla troppo di
povertà, questo vescovo parla di povertà, questo cristiano, questa suora
parlano di povertà [...]. Ma sono un po’ comunisti, no? E invece - ha
sottolineato il Papa nella Meditazione a Santa Marta il 16 giugno 2015 - la povertà è proprio al centro del Vangelo, tanto che se
noi togliessimo la povertà dal Vangelo, non si capirebbe niente del messaggio
di Gesù”.
Questa è «la teologia della povertà»,
cioè “il mistero di Cristo che si è abbassato, si è umiliato, si è impoverito
per arricchirci”<span style="color: black;"><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn4" name="_ednref4" style="mso-endnote-id: edn4;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12.0pt;">[ibid]</span></span></span></span></a></span>. Il Vescovo di Roma ci
tiene a fugare ogni equivoco quando dice con chiarezza che “la povertà non è
un'ideologia”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn5" name="_ednref5" style="mso-endnote-id: edn5;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12.0pt;">[ibid.]</span></span></span></span></a>, ma è una categoria
teologica centrale nel messaggio del Vangelo. La povertà evangelica non è
quella sociologica, ma è quella di Gesù, che metteva al centro del suo annuncio
i semplici, i poveri e quelli che soffrono di più.
Anche durante l'<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Angelus </i>del 24
gennaio 2016, Francesco ha ribadito che “i poveri sono al centro del Vangelo” e
ha spiegato che “non si tratta solo di fare assistenza sociale, tanto meno
attività politica. Si tratta di offrire la forza del Vangelo di Dio, che
converte i cuori, risana le ferite, trasforma i rapporti umani e sociali
secondo la logica dell'amore” e del servizio. La nostra civiltà sta correndo in
maniera accelerata verso il benessere nella convinzione che la felicità possa
dipendere dall'accumulo di beni materiali. Ma è evidente che il possesso di
tanti beni non è automaticamente fonte di pace e di felicità, anzi può
diventare motivo di preoccupazione e di delusione. Francesco vuole dire agli
uomini del nostro tempo che la vera gioia e la felicità si trovano nel distacco
dalle ricchezze e in una vita gioiosa che sa condividere i beni con i fratelli
più poveri, e che solo Dio e il suo amore alla fine riusciranno a colmare il
cuore umano. Presentare Papa Francesco come un «rivoluzionario» potrebbe
falsare la sua figura e la sua missione. “Io non sono santo - ha detto il
Pontefice in un'intervista al quotidiano spagnolo «El País» il 21 gennaio 2017 -
Non sto facendo alcuna rivoluzione. Sto cercando di fare andare avanti il
Vangelo”. La grande avventura spirituale di Francesco parte da un nucleo molto
semplice: l'adesione profonda a Cristo e alla essenzialità del Vangelo. Fin
dall'inizio del suo pontificato, papa Bergoglio si è voluto immedesimare nella
povertà di Gesù di Nazaret, sognando una Chiesa «povera per i poveri». Egli
concepisce la povertà come distacco dai beni temporali - secondo le parole di
Gesù: «Non portate né oro né argento» (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Lc</i>
9,3). Papa Francesco ha il culto per «Madonna Povertà», non per il semplice
«pauperismo» fine a se stesso, né per snobismo e neppure perché disprezza i
beni della terra creati da Dio, al contrario, in tutte le cose del creato il
Papa vede il riflesso della bellezza e della grandezza di Dio fino al punto da
scrivere la bella enciclica <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Laudato si'</i>.
Ma Bergoglio ha scelto di vivere e di seguire Cristo povero. La povertà,
infatti, fu lo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">status </i>permanente di
Gesù di Nazaret. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmsZ00iTUJwhccFRpvAj6up1QVHyaJtJLvoAr-BlOwYDQn_ap5U7tKc82bqvVB8iVj-exSoja_L-c7KEa9YjjiVd3QIhPNM9wQTklmmVoTNYkHlXS-dop5Dniggoo3kdoBXZyl7Uh_PnA/s1600/san-francesco-giotto-rinuncia-20161010101915.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="500" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmsZ00iTUJwhccFRpvAj6up1QVHyaJtJLvoAr-BlOwYDQn_ap5U7tKc82bqvVB8iVj-exSoja_L-c7KEa9YjjiVd3QIhPNM9wQTklmmVoTNYkHlXS-dop5Dniggoo3kdoBXZyl7Uh_PnA/s320/san-francesco-giotto-rinuncia-20161010101915.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Ricordiamo che san Francesco d'Assisi aveva sposato «Madonna
Povertà» ed era così geloso che provava vergogna quando incontrava uno più
povero di lui. Questa è la «pazzia» dei santi! Povertà e umiltà: un binomio
inscindibile in Gesù di Nazaret povero ed umile. Nella santità cristiana, al di
là dei temperamenti personali e dei diversi contesti sociali e culturali, ci
sono delle costanti valide per tutti: lo spirito di rinuncia, la mortificazione
del proprio egoismo e delle proprie passioni, l'amore alla croce e l'umile
obbedienza alla Chiesa. Sarebbe mortificante ridurre tutto il Vangelo alla
povertà e alla carità verso il prossimo qualora mancassero le altre costanti
della santità cristiana. A quel punto la povertà si trasformerebbe in «pauperismo»
ideologico e idolatrico e la carità in filantropia solidale. Papa Francesco vuole
riportare la Chiesa a vivere l'essenzialità del Vangelo alla lettera, «sine
glossa». Ovviamente si deve evitare ogni forma di rigorismo esaltato, anche in
riferimento alla concezione della povertà. Ogni rigorismo è pericoloso ed ha un
rovescio; il rigorismo nella Chiesa porta a dividere i cristiani in «carnali»,
legati alla legge e in «spirituali», che formano la chiesa dello Spirito.
Questo è un rischio che anche nella Chiesa di oggi si deve evitare,
specialmente quando si vogliono dividere i cristiani in buoni, i
«misericordiosi», e in rigidi, i «legalisti»; oppure, in «ricchi», da
condannare e in «poveri», da elogiare. Un rigorismo esaltato nella concezione
della povertà potrebbe degenerare in ideologia idolatrica. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh_9LtmnQKJx_KP_MxXl6fD2wwEA6Mdj2l08tFd6PNh2oi108LLpz1YTGIYLrJlBT-WuiWnnq1114u9nV0kJ55V-rwwY66sBlgJfzrYCSMQo6XvjHWCqcHi-ZrQ1xOoPWsIC0K5UAoWxw/s1600/mondi-ricchi-poveri-colored.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="828" data-original-width="1000" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh_9LtmnQKJx_KP_MxXl6fD2wwEA6Mdj2l08tFd6PNh2oi108LLpz1YTGIYLrJlBT-WuiWnnq1114u9nV0kJ55V-rwwY66sBlgJfzrYCSMQo6XvjHWCqcHi-ZrQ1xOoPWsIC0K5UAoWxw/s320/mondi-ricchi-poveri-colored.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Francesco dice che
non bisogna odiare i ricchi, e non bisogna avere rabbia per una persona ricca:
“no: questo non è cristiano”, ma
chiede di pregare per coloro che “hanno troppo, che non sanno cosa fare con i
soldi e vogliono di più”; e
di pregare anche “per quei ricchi che non hanno capito che la loro ricchezza
non è per loro”; dobbiamo pregare perché
non si corrompano e “perché facciano un buon uso della ricchezza”, e la
sappiano amministrare per fare del bene; perché “se non la amministrano loro -
ha avvertito il Papa - la amministra il diavolo contro di loro”. Francesco
non è un «pauperista» ideologizzato e per questo sa apprezzare anche quelle
“persone che hanno soldi e sono generose, aiutano, amministrano e conducono una
vita austera, una vita semplice, una vita di lavoro”. Il
Vescovo di Roma, attraverso la scelta preferenziale degli ultimi si propone di
rinnovare la vita della Chiesa, perché anche oggi, come fu per san Francesco,
il Signore affida al suo Vicario il compito di «riparare» la sua Chiesa,
insidiata dalla tentazione del potere, della gloria umana e della ricchezza. In
più occasioni il Vescovo di Roma ha esortato i Pastori della Chiesa ad un
salutare distacco dai beni materiali di questo mondo. Non si tratta di
spogliarsi di tutto, come hanno saputo fare i Santi, come per esempio san
Francesco o il beato Domingo y Sol, il quale diceva che “per soccorrere chi ha
bisogno si doveva essere disposti a «vendere la camicia». Io non vi chiederò
tanto - dice il Papa - «preti scamiciati», no; ma solo che siate testimoni di
Gesù, attraverso la semplicità e l’austerità di vita, per diventare promotori
credibili di una vera giustizia sociale”. Lo
slancio apostolico di Papa Francesco lo spinge ad aderire a Cristo fino a
diventare «cristiforme»: «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gal</i> 2,20). I suoi insegnamenti e il suo
esempio sono uno stimolo forte e costante per tutti i cristiani e per gli
uomini di buona volontà; sono un richiamo a conformarsi sempre più alle
esigenze del Vangelo della gioia e a non cedere alla tentazione del potere e
del denaro. Senza mezzi termini, il Vescovo di Roma ha ribadito che “un
cristiano che non sia umile e povero, distaccato dalle ricchezze e dal potere e
soprattutto distaccato da sé, non assomiglia a Gesù”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn14" name="_ednref14" style="mso-endnote-id: edn14;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12.0pt;"></span></span></span></span></a>. La
Chiesa si riforma, riformando se stessi, seguendo Cristo nella povertà,
nell'umiltà, nell'amore alla Croce, nell'obbedienza filiale alla Chiesa, nostra
Madre. Chi contesta la Chiesa senza avere carità non offre un servizio; chi ha
la presunzione di essere migliore degli altri e di essere l'autentico
interprete del Vangelo non fa altro che distruggere e dividere. Per evitare
equivoci ideologici sulla povertà, è bene ribadire che Papa Francesco non
esalta la povertà in quanto tale; «è una croce» - ha detto - che Gesù stesso ha
vissuto, conducendo una vita da povero. “Non avere il necessario è una brutta
croce” - ha
rimarcato. E ricordando le parole di Gesù sul pericolo delle ricchezze, il
Vescovo di Roma avverte: “State attenti, però, perché c’è un altro tesoro: le
ricchezze, le troppe ricchezze. E queste rovinano l’anima”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn16" name="_ednref16" style="mso-endnote-id: edn16;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12.0pt;"></span></span></span></span></a>,
proprio perché - come ha detto in tante altre occasioni - «il
diavolo entra dalle tasche, sempre: corrompe».
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<br />Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-33760307731708126122020-05-05T02:18:00.001-07:002020-05-05T02:29:46.548-07:00L’ABBRACCIO DELLA MADRE CHIESA E’ PER TUTTI<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">DALL’AMORE DELLA LEGGE </b></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<br />
<span style="font-size: x-large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ALLA LEGGE DELL’AMORE</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Francesco: “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">La Chiesa non è soltanto per i buoni o per quelli che sembrano buoni o
si credono buoni; la Chiesa è per tutti</i>»</b></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghTcALhZvs8cmuDc7MB6eK1i6PsH1Wt4b56Gox2BtElRCqhvgcbTkTLdLLdcISsQsJ2Wuy0YONBj-dlcDKgWmuCm_Ka9EMmx5CM4EhCD8Od1eqv95dQ-veH9W3r_MJobiSXcj6Wr8KW4Q/s1600/Dio-%25C3%25A8-Amore-scopriamo-labbraccio-dellamore-di-Dio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="440" data-original-width="546" height="257" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghTcALhZvs8cmuDc7MB6eK1i6PsH1Wt4b56Gox2BtElRCqhvgcbTkTLdLLdcISsQsJ2Wuy0YONBj-dlcDKgWmuCm_Ka9EMmx5CM4EhCD8Od1eqv95dQ-veH9W3r_MJobiSXcj6Wr8KW4Q/s320/Dio-%25C3%25A8-Amore-scopriamo-labbraccio-dellamore-di-Dio.jpg" width="320" /></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">di Antonino Legname</b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
La Chiesa di
Cristo non è una “Chiesa di «puri», che pretende di giudicare prima del tempo
chi sta nel Regno di Dio e chi no”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn1" name="_ednref1" style="mso-endnote-id: edn1;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[i]</span></span></span></span></a>. La Chiesa che sogna
Francesco deve avere sempre le porte aperte; mai si devono chiudere in maniera
pregiudiziale le porte ad una categorie di persone. E a proposito di porte
aperte o chiuse, il filosofo Remo Bodei ci informa: “Per quanto mi riguarda io
la porta la lascio aperta”. E auspica che “anche chi ha fede lasciasse la porta
aperta al dubbio e al rispetto di quel che pensano o credono gli altri”. Ma
lamenta: “mi sembra, però, che questo sia più difficile: la fede diventa presto
convinzione di possedere la verità assoluta, fanatismo e dogmatismo”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn2" name="_ednref2" style="mso-endnote-id: edn2;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[ii]</span></span></span></span></a>. Ovviamente, anche
guardando la storia passata, non si può negare questo rischio! La fede è un
dono misterioso che viene direttamente da Dio e non è un «gene» che alcuni
possiedono dalla nascita e altri no. È vero che la fede è un dono di Dio, ma è anche
libera risposta dell'uomo; si tratta di un dono che Dio non nega a nessuno di
coloro che liberamente gli aprono la “porta”. E allora: “Aprite, anzi
spalancate la porta a Cristo” - fu il primo appello accorato di Giovanni Paolo
II. In ogni caso, Dio fa piovere il dono della fede<i> </i>su tutti, ma se
l'ombrello delle tue sicurezze umane e materiali è aperto non ti bagnerai;
occorre chiudere l'ombrello del proprio orgoglio intellettuale e delle proprie
certezze concettuali per poter essere inzuppati dalla pioggia della «grazia
divina» […]. <span style="color: black;">Non ha molto senso, alla luce del
Vangelo, fare una distinzione così netta e discriminante tra credenti e non
credenti, dal momento che Dio ama tutti e “<i>fa sorgere il suo sole sopra i
malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti</i>”
(<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mt</i> 5,45). Papa Francesco commenta: “</span>Nostro
Padre al mattino non dice al sole: «Oggi illumina questi e questi; questi no,
lasciali nell’ombra!». Dice: «Illumina tutti». Il suo amore è per tutti, il suo
amore è un dono per tutti, buoni e cattivi”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn3" name="_ednref3" style="mso-endnote-id: edn3;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[iii]</span></span></span></span></a>. È sempre forte “la
tentazione di essere scandalizzati dalla libertà di Dio, il Quale fa piovere
sui giusti come sugli ingiusti, oltrepassando la burocrazia, l’ufficialità e i
circoli ristretti”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn4" name="_ednref4" style="mso-endnote-id: edn4;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[iv]</span></span></span></span></a>.
Quando la giustizia diventa mera osservanza della legge opera una divisione tra
giusti e peccatori. Gesù invece punta al cuore dei peccatori per offrire loro
il perdono e la salvezza. Il Signore<span style="mso-bidi-font-weight: bold;">
non teme lo scandalo e, superando la mentalità del tempo, che operava una
separazione netta tra i giusti e i peccatori, tra i puri e gli impuri, si
avvicina ai pubblici peccatori, ai malati di lebbra, agli indemoniati e a
quelle donne di facili costumi che la gente condannava, emarginava e a volte
lapidava. Sono gli esclusi, i cosiddetti «intoccabili», che Gesù cercava ed
accoglieva per sanarli e per guarirli. Dava scandalo la sua bontà e la sua
misericordia verso coloro che erano ritenuti indegni dai contemporanei<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn5" name="_ednref5" style="mso-endnote-id: edn5;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-weight: bold; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[v]</span></span></span></span></a>.</span>
Il Pontefice annota: “si comprende perché, a causa di questa sua visione così
liberatrice e fonte di rinnovamento, Gesù sia stato rifiutato dai farisei e dai
dottori della legge. Questi per essere fedeli alla legge ponevano solo pesi
sulle spalle delle persone, vanificando però la misericordia del Padre”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn6" name="_ednref6" style="mso-endnote-id: edn6;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[vi]</span></span></span></span></a>. Infatti, ha rimarcato il
Papa, questi dottori della legge pensavano che ci si potesse salvare soltanto
«rispettando tutti i comandamenti», mentre «chi non faceva quello era un
condannato». In pratica, “accorciavano gli orizzonti di Dio e facevano l’amore
di Dio piccolo, piccolo, piccolo, piccolo, alla misura di ognuno di noi”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn7" name="_ednref7" style="mso-endnote-id: edn7;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[vii]</span></span></span></span></a>. I dottori della legge
erano talmente legati all'«amore della legge» che eclissavano la «legge
dell'Amore». Ai giovani riuniti a Cracovia per la XXXI Giornata Mondiale della
Gioventù, Francesco ha ricordato: “Quanto è difficile accogliere davvero Gesù,
quanto è duro accettare un «Dio, ricco di misericordia» (<i>Ef</i> 2,4).
Potranno ostacolarvi, cercando di farvi credere che Dio è distante, rigido e
poco sensibile, buono con i buoni e cattivo con i cattivi. Invece il nostro
Padre «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni»”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn8" name="_ednref8" style="mso-endnote-id: edn8;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[viii]</span></span></span></span></a>. E la Chiesa, che è
Madre di misericordia, “non è soltanto per i buoni o per quelli che sembrano
buoni o si credono buoni; la Chiesa è per tutti, e anche preferibilmente per i
cattivi”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn9" name="_ednref9" style="mso-endnote-id: edn9;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[ix]</span></span></span></span></a>. Dobbiamo imparare a
riconoscerci come fratelli e dobbiamo convincerci che non c'è una Chiesa dei buoni
e una Chiesa dei cattivi; “non c’è una Chiesa dei puri e una degli impuri:
tutti siamo peccatori e tutti abbiamo bisogno dell’annuncio di Cristo, e se io
quando annuncio nella missione Gesù Cristo non penso, non sento che lo dico a
me stesso, mi stacco dalla persona e io mi credo - posso credermi - puro e
l’altro come l’impuro che ha bisogno”<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_edn10" name="_ednref10" style="mso-endnote-id: edn10;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[x]</span></span></span></span></a>. Tutti siamo peccatori con
la possibilità di diventare santi, perché Dio fa piovere la sua grazia sui
giusti e sugli ingiusti. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
[dal libro di
Antonino Legname, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La Teopsia di
Francesco. Tra scienza e fede</i>, Le Nove Muse Editrice, Catania 2017, pp.
292-293 e 383-385). </div>
<div style="mso-element: endnote-list;">
<br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<div id="edn1" style="mso-element: endnote;">
<div class="MsoEndnoteText" style="margin-left: 14.2pt; text-align: justify; text-indent: -14.2pt;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_ednref1" name="_edn1" style="mso-endnote-id: edn1;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: .5pt;">[i]</span></span></span></span></a> <span style="mso-tab-count: 1;"> </span>Papa Francesco, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Angelus, </i>Piazza San Pietro, 23 luglio 2017.</div>
</div>
<div id="edn2" style="text-align: justify;">
<div class="MsoEndnoteText">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_ednref2" name="_edn2" style="mso-endnote-id: edn2;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: .5pt;">[ii]</span></span></span></span></a><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Remo Bodei, <i>I senza Dio</i>. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Figure e momenti dell'ateismo</i>,
Morcelliana, Brescia 2009 <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>3ª ed., p.
94.</div>
</div>
<div id="edn3" style="text-align: justify;">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_ednref3" name="_edn3" style="mso-endnote-id: edn3;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: .5pt;">[iii]</span></span></span></span></a>
<span style="mso-tab-count: 1;"></span>Papa Francesco, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Omelia, "Domus Sanctae Marthae"</i>, 18 giugno 2013.</div>
</div>
<div id="edn4" style="text-align: justify;">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_ednref4" name="_edn4" style="mso-endnote-id: edn4;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: .5pt;">[iv]</span></span></span></span></a>
<span style="mso-tab-count: 1;"></span>Papa Francesco, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Omelia della Messa conclusiva dell'VIII Incontro Mondiale delle
Famiglie</i>, <span style="mso-bidi-font-style: italic;">B. Franklin Parkway,
Philadelphia, Domenica, 27 settembre 2015</span>.</div>
</div>
<div id="edn5" style="text-align: justify;">
<div class="MsoEndnoteText" style="margin-left: 14.2pt; text-indent: -14.2pt;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_ednref5" name="_edn5" style="mso-endnote-id: edn5;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: .5pt;">[v]</span></span></span></span></a> <span style="mso-tab-count: 1;"></span>Cfr. Papa Francesco, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Catechesi dell'Udienza Generale</i>, Aula Paolo VI, 9 agosto 2017.</div>
</div>
<div id="edn6" style="text-align: justify;">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_ednref6" name="_edn6" style="mso-endnote-id: edn6;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: .5pt;">[vi]</span></span></span></span></a>
<span style="mso-tab-count: 1;"></span>Papa Francesco, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Misericordiae vultus</i>, 20.</div>
</div>
<div id="edn7" style="text-align: justify;">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_ednref7" name="_edn7" style="mso-endnote-id: edn7;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: .5pt;">[vii]</span></span></span></span></a>
<span style="mso-tab-count: 1;"></span>Papa Francesco, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Omelia, "Domus Sanctae Marthae"</i>, 15 ottobre 2015.</div>
</div>
<div id="edn8" style="text-align: justify;">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_ednref8" name="_edn8" style="mso-endnote-id: edn8;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: .5pt;">[viii]</span></span></span></span></a> <span style="mso-tab-count: 1;"></span>Papa Francesco, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Omelia della Messa a conclusione della XXXI Giornata Mondiale della
Gioventù, al “Campus Misericordiae”</i> di Kraków, 31 luglio 2016. </div>
</div>
<div id="edn9" style="text-align: justify;">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_ednref9" name="_edn9" style="mso-endnote-id: edn9;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: .5pt;">[ix]</span></span></span></span></a>
<span style="mso-tab-count: 1;"></span>Papa Francesco, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Catechesi dell'Udienza Generale, </i>Piazza San Pietro, 28 settembre
2016.</div>
</div>
<div id="edn10" style="mso-element: endnote;">
<div class="MsoEndnoteText" style="margin-left: 14.2pt; text-align: justify; text-indent: -14.2pt;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=9058612866509794517#_ednref10" name="_edn10" style="mso-endnote-id: edn10;" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoEndnoteReference"><span style="font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Arial Unicode MS"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: .5pt;">[x]</span></span></span></span></a> <span style="mso-tab-count: 1;"></span>Papa Francesco, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Discorso ai Giovani della Missione diocesana</i>, Santuario della
Madonna della Guardia, Genova, 27 maggio 2017.</div>
</div>
</div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-53861989890699362172020-05-04T13:34:00.003-07:002020-05-05T01:55:44.577-07:00NELLA CHIESA C’E’ POSTO PER TUTTI<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
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<br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>NO
ALLA PSICOLOGIA DELLA DIVISIONE</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Francesco:
«Dire </b>“<b>noi siamo i giusti, gli altri
i peccatori” per creare divisione</b>, è <b>una
<i>malattia</i> della Chiesa che nasce dalle ideologie o dai partiti religiosi»</b></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjahVvms6yylLO1XyNWDrd2X8-t2VD5_D2QcLmF0avTAI2CZH1-sx1dgLXukDxqWpZmqMlYbbiskbPClLji5yicXx5Bo6LLLUmjHKVqmgC1FdnjR3ZCuT-tH5eqJuJAr3J__bIwyByJ4EU/s1600/papa+francesco+2.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="800" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjahVvms6yylLO1XyNWDrd2X8-t2VD5_D2QcLmF0avTAI2CZH1-sx1dgLXukDxqWpZmqMlYbbiskbPClLji5yicXx5Bo6LLLUmjHKVqmgC1FdnjR3ZCuT-tH5eqJuJAr3J__bIwyByJ4EU/s640/papa+francesco+2.jpeg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(Foto da <i>Vatican.va)</i></td></tr>
</tbody></table>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">di
Antonino Legname</b></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Anche nella Chiesa, in nome della «purezza della
legge», ci può essere la tentazione di dividere gli uomini in buoni e cattivi,
in giusti e peccatori. Papa Francesco, nella Meditazione della Messa a Santa
Marta il 4 maggio 2020, ha
detto che «c’è sempre nella Chiesa – e tanto nella Chiesa primitiva, perché non
era chiara la cosa – questo spirito di “noi siamo i giusti, gli altri i
peccatori”. Questo “noi e gli altri”, “noi e gli altri”, le divisioni: “Noi
abbiamo proprio la posizione giusta davanti a Dio”. Invece ci sono “gli altri”,
si dice anche: “Sono i “condannati”». Questo modo di pensare era comune al
tempo di Gesù e c’erano almeno quattro partiti religiosi – ricorda Francesco -
«il partito dei farisei, il partito dei sadducei, il partito degli zeloti e il partito
degli esseni, e ognuno interpretava la legge secondo “l’idea” che aveva». E
talmente erano radicati nella loro convinzione che rimproveravano Gesù «di
entrare in casa dei pubblicani – che erano peccatori, secondo loro – e a
mangiare con loro, con i peccatori, perché la purezza della legge non lo
permetteva; e non si lavava le mani prima del pranzo … sempre quel rimprovero
che fa divisione». Il Pontefice non esita a definire patologico il
comportamento di chi cerca e favorisce la divisione appellandosi alla purezza,
a volte formalistica, della legge: «questa è una <i>malattia</i> della Chiesa,
una malattia che nasce dalle ideologie o dai partiti religiosi».<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>A volte si rischia di assolutizzare la
propria idea fino al punto da subordinare il bene dell’unità alla divisione.
Papa Francesco racconta che un Cardinale emerito, che vive in Vaticano, diceva
ai suoi fedeli: “La Chiesa è come un fiume, sai? Alcuni sono più di questa
parte, alcuni dell’altra parte, ma l’importante è che tutti siano dentro al
fiume”. Francesco aggiunge: «Questa è l’unità della Chiesa. Nessuno fuori,
tutti dentro», ciascuno con le proprie peculiarità, che non devono essere
assolutizzate o imposte agli altri. Gesù è il Buon Pastore che ha a cuore la
salvezza di «tutte» le pecorelle, anche di quelle che «non provengono da questo
recinto». E nella parabola della festa di nozze si dice che il padrone
arrabbiato per aver ricevuto il rifiuto degli invitati, manda a cercare gli
«altri», «grandi e piccoli, ricchi e poveri, buoni e cattivi». Francesco
sottolinea con forza questo «tutti», per ribadire che il Signore «è venuto per <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tutti</i> ed è morto per <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tutti</i>». E a qualcuno che avesse il
dubbio che Gesù «è morto anche per quel disgraziato che mi ha reso la vita
impossibile», il Papa risponde: «È morto pure per lui». Ma anche “per quel
brigante?”». La risposta è<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“sì”: «è
morto per lui. Per <i>tutti</i>. E anche per la gente che non crede in lui o è
di altre religioni: per tutti è morto». Non dobbiamo mai dimenticare che «abbiamo
un solo Redentore, una sola unità». Pertanto, bisogna vincere la tentazione
della divisione e del partitismo nella Chiesa. Non hanno senso le cosiddette
cordate, che sono la malattia di sempre; «anche Paolo l’ha sofferta: “Io sono
di Paolo, io sono di Apollo, io sono di questo, io sono dell’altro …”». Papa
Francesco ricorda che anche dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa ebbe a
soffrire le divisioni: “Io sono di questa parte, io la penso così, tu così …”».
Ovviamente, non si tratta di omologare tutte le idee o di livellare il pensiero
umano, ma di salvare l’unità della Chiesa nella carità e nella verità, «sotto
il pastore Gesù», che è il «pastore di tutti». Il Papa ha voluto pregare il
Signore affinché «ci liberi da quella psicologia della divisione, di dividere,
e ci aiuti ad essere <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tutti </i>fratelli»
in Gesù «Pastore di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tutti</i>».<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-6003120832631786762020-04-28T08:01:00.003-07:002020-04-29T04:23:17.075-07:00«LA VERITÀ NON TOLLERA LE PRESSIONI»<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>IL
LINCIAGGIO QUOTIDIANO</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Francesco:
«Notizie false, calunnie che riscaldano il popolo e chiedono la giustizia. È un
linciaggio, un vero linciaggio»</b></span></div>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b><br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcdrFEUal8U3x3U2-lp75pMJNgReX6wV6pstdwe57bLPQ627wpKGTFB_tqi35kT4rvO2r2TBZLikvZ1ZtyOox8dSYjTh5O7QqBQZsjCNbaE4nvdRBqPSXAEtpjduULj6lRDKEza_k4qCI/s1600/offese-ingiuria-diffamazione2-1200x916.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="916" data-original-width="1200" height="488" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcdrFEUal8U3x3U2-lp75pMJNgReX6wV6pstdwe57bLPQ627wpKGTFB_tqi35kT4rvO2r2TBZLikvZ1ZtyOox8dSYjTh5O7QqBQZsjCNbaE4nvdRBqPSXAEtpjduULj6lRDKEza_k4qCI/s640/offese-ingiuria-diffamazione2-1200x916.jpg" width="640" /></a></b></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">di
Antonino Legname</b></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
«Pensiamo alla nostra lingua: tante volte noi, con
i nostri commenti, iniziamo un linciaggio del genere. E nelle nostre
istituzioni cristiane, abbiamo visto tanti linciaggi quotidiani che sono nati
dal chiacchiericcio» - ha detto Papa Francesco nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200428_laverita-dellatestimonianza.html">Meditazione </a>della Messa a
Santa Marta, il 28 aprile 2020. Il Pontefice prende lo spunto dalla lapidazione
del primo martire cristiano, Stefano, il quale ebbe un giudizio sommario ed
ingiusto, costruito con le false testimonianze, che ebbe come epilogo la
condanna a morte con l’accusa di bestemmia; così era stato anche per Gesù.
Purtroppo, da sempre nella storia ci sono stati i processi popolari che hanno
influenzato e a volte determinato il giudizio definitivo dei giudici: «notizie
false, calunnie che riscaldano il popolo e chiedono la giustizia. È un linciaggio,
un vero linciaggio». Francesco fa notare che per il giudice a volte non è
sempre facile andare contro l’opinione pubblica che fa pressioni affinché venga
ratificato quello che già il popolo ha deciso. Dice il Papa: «il giudice deve
essere molto, molto coraggioso per andare contro un giudizio “così popolare”,
fatto apposta, preparato». Quello che fece Pilato, quando vide la reazione del
popolo e se ne lavò le mani pur vedendo chiaramente che Gesù era innocente.
Questo è un modo scorretto di fare giurisprudenza - lamenta Francesco – che si
utilizza anche oggi in alcuni Paesi, «quando si vuole fare un colpo di Stato o
“far fuori” qualche politico perché non vada alle elezioni, si fa questo:
notizie false, calunnie, poi si affida ad un giudice di quelli ai quali piace
creare giurisprudenza con questo positivismo “situazionalista” che è alla moda,
e poi condanna. È un linciaggio sociale». Parole chiare e forti che Francesco
usa per condannare questo modo populista di fare giustizia, di condannare
innocenti che sono stati giudicati colpevoli dall’opinione pubblica popolare.
E’ quello che è successo ad Asia Bibi, accusata e condannata per blasfemia: «dieci
anni in carcere perché è stata giudicata da una calunnia e da un popolo che ne
vuole la morte». Francesco constata amaramente che davanti alla «valanga di
notizie false che creano opinione, tante volte non si può fare nulla, non si
può fare nulla». E con pena Francesco ripensa alla Shoah: «è stata creata
l’opinione contro un popolo e poi era normale dire: “Sì, sì, vanno uccisi,
vanno uccisi”. Un modo di procedere per “far fuori” la gente che è molesta, che
disturba». Ancora una volta il Vescovo di Roma torna a condannare la brutta
abitudine del «chiacchiericcio» che si configura come «linciaggio quotidiano»
sulle persone per «creare una cattiva fama sulla gente, scartarla e condannarla».
E per essere ancora più concreti Francesco fa l’esempio di chi sparla di
qualcuno e dice: «“Ma no, questa persona è una persona giusta!” – “No, no, si
dice che…”, e con quel “<i>si dice che</i>” si crea un’opinione per farla
finita con una persona». Purtroppo, questa amara realtà delle chiacchiere per
fare opinione e per distruggere la buona fama delle persone può essere presente
anche a livello ecclesiale all’interno delle nostre comunità. «La verità –
conclude il Papa – non tollera le pressioni». La meditazione del Papa ci porta
a considerare con più attenzione anche il modo di fare giustizia nella Chiesa:
un processo giusto richiede sempre il contraddittorio tra le parti in causa per
garantire, a chi viene accusato, il sacrosanto diritto naturale alla difesa, al
fine di evitare sentenze approssimative e ingiuste.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/y9UhkdfYJjo/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/y9UhkdfYJjo?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
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<br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: x-large;">IL PULPITO MODERNO</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: large;">Francesco: «<i>Non abbiate timore di
farvi cittadini dell’ambiente digitale. La rivoluzione dei mezzi di
comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che
richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la
bellezza di Dio</i>»</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8DcrMcfOLgXuSzbUp2K5RgGn0gLUZaY9zUF0YiSWNw5efS4c8DhGBFsKeaMbKc0B5c_lCRCWIfNo2S2ye78on-w0w-N08Hoi8lgYk3R60j-Gx3vrgFydQP1IsNoKd44wcs5Gv9MUaDaY/s1600/MASS+MEDIA+E+SAN+PIETRO+3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="1024" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8DcrMcfOLgXuSzbUp2K5RgGn0gLUZaY9zUF0YiSWNw5efS4c8DhGBFsKeaMbKc0B5c_lCRCWIfNo2S2ye78on-w0w-N08Hoi8lgYk3R60j-Gx3vrgFydQP1IsNoKd44wcs5Gv9MUaDaY/s640/MASS+MEDIA+E+SAN+PIETRO+3.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<b>di Antonino Legname</b></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
«La rivoluzione dei mezzi di comunicazione e
dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che richiede energie
fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di
Dio», ha scritto Francesco nel Messaggio della 48ma Giornata Mondiale delle
Comunicazioni Sociali (abbr. GMCS). Non c’è dubbio che la Chiesa oggi si trovi
ad affrontare la grande sfida dei mass media. Di fronte a tale sfida non serve
né il rigetto a priori, né l’accettazione passiva. Direbbe Umberto Eco che nei
confronti dei mezzi di comunicazione sociale non dobbiamo essere né
«apocalittici», nel senso di vedere sempre e tutto negativo con tanti pericoli
per l’umanità; e neppure «integrati», quando si pensa di non poter vivere senza
questi strumenti e se ne minimizzano i rischi e i pericoli. Papa Francesco
esorta i cristiani: «Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente
digitale. È importante l’attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della
comunicazione, per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con
Cristo: una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti.
Se in questo lungo periodo di quarantena, in cui siamo stati obbligati a stare «tutti
a casa», non ci fosse stato il sostegno della tecnologia digitale e di
internet, avremmo vissuto con grande difficoltà questo distanziamento e
isolamento sociale ed ecclesiale. Papa Francesco fa presente che: «l’ambiente mediale oggi è
talmente pervasivo da essere ormai indistinguibile dalla sfera del vivere
quotidiano. La rete è una risorsa del nostro tempo, è una fonte di conoscenze e
di relazioni un tempo impensabili» (53ma GMCS). La Chiesa ritiene che questi
strumenti debbano essere usati, non solo per la corretta informazione, ma anche
per la formazione, l’educazione e l’evangelizzazione; ovviamente anche per
l’onesto svago. Se usati bene e per il bene sono un prezioso dono di Dio,
favoriscono il progresso e l’unità della famiglia umana e aiutano a costruire la
pace per lo sviluppo dei popoli. Pertanto, nel Villaggio globale in cui
viviamo, la Chiesa ha il dovere di usare anche gli strumenti della
comunicazione sociale per annunciare il Vangelo a tutti gli uomini fino agli
estremi confini della terra. Già il Concilio Vaticano II, con il Decreto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Inter Mirifica</i>, rivolgeva un pressante
appello a tutta la Chiesa, affinché utilizzi «senza indugio» e «col massimo
impegno» gli strumenti della comunicazione sociale «nelle varie forme di
apostolato».<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>I Padri conciliari hanno
insistito sul fatto che questi strumenti non solo possono, ma devono essere «ordinariamente»
utilizzati per l’annuncio del Vangelo; non sostituiscono i metodi tradizionali
ma li integrano. Paolo VI definiva gli strumenti della comunicazione sociale
una «versione moderna ed efficace del pulpito. Grazie ad essi la Chiesa riesce
a parlare alle moltitudini» (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Evangelii
Nuntiandi</i>, n. 45).<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4nE1eQECdHMFWyX3SKPe8GkCP6naWpuqydjq1CnazNCShIQF0Tnwq0repgwa-ey5bKEZiNKrhNqlh7rQmRMjao_ocTYOy5-i6HyQW6pHcxFcKdUN5C8daGGWFIe76YCBRRQtMQhtVUsM/s1600/MASS+MEDIA+FRANCESCO+A+PIAZZA+S+PIETRO+VUOTA.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="340" data-original-width="620" height="175" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4nE1eQECdHMFWyX3SKPe8GkCP6naWpuqydjq1CnazNCShIQF0Tnwq0repgwa-ey5bKEZiNKrhNqlh7rQmRMjao_ocTYOy5-i6HyQW6pHcxFcKdUN5C8daGGWFIe76YCBRRQtMQhtVUsM/s320/MASS+MEDIA+FRANCESCO+A+PIAZZA+S+PIETRO+VUOTA.jpg" width="320" /></a></div>
Immaginate quella sera del 27 marzo 2020, Papa Francesco
da solo in una Piazza San Pietro deserta, senza la presenza fisica del popolo
di Dio! Gli Operatori della comunicazione sociale con i loro potenti strumenti
tecnologici hanno dato voce a quell’evento di commossa preghiera del Papa trasformandolo
in un avvenimento planetario di profonda emozione. Anche la Via Crucis del
Venerdì Santo, che si è svolta in Piazza San Pietro senza la gente, ha avuto una
grande risonanza mediatica; veramente i mezzi di comunicazione sociale sono una
grande finestra aperta sul mondo. Mai come oggi suona così attuale l’invito di
Gesù a «predicare sui tetti». E in questo tempo di pandemia da Covid-19, incredibilmente
si è realizzato alla lettera questa raccomandazione del Signore. Abbiamo visto
Vescovi e Sacerdoti pregare e annunciare il Vangelo sui tetti delle case e
delle Chiese.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFKNJwNRZdnFTjLxXc69ORHPfjcqzZhjA4KbbI1sRGLZ4l4RSSkB0pJdKuJXIe02P-oHYBDT582Uptk8nbSd0_zf2Kx5qNbUi2uCF3CEoprn4ABqKdIllzf0xrDz95yRWiVyNaDOg-S30/s1600/ARCIVESCOVO+DI+MILANO.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="724" data-original-width="953" height="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFKNJwNRZdnFTjLxXc69ORHPfjcqzZhjA4KbbI1sRGLZ4l4RSSkB0pJdKuJXIe02P-oHYBDT582Uptk8nbSd0_zf2Kx5qNbUi2uCF3CEoprn4ABqKdIllzf0xrDz95yRWiVyNaDOg-S30/s320/ARCIVESCOVO+DI+MILANO.jpg" width="320" /></a></div>
E allora, senza paure, senza complessi di inferiorità e senza
indugio entriamo sempre di più in questa immensa piazza mediatica, che Giovanni
Paolo II non esitava a chiamare «aeropago del tempo moderno». Impariamo ad
usare con professionalità e creatività questi strumenti della comunicazione per
veicolare il messaggio del Vangelo, che è sempre lo stesso, ma viene trasmesso
agli uomini d’oggi con i linguaggi a loro comprensibili. Alla predicazione
tradizionale, fatta a viva voce, va aggiunta oggi la predicazione mediante i
mass media. Nella strategia della nuova evangelizzazione cambiano i modi, i
linguaggi e i veicoli di annuncio, ma rimangono identici i contenuti e le
finalità. E a proposito dell’inflazione della parola, diceva Paolo VI: «L'uomo
moderno sazio di discorsi si mostra spesso stanco di ascoltare e, peggio
ancora, immunizzato contro la parola» (EN 42). E per rafforzare la sua
convinzione, lo stesso Paolo VI aggiunge: «Conosciamo anche le idee di numerosi
psicologi e sociologi, i quali affermano che l'uomo moderno ha superato la
civiltà della parola, ormai inefficace ed inutile, e vive oggi nella civiltà
dell'immagine».<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj766hAUzieDEt5cvjONSNVyzwi-Ad6_ekRSx5eWBSM5iU_rY869Nwqs58sWqp-LJe34ImWzWjVoYajrxAm5JVSAAYB4wdb-pQit_KXwz9lYomKxnMSn9WXxV6wC3oANXVdn5fw4apj4_c/s1600/MASS+MEDIA+E+ALBERIONI+6.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj766hAUzieDEt5cvjONSNVyzwi-Ad6_ekRSx5eWBSM5iU_rY869Nwqs58sWqp-LJe34ImWzWjVoYajrxAm5JVSAAYB4wdb-pQit_KXwz9lYomKxnMSn9WXxV6wC3oANXVdn5fw4apj4_c/s320/MASS+MEDIA+E+ALBERIONI+6.jpg" width="320" /></a></div>
Diceva don Giacomo Aberione, pioniere nel campo della comunicazione sociale, che la Chiesa non può più andare in
diligenza mentre il mondo corre veloce in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Jet</i>.
I tempi sono nuovi, il mondo va rapidamente, bisogna adeguarsi, perché chi si
ferma o rallenta viene sorpassato. Con uno slogan possiamo dire che la Chiesa
deve «educarsi ai mass media» e deve «educare con i mass media» per annunciare
con coraggio, senza proselitismo, il Vangelo dell’amore «a tutte le Nazioni» e
«sino agli estremi confini della terra». Il Concilio Vaticano II ha aperto una
meravigliosa «pista di lancio» per spingere la Chiesa a spiccare il volo verso
gli spazi digitali, ma ancora è molto lenta la fase del decollo. Va dato merito
a quanti, Vescovi, Sacerdoti e Laici in questo difficile, e sotto certi aspetti
frustrante, periodo di pandemia hanno saputo scommettersi, anche rischiando, nell’utilizzo
dei mezzi digitali per incontrare virtualmente il popolo di Dio. Non perdiamo
questo bagaglio di esperienza nel mondo degli strumenti della comunicazione
sociale per continuare l’opera di evangelizzazione, ovviamente favorendo sempre
l’incontro personale e la partecipazione reale e attiva alla vita sacramentale
che è insostituibile. Non perdiamo mai di vista – come dice Papa Francesco -
che la rete digitale può essere un luogo ricco di umanità e deve diventare «non
una rete di fili ma di persone umane» (48ma GMCS).<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/5iHdlQwMwn4/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/5iHdlQwMwn4?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
</div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-4796863157753592792020-04-22T12:30:00.000-07:002020-04-22T23:51:55.528-07:00LA FOLLIA DELLA CROCE ANTIDOTO CONTRO IL MALE<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>LA SINDROME DEL PIPISTRELLO</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Francesco: «Io cammino nella luce o cammino nelle tenebre? Sono figlio
di Dio o sono finito per essere un povero pipistrello?»</b></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZV5q8ezJ6QXW5Y6okcoka42dm5vOX6PLz_DOa5kXaJ9vgMXEWUJ_PBIG7GexMdlJzvpZ87AkA8xRiqvVvStiIuwJbm1VyzdP61ar-iv9IIOZqwTyadg8obJVWEkkXu0aNpReqpiIFO5Y/s1600/pipistrelli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="392" data-original-width="590" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZV5q8ezJ6QXW5Y6okcoka42dm5vOX6PLz_DOa5kXaJ9vgMXEWUJ_PBIG7GexMdlJzvpZ87AkA8xRiqvVvStiIuwJbm1VyzdP61ar-iv9IIOZqwTyadg8obJVWEkkXu0aNpReqpiIFO5Y/s640/pipistrelli.jpg" width="640" /></a></b></span></div>
<br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-style: italic;">di Antonino Legname</span></b></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-style: italic;">«C’è
gente – anche noi, tante volte – che non possono vivere nella luce perché sono
abituati alle tenebre. La luce li abbaglia, sono incapaci di vedere. Sono dei
pipistrelli umani: soltanto sanno muoversi nella notte», ha detto Papa
Francesco nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200422_guardando-ilcrocifisso-insilenzio.html">Meditazione</a> della Messa a Santa Marta, il 22 aprile 2020.
Questa possiamo chiamarla “sindrome del pipistrello”, che colpisce coloro che
non vogliono o non riescono a guardare la luce della verità, anzi ne provano
fastidio, essendo ormai abituati a vivere nell’oscurità del peccato e della
corruzione. «Anche noi – dice Francesco - quando siamo nel peccato, siamo in
questo stato: non tolleriamo la luce. È più comodo per noi vivere nelle
tenebre; la luce ci schiaffeggia, ci fa vedere quello che noi non vogliamo
vedere». Il pipistrello riesce a vedere nel buio, ma la sua capacità visiva si
annulla in presenza della luce; quando c’è la luce del sole essi cercano i
luoghi più bui e restano immobili appesi in qualche fessura. Il pipistrello è
un animale che nel sentire comune <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>inquieta e provoca un certo ribrezzo; nella letteratura e nel cinema viene
in genere presentato come una creatura malvagia, pericolosa e aggressiva,
capace di succhiare il sangue delle sue vittime. Ricordiamo il conte Dracula,
il vampiro che si trasformava in pipistrello e che di giorno stava chiuso in
una bara e di notte usciva in cerca delle sue vittime per nutrirsi del loro
sangue; qualcuno scherzando dice che Dracula sceglieva sempre le persone più
allegre, perché – come si dice – “l’allegria fa buon sangue”. Il cristiano è
figlio della luce e “chi fa la verità, viene verso la luce, perché appaia che
le opere sono state fatte in Dio” (Gv 3,14-21). Papa Francesco ci ricorda che
«la luce è venuta al mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la
luce, perché le loro opere erano malvagie» (Gv 3,19). È brutto quando gli occhi
del cuore e dell’anima si abituano a vivere nelle tenebre del male e così si
finisce per ignorare la luce del bene: «tanti scandali umani, tante corruzioni
ci segnalano questo – dice il Papa - I corrotti non sanno cosa sia la luce, non
conoscono. Anche noi, quando siamo in stato di peccato, in stato di
allontanamento dal Signore, diventiamo ciechi e ci sentiamo meglio nelle
tenebre e andiamo così, senza vedere, come i ciechi, muovendoci come possiamo».
Bisogna uscire dalle tenebre del male per riuscire a vedere la luce di amore e
di verità che emana il Crocifisso. Gesù ci mette in guardia, perché “</span>i
figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”
(Lc 16,8).<span style="mso-bidi-font-style: italic;"> Per restare in tema di
letteratura fantascientifica sappiamo che Dracula e tutti i suoi simili
indietreggiavano con orrore alla vista del crocifisso, che è l’espressione più
alta del bene e dell’amore di Dio per l’umanità. «Il Crocifisso è proprio il
grande libro dell’amore di Dio» - dice Francesco. </span>La Croce continua ad
inquietare gli uomini d'oggi perché è il simbolo della sofferenza, è uno
scandalo e ci mette davanti agli interrogativi essenziali dell’esistenza umana.
Ma non dimentichiamo che il Crocifisso è la «cattedra di Dio» dove possiamo
conoscere l’amore «folle», che salva e dà la vita: «<span style="mso-bidi-font-style: italic;">lì c’è tutta la scienza, tutto l’amore di Dio, tutta la saggezza
cristiana». Il dialogo tra Gesù e Nicodemo, che «è un vero trattato di
teologia» - ha detto il Papa – ci porta a «guardare il crocifisso in silenzio,
a guardare le piaghe, a guardare il cuore di Gesù, a guardare l’insieme: Cristo
crocifisso, il Figlio di Dio, annientato, umiliato … per amore». E allora </span>non
bisogna scandalizzarsi della follia della Croce, che serve a scuoterci e a
risvegliare in noi l'inquietudine spirituale di fronte al mistero della vita,
del dolore e della morte.<span style="mso-bidi-font-style: italic;"> Perché </span>sulla
Croce c'è l'atto supremo dell'amore di Dio per l'umanità. Mai bisogna
dimenticare che “la Croce è la porta della risurrezione”. La <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Via crucis</i> ci porta sempre alla <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Via lucis</i>.<span style="mso-bidi-font-style: italic;"> Papa Francesco ci invita a domandarci: «Io cammino nella luce o
cammino nelle tenebre? Sono figlio di Dio o sono finito per essere un povero
pipistrello?».</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Jlp4ZPs61zk/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/Jlp4ZPs61zk?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
</div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-59779479041159835772020-04-21T12:03:00.002-07:002020-04-21T12:52:33.944-07:00SOLDI, VANITA’ E CHIACCHIERICCIO: I TRE VIRUS CHE DIVIDONO LE PERSONE E LE COMUNITA’<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">LA FORZA DEL SILENZIO IN TEMPO DI PANDEMIA</b></span><br />
<span style="font-size: x-large;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Per esercitarsi nell'arte dell'ascolto </b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-fo7Dz79Jo8WMxGAvPm-EBWyNJwl7bA52Rgz-zwbiSmZywiCyAVRHhEiqzbOUb9zFeeeCsThfp78SeBvTxixyLTO-ezGhIkLYMJkTLQcc_cfOzAtIS-JH8YF3DEmRsnHfJ8QkT_Dc9Do/s1600/PAPA+FRANCESCO+21+APRILE+2020.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="800" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-fo7Dz79Jo8WMxGAvPm-EBWyNJwl7bA52Rgz-zwbiSmZywiCyAVRHhEiqzbOUb9zFeeeCsThfp78SeBvTxixyLTO-ezGhIkLYMJkTLQcc_cfOzAtIS-JH8YF3DEmRsnHfJ8QkT_Dc9Do/s640/PAPA+FRANCESCO+21+APRILE+2020.jpeg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco, Messa a Santa Marta, 21 aprile 2020 (foto da <i>vatican.va</i>)</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
di Antonino Legname</div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200421_lospirito-maestro-dellarmonia.html">Meditazione</a> della Messa di questa mattina,
21 aprile 2020, a
Santa Marta, Papa Francesco ci ha offerto lo spunto per riflettere sul valore
del silenzio: «<span style="mso-bidi-font-style: italic;">In questo tempo c’è
tanto silenzio. Si può anche sentire il silenzio. Che questo silenzio, che è un
po’ nuovo nelle nostre abitudini, ci insegni ad ascoltare, ci faccia crescere
nella capacità di ascolto». Tanti anni fa uscì un libro di </span>fratel Carlo
Carretto dal titolo «Il deserto nella città». L’autore intendeva parlare di un
deserto ideale, nel senso di voler costruire nel cuore delle nostre città e
delle nostre case il corridoio di un ideale convento dove potersi raccogliere
in silenzio per ritrovare se stessi e dove poter stabilire un rapporto con Dio
attraverso l’ascolto e la preghiera. Oggi, a causa della pandemia da Covid-19,
le nostre città si sono realmente trasformate in deserto e le nostre strade in
reali corridoi di un ideale convento. In una società frenetica come la nostra, che ci
ha abituati a vivere in mezzo al rumore continuo e assordante, è diventato
veramente difficile fare silenzio per «sentire il silenzio». Solo quando l’uomo
tace Dio parla attraverso lo Spirito Santo che è la vera fonte dell’armonia: ««Lo
Spirito Santo è maestro di armonia» - ha detto Francesco – ed è Lui che ci
insegna a fare armonia in noi stessi e con gli altri. La prima comunità
cristiana, che ci viene presentata dagli Atti degli Apostoli, è il modello
«ideale», «quasi celeste» di comunità, dove tutti vivono in armonia attorno ai
quattro cardini della vita cristiana: l’insegnamento degli Apostoli, la
frazione del Pane, la preghiera e la comunione fraterna: “avevano un cuore solo
e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva,
ma fra loro tutto era comune, e nessuno era bisognoso”. Lo Spirito Santo -
afferma Francesco - è capace di fare queste meraviglie. Purtroppo, l’uomo ha la
libertà di opporsi all’azione dello Spirito e allora nascono i problemi e le
discordie all’interno della comunità. E anche nelle prime comunità cristiane ci
furono litigi e divisioni. Da che cosa sono provocate le divisioni nella
comunità «<span style="mso-bidi-font-style: italic;">parrocchiale o diocesana o
presbiterale o di religiosi o religiose»?<i> </i>Senza mezzi termini, Papa
Francesco dice che sono tre le cause principali che provocano i problemi e le divisioni
nelle comunità cristiane: i soldi, la vanità e il chiacchiericcio. Non c’è
dubbio che «i soldi dividono, l’amore dei soldi divide la comunità, divide la
Chiesa».<i> </i>San Paolo nella Prima Lettera a Timoteo (6,10) lo scrive
chiaramente: </span> «L'attaccamento al denaro è la radice di tutti i
mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono
da se stessi tormentati con molti dolori».<span style="mso-bidi-font-style: italic;"> Nella Storia della Chiesa</span> – ci ricorda Francesco - dietro tante
deviazioni dottrinali ci sono i soldi, gli interessi personali e la sete di
potere. I soldi hanno la forza di dividere anche gli affetti più cari: «<span style="mso-bidi-font-style: italic;">quante famiglie sono finite divise per
un’eredità? Quante famiglie? E non si parlano più!». Quante amicizie distrutte
per questioni di soldi! Quanti tradimenti e abbandoni si sono consumati a causa
di questo pericoloso e insidioso idolo che è il denaro! Questa è la triste
realtà! Invece, è lo spirito di povertà che ci porta a distaccare il cuore dai
beni materiali; dice il Papa «questo è il muro che custodisce la comunità».
L’altro elemento che porta divisione nella comunità è la vanità, cioè «quella
voglia di sentirsi migliore degli altri. “Ti ringrazio, Signore, perché io non
sono come gli altri”, la preghiera del fariseo». Tante volte Francesco ha
parlato della pericolosa vanità del «pavone» che crea disparità tra le persone
e crea divisione. Per esempio, anche nella celebrazione dei sacramenti è sempre
in agguato il rischio di fare sfoggio di vestiti per apparire migliori o
diversi dagli altri. Potremmo dire con il Libro del Qoèlet (1,2): «vanità delle
vanità, tutto è vanità». E la terza causa di divisione nella comunità è il
«chiacchiericcio». Tantissime volte Papa Francesco ha messo in guardia da
questo insidioso <i>virus</i> delle chiacchiere, dello sparlare, del calunniare
il prossimo. Questa è la cruda e dolorosa realtà di tante comunità “cristiane”.
Dice il Papa: «il diavolo mette in noi, come un bisogno di sparlare degli
altri. “Ma che buona persona è quella …” – “Sì, sì, ma …”: subito il “ma”:
quello è una pietra per squalificare l’altro e subito qualche cosa che ho
sentito la dico e così l’altro lo abbasso un po’».<i> </i>Che brutta abitudine
è quella di colpire alle spalle chi non può difendersi. Purtroppo, le
chiacchiere a volte sono una semente di zizzania che attecchisce anche nel
cuore di chi ascolta, perché rimane il dubbio, il sospetto: “sarà vero oppure sono
solo chiacchiere dettate dall’invidia e dalla gelosia?». Mi ha particolarmente
colpito quello che insegnava il Padre del deserto, Sant’Arsenio: “tante volte
mi sono pentito di aver parlato, mai di aver taciuto». Ed è sempre valido
l’assioma: «quando devi parlare di qualcuno agli altri in sua assenza, o ne
parli in bene o non ne parli affatto!». </span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/DDooQVqB7Nw/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/DDooQVqB7Nw?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-26628978227942612322020-04-20T04:24:00.001-07:002020-04-20T04:26:17.581-07:00CHIESA E MASS MEDIA: LA SFIDA DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE – PRIMA PARTE<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>LE MERAVIGLIOSE INVENZIONI TECNICHE PER RACCONTARE «LA STORIA DELLE
STORIE»</b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Francesco: «<i>In un’epoca in cui la
falsificazione si rivela sempre più sofisticata, raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e
creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere
quelli falsi e malvagi</i>»</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYF3Mou93tc4rOYyLN77AieJK42T98kTIboldliofmkkQKE4MyjewQI5L_AckahM0Tm_LsGLxcrj2RJCtpTts3q9NIc0p6cumCKf2iHepAlVF869eomiN8fTbIcJeQmBSPWDsiwq5IliY/s1600/papa+francesco+cell.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYF3Mou93tc4rOYyLN77AieJK42T98kTIboldliofmkkQKE4MyjewQI5L_AckahM0Tm_LsGLxcrj2RJCtpTts3q9NIc0p6cumCKf2iHepAlVF869eomiN8fTbIcJeQmBSPWDsiwq5IliY/s640/papa+francesco+cell.jpg" width="640" /></a></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b>di Antonino Legname</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In questo periodo di pandemia da
Covid-19, i nostri Vescovi con grande senso di responsabilità, e non senza
sofferenza, hanno ritenuto di dover chiedere ai sacerdoti di celebrare la
liturgia senza la partecipazione fisica del Popolo di Dio. Questa inedita
situazione ha in un certo senso costretto i Vescovi e i Presbiteri a
trasmettere le celebrazioni liturgiche, in modo particolare la Messa, in
diretta <i style="mso-bidi-font-style: normal;">streaming</i> sui <i style="mso-bidi-font-style: normal;">social media</i> per far partecipare i
fedeli e per mantenere un contatto, anche se “virtuale” ma non irreale, con la
gente. Ovviamente questo non è l’ideale di Chiesa, come ha detto di recente Papa
Francesco nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200417_lafamiliarita-conil-signore.html">Meditazione</a> della Messa a Santa Marta, e se si dovessero «viralizzare»
i Sacramenti e il Popolo di Dio, questo sarebbe pericoloso per la vita della
Chiesa. Nello stesso tempo, però, non si può dubitare che questa presenza
massiccia della Chiesa nella piattaforma digitale in questo tempo di emergenza,
si è rivelata utile e in certi casi anche efficace nel servizio all’Evangelizzazione.
Purtroppo, anche noi sacerdoti ci siamo resi conto di quanta difficoltà e forse
anche impreparazione c’è ancora nell’utilizzo di tali strumenti tecnologici,
sempre più sofisticati e a volte anche insidiosi. Con questa serie di articoli mi
propongo di offrire un modesto contributo per sensibilizzare di più gli operatori
della pastorale, sacerdoti e laici, a non disperdere questo immenso potenziale
umano di creatività tecnologica a servizio dell’evangelizzazione, che ci spinge
a «predicare sui tetti» - come dice Gesù. E oggi sui tetti ci sono le antenne e
le parabole satellitari. Non bisogna dimenticare che l’uso dei mezzi della
comunicazione sociale per la nuova evangelizzazione è un dovere da parte della
Chiesa. Il Decreto conciliare <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Inter
Mirifica</i>, forse ancora poco conosciuto e attuato, è stato profetico e
lungimirante perché, per la prima volta in maniera coraggiosa e sistematica, ha
cercato di rispondere alla grande sfida della comunicazione sociale ed ha
aiutato tutta la Chiesa a prendere coscienza del potente influsso dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mass Media</i> a livello planetario. Fu
proprio Paolo VI che il 2 aprile 1964 istituì la Commissione per le
comunicazioni sociali e a partire dal 1967 inaugurò la Giornata Mondiale delle
comunicazioni sociali, che ogni anno propone temi di grande attualità, quali
fonte di ispirazione e occasione di riflessione per gli operatori pastorali, per
i professionisti dell’informazione e per tutta la Chiesa. Un grande impulso per
la pastorale delle comunicazioni sociali fu dato dall’Istruzione pastorale <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Communio et Progressio</i> di Paolo VI, del
23 maggio 1971. Ormai siamo consapevoli che la comunicazione sociale è un
fenomeno di massa globalizzato; che i <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mass
Media</i> sono una finestra aperta sul mondo; che la vita dei singoli e della
società è fortemente influenzata e in parte anche condizionata dall’uso,
dall’abuso o dal mal uso degli strumenti della comunicazione sociale. È sotto
gli occhi di tutti il continuo sviluppo della tecnologia digitale e nessuno
oggi si può illudere di sfuggire o di sottrarsi a questa presenza «potente» che
a volte rischia di diventare «pre-potente» e «invadente». Non dobbiamo
dimenticare che i <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mass Media</i> sono
«strumenti» e in quanto tali sono ambivalenti, nel senso che posso essere usati
per costruire o per distruggere l’uomo e la società, per unire o per disgregare
la famiglia umana. Chi utilizza gli strumenti della comunicazione sociale li
può finalizzare al bene o al male, a promuovere e a difendere la verità oppure
a diffondere la menzogna, con le cosiddette <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fake
news</i>. Il 24 gennaio 2020, nel <a href="http://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa-francesco_20200124_messaggio-comunicazioni-sociali.html">Messaggio</a> per la 54ma Giornata Mondiale delle
Comunicazioni Sociali, Papa Francesco ha ricordato che «in un’epoca in cui la
falsificazione si rivela sempre più sofisticata,
raggiungendo livelli esponenziali (il <i>deepfake</i>), abbiamo
bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo
bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi». Il fine corretto
dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mass Media</i> è quello di favorire
il dialogo e la solidarietà tra gli uomini e tra le diverse culture attraverso
la diffusione di «notizie» (informazione), di «idee» (cultura), di
«insegnamenti» (formazione). Nell’uso degli strumenti della Comunicazione
sociale, la Chiesa deve mantenere un «equilibrato realismo». Per questo Papa
Francesco ha detto che la Chiesa esiste come Popolo concreto e che i Sacramenti
devono essere celebrati realmente e non virtualmente. Questo però non significa
per la Chiesa uscire dal mondo digitale per evitare i possibili rischi di
individualismo e i pericoli di assuefazione alienante, ma essere lievito buono
che dall’interno cerca di «infondere un’anima umana e cristiana a questi
strumenti» per utilizzarli nelle varie forme di apostolato. «La Chiesa in
uscita», di cui parla Papa Francesco, è anche quella che raggiunge il grande
popolo di coloro, specialmente ragazzi e giovani, che abitualmente navigano
nell’oceano mediatico del mondo digitale e che forse parlano l’unico linguaggio
che conoscono, quello tecnologico e digitale fatto di immagini, di video, di giochi
e di musica. Nel prendere coscienza di questo suo dovere, «la Chiesa si
sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti
mezzi che l’intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati» (Paolo VI, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Evangelii Nuntiandi</i>, n. 45).</div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-43430859654655346432020-04-17T04:58:00.001-07:002020-04-17T08:37:37.773-07:00LA FAMILIARITA’ CON IL SIGNORE È QUOTIDIANA E COMUNITARIA <!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>NO ALLA CHIESA VIRALIZZATA</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Francesco:<i>
«<b>Prima della Pasqua, quando è uscita la
notizia che io avrei celebrato la Pasqua in San Pietro vuota, mi scrisse un
vescovo e mi ha rimproverato: “Stia attento a non viralizzare la Chiesa, a non
viralizzare i Sacramenti, a non viralizzare il Popolo di Dio"</b></i></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><i><b> </b></i></span><span style="mso-bidi-font-style: italic;"><i><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> <br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgd2thbrwh5y-8WlIeHkuzW_Ghwp0uXL6xSZi5KExmk5eT4GkdrfWTHPDQlzLpq4rpSoH7SeDbko-29IxGwtRQOfygAaMN5ihBdFXCrN9JJUPEUOuwxhTi4Cpja8q69jjM77AhgDA5ZEzY/s1600/PAPA+FRANCESCO+FOTO+17+MARZO+2020.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="532" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgd2thbrwh5y-8WlIeHkuzW_Ghwp0uXL6xSZi5KExmk5eT4GkdrfWTHPDQlzLpq4rpSoH7SeDbko-29IxGwtRQOfygAaMN5ihBdFXCrN9JJUPEUOuwxhTi4Cpja8q69jjM77AhgDA5ZEzY/s640/PAPA+FRANCESCO+FOTO+17+MARZO+2020.jpeg" width="424" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco durante la Meditazione della Messa a Santa Marta, 17 marzo 2020 (foto da <i>Vatican.va</i>)</td></tr>
</tbody></table>
</b></i></span></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="mso-bidi-font-style: italic;"><i><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">di Antonino Legname </b></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-style: italic;">«La
gente che è collegata con noi, fa soltanto la Comunione spirituale. E questa
non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore
lo permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i
Sacramenti», ha detto Papa Francesco nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200417_lafamiliarita-conil-signore.html">Meditazione</a> della Messa a Casa Santa
Marta, il 17 aprile 2020. Il Pontefice ha preso lo spunto dal Vangelo del
giorno per spiegare che gli Apostoli, a contatto diretto con Gesù, erano
cresciuti nella «familiarità» con Lui. Anche i cristiani siamo chiamati a
crescere nella «familiarità con il Signore», non solo personalmente ma anche
comunitariamente, come Popolo. Infatti, ha spiegato Francesco: «Una familiarità
senza comunità, una familiarità senza il pane, una familiarità senza la Chiesa,
senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa». Noi viviamo in un mondo
globalizzato dove è sempre in agguato il rischio di trasformare la tecnologia
in tecnocrazia, cioè in potere dei tecnici della scienza, dell’economia e della
politica. Nessuno mette in dubbio l’utilità dell’uso corretto dei mezzi di
comunicazione sociale, che sono certamente una finestra aperta sul mondo. Ma
quando si tende a «viralizzare» tutto, non solo i sentimenti e i rapporti
umani, ma anche la fede e la pratica religiosa, allora questi mezzi di
comunicazione sociale si trasformano in strumenti di alienazione sociale e religiosa.
I cristiani non possiamo limitarci a vivere una fede personalistica e
intimistica, ma se vogliamo crescere nella familiarità con il Signore non
possiamo fare a meno di camminare insieme come popolo di Dio: «Questa
familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria – ha ribadito
il Papa - Sì, è intima, è personale ma in comunità». Altrimenti diventa una
«familiarità gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di
Dio. La familiarità degli Apostoli con il Signore sempre era comunitaria,
sempre era a tavola, segno della comunità. Sempre era con il Sacramento, con il
pane». La riflessione di Papa Francesco vuole incoraggiare e spingere la Chiesa
a vivere concretamente e comunitariamente la vita sacramentale, anche in tempo
di pandemia; ovviamente con tutte le dovute precauzioni, per evitare il
contagio tra i fedeli che partecipano alle celebrazioni. Il Pontefice
riferisce: «Prima della Pasqua, quando è uscita la notizia che io avrei
celebrato la Pasqua in San Pietro vuota, mi scrisse un vescovo e mi ha
rimproverato. “Ma come mai, è così grande San Pietro, perché non mette 30
persone almeno, perché si veda gente? Non ci sarà pericolo …”. Io pensai: “Ma,
questo che ha nella testa, per dirmi questo?”. Io non capii, nel momento. Ma
siccome è un bravo vescovo, molto vicino al popolo, qualcosa vorrà dirmi.
Quando lo troverò, gli domanderò. Poi ho capito. Lui mi diceva: “Stia attento a
non viralizzare la Chiesa, a non viralizzare i Sacramenti, a non viralizzare il
Popolo di Dio"». Non mi pare che ci voglia l’ermeneutica teologica per
comprendere il monito di Papa Francesco, il quale ha detto che questo momento
difficile che stiamo vivendo è pericoloso anche per la vita della Chiesa: «questa
pandemia ha fatto che tutti ci comunicassimo anche religiosamente attraverso i
media, attraverso i mezzi di comunicazione». È innegabile che anche così,
«stiamo insieme, ma non insieme», che siamo tutti spiritualmente uniti, anche
attraverso il collegamento tramite i mezzi di comunicazione sociale, e che per
tanta gente collegata in rete è possibile fare la Comunione spirituale; ma
«questa non è la Chiesa» - ha ribadito il Papa. La Chiesa non è costituita da
un Popolo virtuale, ma reale e concreto che cresce e si fortifica con i
Sacramenti, e in modo speciale con l’Eucaristia: «La Chiesa, i Sacramenti, il
Popolo di Dio sono concreti. È vero che in questo momento dobbiamo fare questa
familiarità con il Signore in questo modo, ma per uscire dal tunnel, non per
rimanerci». Tutti, giustamente, a livello economico pressano per uscire dal
tunnel dell’immobilismo lavorativo che sta mettendo in ginocchio le imprese e
le famiglie; per la Chiesa uscire dal tunnel significa superare al più presto questa
situazione di incertezza e di precarietà sacramentale e comunitaria. Il Popolo
di Dio ha urgente bisogno di cibarsi di Eucaristia, ha necessità di celebrare
il sacramento della Riconciliazione e gli altri Sacramenti, per non rischiare il
deperimento spirituale, che – per chi ha fede - non è meno grave di quello
fisico per mancanza di cibo. Il Papa ci tiene a dire che questa inedita
situazione ecclesiale non può essere l’ideale di Chiesa e che per crescere
nella familiarità con il Signore bisogna tornare a condividere tutto: «la
comunità, i Sacramenti, il Signore, la pace, la festa». È quello che ci
auguriamo con tutto il cuore per la vita e la crescita delle nostre comunità
ecclesiali!</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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</div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-71526406011754131702020-04-09T03:11:00.003-07:002020-04-09T03:34:07.043-07:00IL MISTERO DI GIUDA!?<style>
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: center; text-indent: 0cm;">
<span style="font-size: x-large;"><b>IL DIO TRADITO</b></span></div>
<b> </b><b>
</b><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><b>Francesco: “<i>Pensiamo
ai tanti Giuda istituzionalizzati in questo mondo, che sfruttano la gente. E
pensiamo anche al piccolo Giuda che ognuno di noi ha dentro di sé nell’ora di
scegliere: fra lealtà o interesse</i>”.</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: center; text-indent: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBPKmFBNI2xBgfFJenyPzHovWxfUnZoZg7LkDxUW-rQb2PfsNzeiPXGJ4_xWi7LM4OtCIsyG0dlbkTTSQWbYTSC6nU3cCA0BG-jAdVu0g_cKK73mnkb2Iy5_y0uf3tNiNmpHDiGY4TbEk/s1600/BACIO+DI+GIUDA+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1212" data-original-width="1500" height="516" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBPKmFBNI2xBgfFJenyPzHovWxfUnZoZg7LkDxUW-rQb2PfsNzeiPXGJ4_xWi7LM4OtCIsyG0dlbkTTSQWbYTSC6nU3cCA0BG-jAdVu0g_cKK73mnkb2Iy5_y0uf3tNiNmpHDiGY4TbEk/s640/BACIO+DI+GIUDA+2.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
<b>di Antonino Legname</b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
Nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200408_tra-lealta-e-interesse.html">Meditazione</a>
della Messa a Santa Marta, l’8 aprile 2020, Papa Francesco ha parlato del
tradimento di Giuda. Anche oggi - dice il Papa - ci sono i Giuda, cioè persone
che sono disposte a tradire per i propri interessi personali e materiali, non
solo gli amici più cari, ma volte anche i familiari. Anche oggi ci sono persone
che facendo apparire di servire Dio, in realtà servono il denaro e ne diventano
schiavi. Giuda era attaccato al denaro e chi ama troppo i soldi, prima o poi
tradisce. Ma chi di spada ferisce di spada perisce, e alla fine Giuda, che
tradisce Gesù viene tradito dal diavolo, che è un “mal pagatore” – <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ha detto Francesco - che lascia nella
disperazione. E così Giuda finisce per impiccarsi. Il Papa ha denunciato non
solo i tanti «Giuda istituzionalizzati» di oggi, che usano la gente per i
propri interessi, ma anche i piccoli Giuda che albergano dentro di noi: ognuno
di noi a volte è spinto a tradire per amore dei soldi o dei beni materiali. C’è
gente che per amore dei soldi – dice il Papa - <span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">“è capace di
vendere la propria madre”<i>. </i>Non si può far finta di servire Dio, quando
poi in realtà si serve il denaro, e alla fine si viene asserviti da esso e si
diventa schiavi di questo <i>Moloch, </i>di questo vitello d’oro, al quale si è
disposti a sacrificare la propria dignità e a volte anche gli affetti più cari.
Purtroppo, oggi sono tanti i «discepoli di Giuda», di questo Apostolo e amico
di Gesù, il quale tradisce e vende il Maestro per denaro, per trenta denari.
Dice il Papa: «L’amore al denaro lo aveva portato fuori dalle regole, a rubare;
e da rubare a tradire c’è un passo, piccolino. Chi ama troppo i soldi tradisce
per averne di più, sempre: è una regola, è un dato di fatto». Questa bramosia e
avidità di possedere si chiama «pleonexia»: più si ha e più si vuole avere. E a
quel punto – come dicevano i Padri della Chiesa – l’uomo diventa come un orcio
perforato, in riferimento all’insaziabilità dei suoi desideri: mai contento e
sempre vuoto e insoddisfatto. Anche Sant’Agostino ha fatto quest’amara
esperienza dell’insoddisfazione, fino al punto di dire: «Ci hai fatti per Te,
Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te». Giuda fu così
avido di denaro da arrivare al gesto più riprovevole: vendere l’amico. Papa
Francesco, però, ci tiene a dire che Gesù non additò mai Giuda come il
«traditore»; Gesù «dice che sarà tradito, ma non dice a Giuda “traditore”. Mai
gli dice: “Vai via, traditore”. Mai! Anzi, gli dice: “Amico”, e lo bacia. Il
mistero di Giuda … Com’è il mistero di Giuda? Non so! – risponde Francesco -
Don Primo Mazzolari l’ha spiegato meglio di me». <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJInKQ0np8HCkAtvBpR-U6xlgyH8U_lY3hwKXSkZz4dAJPB3xvPjit0zSfzWWkOATvjrsDRclYjVqBSo13Eg_3Uzsk5-x-PNcu7QZDuJWWL36L7iLLCVx5ZZfAruZbvzsE-2Q8_1IvqXs/s1600/PAPA+FRANCESCO+E+DON+MAZZOLARI.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="352" data-original-width="685" height="205" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJInKQ0np8HCkAtvBpR-U6xlgyH8U_lY3hwKXSkZz4dAJPB3xvPjit0zSfzWWkOATvjrsDRclYjVqBSo13Eg_3Uzsk5-x-PNcu7QZDuJWWL36L7iLLCVx5ZZfAruZbvzsE-2Q8_1IvqXs/s400/PAPA+FRANCESCO+E+DON+MAZZOLARI.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco in visita a Bozzolo presso la tomba di don Primo Mazzolari</td></tr>
</tbody></table>
</span><br />
<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">Cosa ha detto don Primo
Mazzolari a proposito di Giuda? È famosa la vibrante riflessione che don
Mazzolari fece il Giovedì Santo del 1957, quando disse ai suoi parrocchiani che
avrebbe parlato </span>di: «un nome che fa spavento, il nome di Giuda il
traditore». Ancora oggi, quando a qualcuno si vuol dire che è un traditore si
dice: «sei un Giuda». Mazzolari esorta i suoi fedeli a non tradire il Signore,
«perché chi tradisce il Signore tradisce la propria anima, tradisce i fratelli,
tradisce la propria coscienza, tradisce il proprio dovere e diventa un
infelice». E pensando a Giuda esclama: «Povero Giuda!». Non bisogna
meravigliarsi di questa parola perché Giuda è stato un «infelice discepolo che
ad un certo momento non ha potuto mantenere fedeltà al suo Maestro». Non
sappiamo quello che è passato nella mente e nell’animo di Giuda, ma – dice
Mazzolari - «questa sera vi domando un po' di pietà per il nostro povero fratello
Giuda».<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;"> E allora, </span>non bisogna vergognarsi di
assumere questa fratellanza, soprattutto se pensiamo a quante volte noi abbiamo
tradito il Signore. Noi chiamiamo Giuda «fratello», Gesù nel Getsemani lo
chiama «amico».<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;"> </span>Gesù nel Cenacolo
aveva detto ai suoi Apostoli: «non vi chiamo servi, ma amici». E continua a
chiamarli amici anche quando lo tradiscono, lo rinnegano, lo abbandonano. Nel
tradimento di Giuda dobbiamo vedere il «mistero del male» che in qualche
misura, prima o poi, travolge e avvolge tutti. Il male ha un nome «Satana». Ed
è questa presenza diabolica che ha preso possesso del cuore di Giuda
spingendolo al male. <span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">Papa Francesco spiega:<i> </i>«il
diavolo entrò in Giuda, è stato il diavolo a condurlo a questo punto. E come
finì la storia? Il diavolo è un mal pagatore: non è un pagatore affidabile. Ti
promette tutto, ti fa vedere tutto e alla fine ti lascia solo nella tua
disperazione ad impiccarti». </span>Don Primo Mazzolari è molto chiaro quando
dice che ci sono persone che fanno il mestiere di Satana con l’obiettivo di
«distruggere l’opera di Dio; desolare le coscienze; spargere il dubbio;
insinuare l’incredulità; togliere la fiducia in Dio; cancellare Dio dai cuori».<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;"> </span>Il diavolo non è una finzione teologica e
neppure una metafora del male, ma - come diceva Paolo VI - è “un essere vivo,
spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa”.
Papa Francesco spesso parla del diavolo, non per incutere timore, ma per far
capire qual è la missione del diavolo nel mondo: dividere e distruggere: “<span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Satana è astuto – ci ricorda
Francesco - e se qualcuno dovesse obiettare: </span>«ma padre, che antico è
lei, parlare del diavolo nel secolo ventunesimo!» Ma “guardate che il diavolo
c’è! - ha ribadito il Papa - Il diavolo c’è anche nel secolo ventunesimo. E non
dobbiamo essere ingenui. Dobbiamo imparare dal Vangelo come fare la lotta
contro di lui”. In fondo «la più grande astuzia del diavolo è quella di farci
credere che non esiste» – come diceva il poeta francese <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Charles Boudleaire</span>. E allora bisogna stare attenti, essere svegli
e pregare – dice Gesù - «per non entrare in tentazione». E la tentazione –
annota il Papa - incomincia col denaro: «Il diavolo entra dalle tasche». Questo
è successo a Giuda: «Quanto mi date perché io ve lo consegni?». Trenta denari! E
il baratto è fatto. Giuda ha venduto il tesoro prezioso dell’amicizia con
Cristo per pochi denari. Giuda ha la mente annebbiata. Papa Francesco dice: «<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">A mio avviso, quest’uomo era fuori di sé».</span>
Egli inizialmente non si rende conto della gravità del suo gesto. Solo dopo
capisce, quando vede Gesù condannato, flagellato, coronato di spine; e a quel
punto vorrebbe rimediare: prende i trenta denari e li butta davanti a coloro ai
quali aveva venduto Gesù. Ma ormai è troppo tardi. Papa Francesco ha spiegato:
«<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">Il cuore di Giuda, inquieto, tormentato dalla
cupidigia e tormentato dall’amore a Gesù, un amore che non è riuscito a farsi
amore, tormentato con questa nebbia, torna dai sacerdoti chiedendo perdono,
chiedendo salvezza. “Cosa c’entriamo noi? È cosa tua …”: il diavolo parla così
e ci lascia nella disperazione».</span> E Giuda si dispera fino al punto di
togliersi la vita: «Povero Giuda! Povero fratello nostro!» - esclama con pena don
Mazzolari. E aggiunge: «il più grande dei peccati non è quello di vendere il
Cristo, è quello di disperare». E Giuda disperò del perdono e della
misericordia di Dio. In fondo anche Pietro aveva rinnegato il Maestro, ma poi
si pentì e pianse amaramente; e il Signore lo ha perdonato rimettendolo al suo
posto; anzi lo ha fatto suo Vicario. Anche gli Apostoli abbandonarono il
Signore, ma poi tornarono pentiti. Anche per Giuda, se non si fosse disperato,
ci sarebbe stato lo stesso trattamento. Don Mazzolari si scusa con i suoi
fedeli per aver parlato di Giuda come di un «povero fratello», e aggiunge: «Io
voglio bene anche a Giuda … è mio fratello e pregherò per lui … perché io non
giudico, io non condanno. Dovrei giudicare me, dovrei condannare me». Papa
Francesco nella Meditazione di questa mattina si domandava:<span style="color: red;"> </span>«<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">Giuda è all’Inferno? Non so.
Io guardo il capitello. E sento la parola di Gesù: “Amico”».<i> </i>A quale
capitello si riferisce il Papa? </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgADEelYeUuMHTAWeXGkze9efZdSH-9xJBKeeZsXRD2JUuaDhVdgLHJpBsYrNFSkjMnjOhYGgHE9N_iUzKmWGofZ2YreL1aCaBMJNU9kgKqkAEKn2d2HzEn1KMQICzCqEmLBYAwE-IleKs/s1600/capitello+di+vezelay.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="960" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgADEelYeUuMHTAWeXGkze9efZdSH-9xJBKeeZsXRD2JUuaDhVdgLHJpBsYrNFSkjMnjOhYGgHE9N_iUzKmWGofZ2YreL1aCaBMJNU9kgKqkAEKn2d2HzEn1KMQICzCqEmLBYAwE-IleKs/s400/capitello+di+vezelay.jpg" width="400" /></a></span></div>
<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">Si tratta del </span><span style="mso-bidi-font-style: italic;">capitello che si trova<i><span style="color: #990000;"> </span></i></span>nella
chiesa di Santa Maria Maddalena<span style="mso-bidi-font-style: italic;"> a
Vézelay</span>, in Francia. Il Papa, in più occasioni ha avuto modo di
spiegare: «c’è un capitello bellissimo, del 1200 più o meno. I medievali
facevano catechesi con le sculture delle cattedrali. Da una parte del capitello
c’è Giuda, impiccato, con la lingua fuori, gli occhi fuori, e dall’altra parte
del capitello c’è Gesù, il Buon Pastore, che lo prende e lo porta con sé. E se
guardiamo bene la faccia di Gesù, le labbra di Gesù sono tristi da una parte ma
con un piccolo sorriso di complicità dall’altra. Questi avevano capito cos’è la
misericordia! Con Giuda!». Gesù, nel momento stesso in cui Giuda consuma il
tradimento attraverso uno dei segni più sacri dell’amore, «il bacio», tira
fuori dal vocabolario del proprio cuore un unico nome: «Amico!». Non mi
scandalizza che Gesù abbia chiamato il traditore “Amico”, perché anch’io
continuo ad essere chiamato da Gesù “amico” nonostante lo abbia tradito tante
volte. Gli stessi Apostoli, quando Gesù dice: «In verità vi dico: uno di voi mi
tradirà!», hanno coscienza che ognuno di loro poteva essere il traditore: «Sono
forse io, Rabbì?». Don Primo Mazzolari dice: «Io non posso non pensare che
anche per Giuda c’è stata la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità,
quella parola “amico” che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava, per
tradirlo». Forse Giuda avrà capito quanto Gesù gli volesse bene quando il
Maestro ha accettato quel «bacio» e gli ha detto «amico». È una grande
sofferenza l’amico che si trasforma in nemico. Papa Francesco annota: «<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">Gesù minaccia forte, quando dice: “Guai a quell’uomo
dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito: meglio per quell’uomo se non fosse
mai nato!”».<i> </i></span>Ma stiamo attenti a non puntare il dito con molta
facilità contro Giuda. Pensiamo al Giuda che c’è dentro ciascuno di noi. «<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">Pensiamo ai tanti Giuda istituzionalizzati in
questo mondo, che sfruttano la gente – ha detto Papa Francesco - E pensiamo
anche al piccolo Giuda che ognuno di noi ha dentro di sé nell’ora di scegliere:
fra lealtà o interesse. Ognuno di noi ha la capacità di tradire, di vendere, di
scegliere per il proprio interesse. Ognuno di noi ha la possibilità di
lasciarsi attirare dall’amore dei soldi o dei beni o del benessere futuro.
“Giuda, dove sei?”. Ma la domanda la faccio a ognuno di noi: “Tu, Giuda, il
piccolo Giuda che ho dentro: dove sei?”. C</span>hiediamo a Gesù di continuare
a chiamarci «amici», nonostante i nostri quotidiani tradimenti al suo amore. In
fondo siamo tutti dei «poveri Giuda», che Cristo ama e perdona. Importante è
pentirsi di aver voltato le spalle al Signore, di averlo venduto nel mercato
ideologico della vita; quello che conta è non disperare della sua misericordia.
Per il Signore noi saremo sempre gli «amici».<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;"> Così
concludeva don Primo Mazzolari la sua Meditazione su Giuda: </span>«A me Giuda,
a me Pietro, a me apostolo che fuggo e tradisco; a voi, discepoli del Signore,
con tutta la vostra debolezza, la vostra miseria, la vostra poca fede, il
Signore ha dato il dono dell’Eucaristia». </div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-85166871948006958062020-03-30T12:51:00.000-07:002020-03-30T13:08:54.448-07:00L’INCONTRO TRA LA MISERIA E LA MISERICORDIA<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" style="margin-right: -4.1pt; text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>SE LE PAROLE
FOSSERO PIETRE!</b></span></div>
<div style="margin-right: -4.1pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-size: large;">Francesco:
«Ognuno di noi ha le proprie storie. Ognuno di noi ha i propri peccati. E se
non se li ricorda, pensi un po’: li troverà».</span></b></div>
<div style="margin-right: -4.1pt;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5RJKTpNsUEIo1h7kucv7s3-65LaJgkzrY9hnhjkFobW_GOW4vgieUbjBJNDo8q9lbx2WBEnBYnsJcokfVqykAXIgILKnTTeka1SNiFunVMD4NDWCtXl2hPT-bWfd_81EsikvRXRf8uDU/s1600/papa+francesco+30+marzo+2020.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="800" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5RJKTpNsUEIo1h7kucv7s3-65LaJgkzrY9hnhjkFobW_GOW4vgieUbjBJNDo8q9lbx2WBEnBYnsJcokfVqykAXIgILKnTTeka1SNiFunVMD4NDWCtXl2hPT-bWfd_81EsikvRXRf8uDU/s640/papa+francesco+30+marzo+2020.jpeg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco, Meditazione durante la Messa a Santa Marta, 30 marzo 2020 (foto da <i>vatican.va</i>)</td></tr>
</tbody></table>
<div style="margin-right: -4.1pt; text-align: center;">
<span style="font-size: 14.0pt;"> <b> </b></span></div>
<div style="margin-right: -4.1pt; text-align: center;">
<span style="font-size: 14.0pt;"><b>di Antonino Legname </b></span></div>
<div style="margin-right: -4.1pt;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-right: -4.1pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial";"></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-right: -4.1pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial";">«La Chiesa è santa, ma con figli peccatori», ha detto
Papa Francesco nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200330_pregare-peril-perdono.html">Meditazione </a>della Messa a Santa Marta, il 30 marzo 2020,
citando una frase latina di Sant’Ambrogio: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">casta
meretrix</i>, che poi la tradizione ha voluto attribuire alla Chiesa «pura e prostituta».
Prendendo lo spunto dalle Letture della Messa, Francesco ha messo a confronto
due donne: Susanna, l’innocente accusata ingiustamente con calunnie da certi
Giudici corrotti e la donna adultera e peccatrice, condannata dai Dottori della
Legge, che erano ipocriti. Entrambe queste donne rischiavano la morte ed «erano
umanamente disperate», si trovano nella “valle oscura” di cui parla il Salmo
22. Susanna si fidò di Dio, fu scagionata dalle accuse e le fu fatta giustizia;
la donna adultera, invece, «è colpevole, svergognata davanti a tutto il
popolo», perché colta in flagrante adulterio; certamente in cuor suo pregava
per essere aiutata da qualcuno. E la presenza di Gesù la salvò. Mentre i
corrotti che accusavano Susanna furono condannati e puniti da Dio, gli ipocriti
che volevano lapidare la donna adultera furono aiutati da Gesù a convertirsi:
«il primo di voi che non ha peccati, lanci la prima pietra». Fu come se quella
frase avesse sollevato il coperchio della coscienza di quelli che erano
presenti. Gesù sapeva scrutare le coscienze; conosceva quello che c’era nel
loro cuore. L’uomo guarda l’apparenza Dio guarda il cuore. E a quel punto tutti
«se ne andarono, uno per uno, incominciando dai più anziani». A questi ipocriti
Gesù diede il tempo di pentirsi; i corrotti, invece, furono puniti da Dio,
perché – spiega il Papa - «il corrotto è incapace di chiedere perdono … La
corruzione gli ha tolto anche quella capacità che tutti abbiamo di vergognarci,
di chiedere perdono. Il corrotto è sicuro, va avanti, distrugge, sfrutta la
gente … Si mette al posto di Dio». Papa Francesco è ben consapevole che «ognuno
di noi ha le proprie storie. Ognuno di noi ha i propri peccati. E se non se li
ricorda, pensi un po’: li troverà». E aggiunge: «Ringrazia Dio se li trovi, perché
se non li trovi, sei un corrotto». Non c’è dubbio che il Signore «fa
giustizia», ma è anche «tanto misericordioso». E allora, dice Francesco - Non
vergogniamoci di essere nella Chiesa: vergogniamoci di essere peccatori. La
Chiesa è madre di tutti». Ed esorta a ringraziare Dio «di non essere corrotti»,
ma «di essere peccatori» fiduciosi della misericordia e del perdono di Dio.
Alla donna adultera Gesù disse: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">«“</i><i><span style="font-family: "arial"; font-style: normal;">Donna,
dove sono?”</span></i><i><span style="font-family: "arial";"> </span></i>Sant’Agostino
osserva: “Rimasero soltanto loro due: la miseria e la misericordia”. La
miseria, perché è davvero una grande miseria il peccato. Gesù non mette in
dubbio la verità dell’accusa contro la donna, la quale non pensava a negare né
a difendersi.<span style="mso-bidi-font-style: italic;"> Ma<i> </i><i><span style="font-family: "arial"; font-style: normal;">è
bastato lo sguardo pieno di misericordia, pieno di amore, per far sentire a
quella persona – forse per la prima volta – che ha una dignità, che lei non è
il suo peccato, lei ha una dignità di persona; che può cambiare vita, può
uscire dalle sue schiavitù e camminare in una strada nuova</span></i></span><i style="mso-bidi-font-style: normal;">». </i>“Neanche io ti condanno. Va’, e d’ora
in poi non peccare più”. Gesù la lascia andare. E così il popolo impara come è
la misericordia di Dio». Quel “VA” significa: ritorna a vivere, torna a
sperare, ritorna nella casa del padre; riprendi la tua dignità di donna.<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>In una occasione dell’<span style="color: black;"><a href="http://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2016/documents/papa-francesco_angelus_20160313.html"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Angelus</i></a></span> del 13 marzo 2016, Papa
Francesco aveva detto: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">«</i><i><span style="font-family: "arial"; font-style: normal;">quanto
bene ci farà avere il coraggio di far cadere a terra le pietre che abbiamo per
scagliarle contro gli altri, e pensare un po’ ai nostri peccati!</span></i><i style="mso-bidi-font-style: normal;">»</i>. La sfida è lanciata anche a noi, che
spesso ci stracciamo le vesti per la pagliuzza che è nell’occhio degli altri e
restiamo indifferenti alle nostre travi che sono nel nostro occhio. I tempi
sono cambiati: oggi non c’è più pericolo che una donna adultera venga lapidata
sulla pubblica piazza. Noi non buttiamo più le pietre contro chi sbaglia; la
stessa legge civile lo vieta; ma se le parole fossero pietre! Noi buttiamo
sugli altri il fango della maldicenza, della calunnia, della critica e della
cattiveria. Che tante volte sono più che macigni che cercano di schiacciare il
prossimo.<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>Quella donna peccatrice ci
rappresenta tutti, perché tutti siamo peccatori, in un certo senso – dice il
Papa – siamo «adulteri davanti a Dio, traditori della sua <i><span style="font-family: "arial"; font-style: normal;">fedeltà</span></i><i style="mso-bidi-font-style: normal;">. </i>Ma<i style="mso-bidi-font-style: normal;">
</i><i><span style="font-family: "arial"; font-style: normal;">Dio non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male
che abbiamo commesso. Vuole che la nostra libertà si converta dal male al bene,
e questo è possibile – è possibile! – con la sua grazia</span></i><i style="mso-bidi-font-style: normal;">» (Angelus, </i>13 marzo 2016<i style="mso-bidi-font-style: normal;">).</i> Nessun passato è cosi nero che non
possa essere riscattato, nessun delitto è cosi enorme che non possa essere
lavato. Nessuna vita è cosi moralmente distrutta da non poter essere
ricostruita. Ciò che è impossibile all’uomo è possibile a Dio. </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-right: -4.1pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial";">Il peccato è peccato, perché è segno di un amore
tradito e perduto, il pentimento è riscatto perché<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>segno di un amore ritrovato. Se grande fu il
tuo peccato, non disperare, perché se ti penti, la misericordia sarà più
grande. Un solo atto d’amore può cancellare tutto un passato di peccato; una
sola lacrima di pentimento può far rifiorire il deserto della tua vita. Il
pentimento accende la fede e illumina la speranza. Il pentimento è la rinascita
del cuore, ricrea un cuore nuovo e tu diventi una nuova creatura, perché le
cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove. L’esortazione di Gesù alla
donna peccatrice, viene detta oggi a tutti noi che siamo peccatori: «Io non ti
condanno: và e non peccare più».</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/NYmT4pMu_wk/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/NYmT4pMu_wk?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
</div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-28126239580842596112020-03-27T09:13:00.001-07:002020-03-27T09:13:48.803-07:00L’INTELLIGENZA DIABOLICA PER FARE IL MALE AGLI ALTRI<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>IL SILENZIO DEL GIUSTO DAVANTI ALL’ACCANIMENTO </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Francesco: «Dietro ogni accanimento c’è il
demonio, per distruggere l’opera di Dio»</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHPqaC-4pFW9QaGVRbYTXlnfUDUsHkahqrQzEAa81P14p5R1b83r-7JrkEFKencNDoHjhZmFsQVeNg-bSP4qw4caRx3mH4AvCOwYW8fTEa4nBw-jU8BR8C1FEjNDp2da9N4fxLLoWl20g/s1600/francesco+27+marzo+2020.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHPqaC-4pFW9QaGVRbYTXlnfUDUsHkahqrQzEAa81P14p5R1b83r-7JrkEFKencNDoHjhZmFsQVeNg-bSP4qw4caRx3mH4AvCOwYW8fTEa4nBw-jU8BR8C1FEjNDp2da9N4fxLLoWl20g/s640/francesco+27+marzo+2020.jpeg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco, Messa a Santa Marta, 27 marzo 2020 (foto da <i>vatican.va</i>)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<b>di Antonino Legname </b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
«Davanti allo spirito di accanimento, bisogna avere
il coraggio di tacere», ha detto<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>Papa
Francesco <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200327_ilcoraggio-ditacere.html">Meditazione</a> della Messa
a Santa Marta, il 27 marzo 2020. Commentando le Letture bibliche della Messa
del giorno, il Papa ha spiegato che l’uomo giusto deve essere pronto a
sopportare con pazienza, e a volte anche con il silenzio, l’accanimento contro
di lui da parte di certa “gente malvagia”. Il Vescovo di Roma non esita a dire
che dietro ogni accanimento c’è sempre l’opera del diavolo: «che </span>cerca
di distruggere e non risparmia i mezzi». Così è stato per Giobbe e così fu anche
per Gesù. Il compito del diavolo è quello di dividere e di «distruggere l’opera
di Dio». Nella sua opera diabolica, il maligno agisce con scaltrezza: a volte
agisce a distanza con le «tentazioni normali», quando per esempio tra le
persone c’è una «discussione o una inimicizia», ma quando inizia l’accanimento
nei confronti di qualcuno per fargli del male, allora la «presenza del demonio»
è vicina e forte. Il Vescovo di Roma ci esorta a pensare all’accanimento del
diavolo che tenta con ogni mezzo Gesù nel deserto; e non bisogna dimenticare «le
persecuzioni dei cristiani» - ricorda il Papa - «come il diavolo ha cercato i
mezzi più sofisticati per portarli all’apostasia, ad allontanarsi da Dio». Possiamo
dire che questo modo di agire con accanimento contro qualcuno è «diabolico: sì,
è intelligenza diabolica». A volte, il diavolo ci porta a fare bene il
male, e a fare male il bene, usando modi e strategie sofisticate, sottili e subdole. Per far
comprendere meglio dove arriva l’accanimento diabolico nella persecuzione,
Francesco riferisce il racconto di alcuni Vescovi, di uno dei Paesi dove c’era
la dittatura con un regime ateo, dove i cristiani venivano perseguitati: «il
lunedì dopo Pasqua le maestre dovevano domandare ai bambini: “Cosa avete
mangiato, ieri?”, e i bambini [nella loro innocenza e semplicità] dicevano cosa
c’era a pranzo. E alcuni dicevano: “Uova”, e quelli che dicevano “uova” poi
erano perseguitati» e alcuni anche uccisi. Questo era un modo sottile di fare spionaggio per
scoprire chi era cristiano, dato che «in quel Paese i cristiani mangiavano le
uova, la Domenica di Pasqua». Cosa si deve fare quando qualcuno avverte che c’è
accanimento contro di lui? Il Papa avverte: «discutere con questa gente non è
possibile perché hanno le proprie idee, idee fisse, idee che il diavolo ha
seminato nel [loro] cuore». E allora «cosa si può fare?». Francesco consiglia:
«Quello che ha fatto Gesù: tacere». E spiega: «Colpisce, quando leggiamo nel
Vangelo che davanti a tutte queste accuse Gesù taceva. Davanti allo spirito di
accanimento, soltanto il silenzio, mai la giustificazione. Mai. Gesù ha
parlato, ha spiegato. Quando ha capito che non c’erano parole, il silenzio. E
in silenzio Gesù ha vissuto la sua Passione. È il silenzio del giusto davanti
all’accanimento». Questo è il momento in cui il silenzio è d’oro, come si dice
comunemente. Quando qualcuno si sente minacciato perché avverte un certo
«chiacchiericcio» contro la propria persona, e a volte con accanimento quotidiano
«si dicono le cose e poi non viene fuori niente», bisogna stare in silenzio. Bisogna
avere il coraggio e la pazienza di «subire e tollerare l’accanimento del
chiacchiericcio», anche quando si trasforma in «accanimento sociale: nella
società, nel quartiere, nel posto di lavoro», e possiamo aggiungere anche nelle
comunità cristiane. L’accanimento ha come scopo: «distruggere l’altro perché si
vede che l’altro disturba, molesta». In conclusione, Francesco invita a
chiedere al Signore la grazia di lottare contro il cattivo spirito, di
discutere quando dobbiamo discutere; ma avere il coraggio di tacere <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>davanti allo spirito di accanimento». Allora è
bene stare «in silenzio, davanti a Dio», il solo che non guarda le apparenze,
ma legge nel cuore di ogni uomo.</div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-45365833553474547212020-03-17T15:05:00.001-07:002020-03-17T15:23:33.508-07:00LA DIFFICILE LEZIONE SUL PERDONO<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>IL TESORO DEL DIAVOLO È L’ODIO</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Francesco: «Sempre si deve perdonare,
ma non è facile perdonare, perché il nostro cuore egoista è sempre attaccato
all’odio, alle vendette, ai rancori»</b></span></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRoMIr04_RI0xkvxqIeBMMgPewl_xXEUaeJoDL6U4YQgHCrHmLoIDqLAcZzt6D6OsRXndCHz0cypezNAlgBc37JKeEzrnIyqRHY5bzuK_PgN7AQx4Yi-ODXjqgGFBhyphenhyphen7fSBEWB0roYCDM/s1600/papa+francesco+a+santa+marta+2.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="800" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRoMIr04_RI0xkvxqIeBMMgPewl_xXEUaeJoDL6U4YQgHCrHmLoIDqLAcZzt6D6OsRXndCHz0cypezNAlgBc37JKeEzrnIyqRHY5bzuK_PgN7AQx4Yi-ODXjqgGFBhyphenhyphen7fSBEWB0roYCDM/s640/papa+francesco+a+santa+marta+2.jpeg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco durante la Messa a Santa Marta, 17 marzo 2020 (foto da<i> vatican.va</i>)</td></tr>
</tbody></table>
</b></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">di
Antonino Legname</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
«Tutti abbiamo visto famiglie distrutte dagli odi
familiari che si rimandano da una all’altra generazione» - ha detto Papa
Francesco nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200317_adorazione-benedizione-eucaristica.html">Meditazione</a> della Messa a Santa Marta, il 17 marzo 2020.
Purtroppo, a volte ci sono «fratelli che, davanti alla bara di uno dei genitori,
non si salutano perché portano avanti rancori vecchi». L’odio è un potente
acido che corrode i cuori e brucia anche gli affetti più cari. Per questo il
diavolo, cioè colui che per sua natura “divide” e “separa”, ha fatto dell’odio
il suo “tesoro” per inquinare la fonte dell’amore nel cuore degli uomini. Il
diavolo, infatti, ha spiegato il Papa, «si accovaccia sempre tra i nostri
rancori, tra i nostri odi e li fa crescere, li mantiene lì per distruggere.
Distruggere tutto. E tante volte, per cose piccole, distrugge». Il Vescovo di
Roma insiste nel dire che la ricchezza del diavolo è quella di seminare odio e
di spingere gli uomini a non perdonare: «C’è gente — annota il Papa — che vive
condannando gli altri, parlando male degli altri, sporcando continuamente i
compagni di lavoro, sporcando i vicini, i parenti, perché non perdona una cosa
che gli hanno fatto o non perdona una cosa che non le è piaciuta». Ma quante
volte bisogna perdonare chi ci fa del male? Gesù insegna che bisogna perdonare
“sempre” anche se «non è facile perdonare, perché il nostro cuore egoista è
sempre attaccato all’odio, alle vendette, ai rancori». Ma con quale coerenza
possiamo pregare il Padre Nostro di rimettere i nostri debiti se noi non li
rimettiamo ai nostri debitori? Come posso pretendere il perdono di Dio se io
non sono disposto a perdonare chi mi ha fatto del male? Sappiamo bene che
«quando Dio ci perdona, dimentica tutto il male che abbiamo fatto». Tanto che,
come diceva qualcuno, il perdono «è la malattia di Dio», perché Dio «è capace
di perdere la memoria, in questi casi. Dio perde la memoria delle storie brutte
di tanti peccatori, dei nostri peccati. Ci perdona e va avanti». E noi riusciamo a dimenticare il male ricevuto? Un'anziana signora, quasi centenaria, una volta mi diede questo saggio consiglio: "Impara a scrivere sulla sabbia il male ricevuto perché il vento ne disperda la memoria; e scrivi sul marmo il bene ricevuto perché il tempo ne perpetui la memoria". Noi tante volte facciamo proprio il contrario! Papa Francesco
ci ricorda che «il perdono è condizione per entrare in cielo», è la porta
stretta che ci porta alla salvezza. Un vero cristiano non si vendica, non cova
rancore e odio nel suo cuore e non dice mai: «me la pagherai». Il consiglio pratico
del Papa è: «se quando vai a messa ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa
contro di te, riconciliati, prima». Il Signore chiede coerenza, come se dicesse:
«non venire da me con l’amore verso di me in una mano e l’odio nei confronti
del fratello nell’altra». In conclusione, Francesco esorta a coltivare
«l’unità, l’amicizia, la pace tra i fratelli» per attirare la benevolenza di
Dio», e chiede di pregare affinché il Signore ci aiuti «ad abbassare la testa,
a non essere superbi, a essere magnanimi nel perdono». E in ogni caso, se non
vogliamo perdonare per amore, almeno perdoniamo “per interesse”, nel senso che
solo «se io perdono, sarò perdonato» da Dio. </div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-81182051290980153532020-03-11T16:37:00.002-07:002020-03-11T16:55:43.198-07:00IL VALORE DELLA SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE IN TEMPO DI CORONAVIRUS<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b><i>PREGHIERA, DONAZIONE E SERVIZIO NELLA LOTTA AL COVID-19</i></b></span></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC23Zyzg_nJyR8ZRpTzS_uV78zr240EsIZQtoHDSJ8iMaVp5pXgOY059gU-di_PQof_CmyJCwk7-4HBLCcFhc04GTzTlg-pgBMUdkaDoUlqqdCTu1U465A5xIUt7mYMtH5eqgX4SVcc6A/s1600/PAPA+FRANCESCO+2.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="533" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC23Zyzg_nJyR8ZRpTzS_uV78zr240EsIZQtoHDSJ8iMaVp5pXgOY059gU-di_PQof_CmyJCwk7-4HBLCcFhc04GTzTlg-pgBMUdkaDoUlqqdCTu1U465A5xIUt7mYMtH5eqgX4SVcc6A/s320/PAPA+FRANCESCO+2.jpeg" width="211" /></a><span style="font-size: large;"><b> </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>«La
preghiera è la nostra forza, la preghiera è la nostra risorsa</b>. <b><i>“</i>Tu, quando preghi, entra nella tua
camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che
vede nel segreto, ti ricompenserà<i>”</i></b><i> </i>(Mt 6,6)».</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<b>di Antonino Legname</b></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2JZRi3d-1kO_OS2fc4vCfLaQQIG1hl_iXbrDQ0rD8LZnpwoN8vLMxxhfrZNq_IphNBOGBKSvsGZWfBm6duWVAxGnOL7bof7KS-vR-eJaLYsn0diKfbXX7uSKUy1AWqmAQS_ImN6bf1YI/s1600/TURKSON2.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2JZRi3d-1kO_OS2fc4vCfLaQQIG1hl_iXbrDQ0rD8LZnpwoN8vLMxxhfrZNq_IphNBOGBKSvsGZWfBm6duWVAxGnOL7bof7KS-vR-eJaLYsn0diKfbXX7uSKUy1AWqmAQS_ImN6bf1YI/s320/TURKSON2.jpeg" width="320" /></a>«In questo
momento, vorrei rivolgermi a tutti gli ammalati che hanno il virus e che
soffrono la malattia, e ai tanti che soffrono incertezze sulle proprie
malattie. Ringrazio di cuore il personale ospedaliero, i medici, le infermiere
e gli infermieri, i volontari che in questo momento tanto difficile sono
accanto alle persone che soffrono. Ringrazio tutti i cristiani, tutti gli
uomini e le donne di buona volontà che pregano per questo momento, tutti uniti,
qualsiasi sia la tradizione religiosa alla quale appartengono», ha detto Papa
Francesco durante l’<a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2020/documents/papa-francesco_20200311_udienza-generale.html">Udienza Generale</a> dell’11 marzo 2020 tele-trasmessa dalla
Biblioteca del Palazzo Apostolico. Alle parole cariche di gratitudine del
Pontefice fa eco il <a href="https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/03/11/0156/00342.html">Messaggio</a> di oggi del Card. Peter Kodwo Appiah Turkson,
Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Il
Porporato vuole rinnovare la vicinanza della Chiesa, nell’animazione della pastorale
della salute, a tutti coloro che soffrono a causa del contagio del COVID-19:
«Stiamo vivendo giorni di forte preoccupazione e crescente inquietudine, giorni
in cui la fragilità umana e la vulnerabilità della presunta sicurezza nella
tecnica sono insidiate a livello mondiale dal Coronavirus (COVID-19), davanti
al quale si stanno piegando tutte le attività più significative, come
l’economia, l’imprenditoria, il lavoro, i viaggi, il turismo, lo sport e
perfino il culto, e il suo contagio limita notevolmente anche la libertà di
spazio e di movimento». Non c’è dubbio che le limitazioni nel culto e nelle
celebrazioni liturgiche senza la partecipazione del popolo costituisca una
grande prova che, però, non bisogna «vivere tutto come una privazione - ha scritto
Turkson - Se non possiamo riunirci nelle nostre assemblee per vivere insieme la
nostra fede, come siamo soliti fare, Dio ci offre l’occasione per arricchirci,
per scoprire nuovi paradigmi, e ritrovare il rapporto personale con Lui. Gesù
ci ricorda:<i> “</i>Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa
la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto,
ti ricompenserà<i>” </i>(Mt, 6,6)». <i style="mso-bidi-font-style: normal;"></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKHQ4BWUFSrqychWuwBwDXbw01zfCLff-4G_4yxrj_MY5GqXvWD-rnKqBGbvkONgq4jR99PjU9swAdMDnV6FFi6fZq_CVCBxnJRkZ0pVPv4f5hVTRApFoVReEZl3unrNfRdFT5iFdUEro/s1600/GRISTINA.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="420" data-original-width="300" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKHQ4BWUFSrqychWuwBwDXbw01zfCLff-4G_4yxrj_MY5GqXvWD-rnKqBGbvkONgq4jR99PjU9swAdMDnV6FFi6fZq_CVCBxnJRkZ0pVPv4f5hVTRApFoVReEZl3unrNfRdFT5iFdUEro/s200/GRISTINA.jpg" width="142" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
L’Arcivescovo di Catania. Mons. Salvatore
Gristina ha indirizzato oggi un Messaggio ai Presbiteri e ai Diaconi
dell’Arcidiocesi agatina, affinché nelle presenti circostanze facciano proprie le
parole oranti di San Paolo, il quale si rivolge a Dio di ogni consolazione che
“ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare
quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui
noi stesi siamo consolati da Dio” (2 Cor 1,3-4). Scrive Gristina: «sentiamoci
particolarmente consolati dal Signore per poter più efficacemente consolare la
nostra gente in suo nome e con ogni possibile vicinanza solidale e paterna». In
questo tempo di Quaresima siamo chiamati, pur senza segni liturgici comunitari,
a fare «un cammino ancora più radicato su ciò che sostiene la vita spirituale:
la preghiera, il digiuno e la carità». Il Card. Turkson si augura che questo
momento di grande necessità possa «essere un tempo propizio per rafforzare la
solidarietà e la vicinanza tra gli Stati, l’amicizia tra le persone. È questo
il tempo di promuovere la solidarietà internazionale nella condivisione degli
strumenti e delle risorse». Accorato è l’appello rivolto ad ogni persona,
credente o non credente, a vivere questo difficile momento di pandemia da <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Coronavirus</i> come un «tempo propizio per
comprendere il valore della fratellanza, dell’essere legati l’uno all’altro in
un modo indissolubile; un tempo nel quale, nell’orizzonte della fede, il valore
della solidarietà, il quale sgorga dall’amore che si sacrifica per gli altri
“ci aiuta a vedere l’«altro» - persona, popolo, o Nazione». La solidarietà deve
essere incarnata nella donazione e nel servizio al prossimo: «al vicino di casa,
al collega di ufficio, all’amico di scuola, ma soprattutto ai medici e agli
infermieri che rischiano la contaminazione e l’infezione per salvare i
contagiati. Questi operatori vivono e indicano a noi il senso del mistero della
Pasqua».<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>Il messaggio del Card.
Turkson si conclude con l’auspicio che «l’impegno profuso per contenere la
diffusione del Coronavirus sia accompagnato dall’impegno di ogni singolo fedele
per il bene più grande: la riconquista della vita, la sconfitta della paura, il
trionfo della speranza». Nel difficile momento che viviamo affidiamo noi
stessi, le nostre famiglie e tutte le persone interessate dal contagio
all'intercessione della Vergine Maria, Madre dell’umanità.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>Oggi Papa Francesco, attraverso un videomessaggio, ha voluto
rivolgere una preghiera alla Madonna del Divino Amore: </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgyd66Io5_0QJ7ZiBIoGWDY1tpaKURkgNDy0L8JMnpvKcZcWR6AaWk4IYwQjdhEZSsoyHzHuxq7_SltMjtekyYmaWAi3JW62NjBVOOAcHRXavFye-O_0vrEV6-s-hpupLzF84Rp7JZdVI/s1600/papa-divino-amore-evidenza.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="1250" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgyd66Io5_0QJ7ZiBIoGWDY1tpaKURkgNDy0L8JMnpvKcZcWR6AaWk4IYwQjdhEZSsoyHzHuxq7_SltMjtekyYmaWAi3JW62NjBVOOAcHRXavFye-O_0vrEV6-s-hpupLzF84Rp7JZdVI/s320/papa-divino-amore-evidenza.jpg" width="320" /></a><i style="mso-bidi-font-style: normal;">[…] Noi ci affidiamo a te, Salute dei
malati,</i></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">che presso la croce sei stata associata </i><br />
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">al
dolore di Gesù,</i></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">mantenendo ferma la tua fede.</i></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Tu, Salvezza del popolo romano,</i></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">sai di che cosa abbiamo bisogno</i></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">e siamo certi che provvederai</i></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">perché, come a Cana di Galilea,</i></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">possa tornare la gioia e la festa</i></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">dopo questo momento di prova.</i></div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-19563929979144521012020-02-04T12:16:00.001-08:002020-02-04T12:22:28.515-08:00MEDITAZIONE DI MONS. ANTONINO LEGNAME IL 4 FEBBRAIO 2020 IN PIAZZA IOLANDA A CATANIA<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: 14.0pt;"><span style="font-size: x-large;"><b> IL POPOLO DI AGATA IN FESTA</b></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
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<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b>«Dall’ammirazione
all’imitazione delle virtù eroiche della Santa Patrona di Catania»</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAvDjJMhzpA5uA7GTggQfNLcKhDArZKg9BSi1Wy-ZVTzaADNfOcvj6Xtlg0GHlHkc-v_mS2YtpPU-OVLnttqWt0QC8yqAlS72aDZkE4G-BN4Mq8mWDnSr0GYBmF0zEUA_aU7SjDwxtHqc/s1600/IMG-20200204-WA0006.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAvDjJMhzpA5uA7GTggQfNLcKhDArZKg9BSi1Wy-ZVTzaADNfOcvj6Xtlg0GHlHkc-v_mS2YtpPU-OVLnttqWt0QC8yqAlS72aDZkE4G-BN4Mq8mWDnSr0GYBmF0zEUA_aU7SjDwxtHqc/s400/IMG-20200204-WA0006.jpg" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Meditazione di Mons. Legname in Piazza Jolanda </td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14.0pt;">La
festa che celebriamo in onore di sant’Agata Vergine e Martire richiama la
nostra attenzione sui sentimenti con i quali questa fanciulla, segnata dalla
predilezione divina, affrontò il martirio restando fedele a Cristo e al suo
Vangelo. Giustamente ogni anno la nostra città di Catania vuole onorare la sua Santa Patrona con particolari festeggiamenti molto sentiti specialmente a
livello popolare. Sant’Agata gradisce certamente questi omaggi dei suoi devoti
e vorrebbe che essi fossero espressi non solamente con le manifestazioni esteriori,
molto belle, ma soprattutto con comportamenti privati e pubblici che fossero in
sintonia con le esigenze di una vita giusta ed onesta, con le norme del buon
vivere civile e con le tradizioni preziose della nostra terra. Sgorga spontaneo
dal cuore dei catanesi il senso vivo di ammirazione per la nostra Santa Patrona
che ha portato il nome di Catania e della Sicilia cristiana in tutto il mondo.
E il nostro entusiasmo è legittimo, è giusto. Ma dall’ammirazione dobbiamo
passare all’imitazione delle virtù della nostra Patrona. Forse non siamo
chiamati ad imitare Sant’Agata nel martirio cruento, nel sangue, ma siamo
chiamati tutti al martirio incruento, cioè alla testimonianza quotidiana della nostra
vita e della nostra fede. Se la testimonianza cristiana è stata sempre
difficile, lo è particolarmente in questi<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>nostri tempi, in un contesto in cui la fede appare sempre più fragile, a
volte demotivata, esposta alle tante sfide culturali, antropologiche e sociali.
La fede spesso è ostacolata dalla mentalità troppo materialista, troppo
edonista. C’è un relativismo imperante. La fede è spesso insidiata
dall’indifferenza religiosa, perché siamo troppo preoccupati delle cose umane e
materiali. L’uomo spesso vive ad una sola dimensione: quella materiale. Cosa
significa testimoniare la fede cristiana? Significa anzitutto vivere la fede con
coerenza, senza fratture tra il credere e l’operare, sia nella vita privata che
in quella pubblica. Perché come ci insegna la Bibbia, nella Lettera di S.
Giacomo «la fede senza le opere è morta». Testimoniare la fede significa,
inoltre, vivere il proprio credo con coraggio. Dove? Dovunque ci troviamo:
in casa, in ufficio, nel posto di lavoro, a scuola, nel divertimento. Dobbiamo
avere il coraggio di testimoniare la nostra fede cristiana, perché Gesù ci dice:
“Chi si vergognerà di me e delle mie parole, anch’io un giorno mi vergognerò di
lui davanti al Padre mio”. Se sant’Agata ha sacrificato la vita per non tradire
la fede, anche noi siamo chiamati a sacrificare qualcosa del nostro «Io» per
affermare il primato di Dio nella nostra vita e nella società. Dice il Signore:
“Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al
Padre mio». Dove Sant’Agata ha attinto quella forza necessaria per
affrontare in maniera cruenta il sacrificio del martirio? La sua adesione a
Cristo. Come scrive san Paolo ai Galati:<span style="mso-bidi-font-style: italic;">
«Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in
me».<i> </i>L’esemplarità virtuosa della testimonianza di fede e di amore di
Sant’Agata si innesta in un contesto di decadenza civile e morale. Di fronte
alle lusinghe e alle monacce del suo carnefice, Agata rese testimonianza con la
purezza del cuore e dei costumi e con il martirio della vita. La forza di Agata
non derivava dalla nobiltà d’origine, non dalla bellezza umana, ma dall’unica
vera fonte: quella forza interiore capace di trasformare la debolezza in
eroismo di testimonianza, fino al punto di dire con San Paolo: «Quando sono
debole, è allora che sono forte». E questa forza Agata l’ha ricevuta da Cristo.
Il cristiano, dunque, è colui che rende testimonianza nel mondo; che non si
limita soltanto alla vita cultuale, ma si impegna anzitutto per costruire un mondo più
giusto, per edificare la civiltà dell’amore nella pace.</span> Non disperò Agata
di fronte ai suoi carnefici. Una giovinetta quindicenne come avrebbe potuto
resistere alle minacce, alle lusinghe, ai tormenti e alle sofferenze di ogni
genere senza tenere lo sguardo fisso su Gesù? É nella fede in Dio che Agata
trova la forza della fedeltà e della perseveranza cristiana; soprattutto nei
momenti dell’umiliazione e della tortura cui venne sottoposta. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: 14.0pt;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmfIhPB_Ef-V_i68dP4VUN1D16Zy5iiQ0fUSe5i0X1cj64eZuR9ge0qL_gA8LGhiCgdsXIoIXVU2PD6TnDH0d2XG3C1DzibcS_R98ApRcr8Pwyxep6MyVx_1tWsuUz25piDOzf_ZatVPU/s1600/sant%2527agata+piazza+Jolanda.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmfIhPB_Ef-V_i68dP4VUN1D16Zy5iiQ0fUSe5i0X1cj64eZuR9ge0qL_gA8LGhiCgdsXIoIXVU2PD6TnDH0d2XG3C1DzibcS_R98ApRcr8Pwyxep6MyVx_1tWsuUz25piDOzf_ZatVPU/s400/sant%2527agata+piazza+Jolanda.jpg" width="400" /></a></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-size: 14.0pt;">Oh Agata, come avresti potuto sopportare la durissima
carcerazione, la solitudine, il feroce terribile scempio delle tue mammelle,
senza Gesù, tua speranza, tuo unico amore? Tenendo fisso lo sguardo su Gesù,
con la forza della tua fede e della tua carità operosa, hai gridato al mondo
intero, o Vergine Agata, il primato di Dio. Questo ci dice Agata! Nel corso dei
secoli continua a dirci: Dio al primo posto! Quando non c’è Dio si rischia il
disordine morale e il disordine civile. Come narrano gli Atti del suo martirio,
Agata, durante la tortura, invitata a desistere dalla professione della sua
fede, si opponeva al carnefice; la gioia di Agata anche nelle sofferenze;
perché queste sofferenze la preparavano al paradiso. Soffrire e piangere è
umano; soffrire in silenzio è eroico; soffrire e gioire è divino. Questa è la
logica dei Santi, che potevano dire: «è tanto il bene e la gioia che mi aspetto che ogni
pena in questa vita mi è diletto». Come Agata, anche noi siamo chiamati alla
santità. La santità non è prerogativa di alcuni privilegiati, ma è vocazione di
tutti; tutti siamo chiamati ad essere santi. Come diceva Sant’Agostino: «Si
isti et istae, cur non ego?», cioè: se loro ci sono riusciti, perché non devo
riuscire anch’io ad essere santo? Qualcuno potrebbe dire: “ma io ho un passato
di peccato, di fragilità, di cattiveria!”. Come spesso dice Papa Francesco:
«Non c’è Santo che non abbia un passato di fragilità e di peccato, e non c’è
peccatore che non abbia un futuro e un orizzonte di santità». Chiediamo alla
nostra Santa Patrona di crescere nella santità; di essere testimoni coerenti
della nostra fede; di saper coniugare il nostro essere cittadini e il nostro
essere cristiani; così da poter dire: «Cittadini cristiani; Cristiani
cittadini, “semu tutti devoti tutti, viva Sant’Agata».</span></div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-64000521755922394162019-12-24T02:05:00.002-08:002019-12-28T00:29:55.348-08:00IL NATALE È LA CAREZZA DI DIO ALL’UMANITA’<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-size: x-large;"><b>IL PIU' GRANDE SPETTACOLO </b></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center; text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-size: x-large;"><b>DOPO IL BIG BANG</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">
<span style="font-size: x-large;">Francesco: <i>"Il Dio che non ha storia ha voluto fare storia"</i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAHO-ylc3nIYSbEHjwQeqHzIS6ohAOLou4OZ52p_hGqai_gnp47Jt66I0RpetLQ2ABVoaSFK-QtuH3yg-xtYgLrx8ari1JoLKvDL0EixA21sB99m4C_CS-yccIab4vj4V6vRn2RtARXY0/s1600/francesco+e+il+presepe.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="421" data-original-width="750" height="356" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAHO-ylc3nIYSbEHjwQeqHzIS6ohAOLou4OZ52p_hGqai_gnp47Jt66I0RpetLQ2ABVoaSFK-QtuH3yg-xtYgLrx8ari1JoLKvDL0EixA21sB99m4C_CS-yccIab4vj4V6vRn2RtARXY0/s640/francesco+e+il+presepe.jpeg" width="640" /></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<b><span style="color: black; mso-fareast-font-family: ArialMT;">di Antonino Legname</span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<span style="color: black; mso-fareast-font-family: ArialMT;"><!--[if gte mso 9]><xml>
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<![endif]--><span style="color: black; font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L'incarnazione del Figlio di Dio è il più grande “spettacolo” dopo il
<i>big bang</i>, mai visto nella storia degli uomini: Dio si fa uomo. </span>Quando giunse la pienezza
dei tempi, cioè quando i tempi furono maturi, Dio si è rivelato in Gesù Cristo.
Papa Francesco spiega che la “pienezza dei tempi” non coincide con il momento
storico in cui era dominante la geopolitica dell'impero romano; non era quello
il tempo migliore. Ma la «pienezza» si deve comprendere a partire da Dio e
dalla sua decisione di realizzare le sue promesse messianiche. “</span>Non è la
storia che decide della nascita di Cristo; è, piuttosto, <i>la sua venuta nel
mondo che permette alla storia di giungere alla sua pienezza</i>”.<span style="color: black; mso-fareast-font-family: ArialMT;"> La “pienezza dei tempi”, dunque,
è il momento in cui l'amore di Dio diventa talmente forte ed incontenibile da
richiedere di essere travasato nell'umanità: «Dio ha tanto amato il mondo da
dare il suo Figlio unigenito» (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gv</i>
3,16). Quando Dio decide di entrare in prima persona nella storia umana quello
è il momento in cui si realizza la «pienezza dei tempi». </span>“Il culmine
della forza di Dio, della salvezza di Dio, è stato proprio nell’incarnazione
del Verbo” - ha ricordato Francesco. Perché Dio si è incarnato? Il Papa
risponde: <span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">“Per
permetterci di conoscerlo, accoglierlo e seguirlo, il Figlio di Dio ha assunto
la nostra carne, e così la sua visione del Padre è avvenuta anche in modo
umano, attraverso un cammino e un percorso nel tempo. La fede cristiana è fede nell’Incarnazione
del Verbo e nella sua Risurrezione nella carne; è fede in un Dio che si è fatto
così vicino da entrare nella nostra storia”. </span>Papa Francesco ci ricorda
che “Gesù è venuto proprio per colmare la distanza tra l’uomo e Dio: se Egli è
tutto dalla parte di Dio, è anche tutto dalla parte dell’uomo, e riunisce ciò
che era diviso”. L'incarnazione del Verbo di Dio non è una «finzione» - ha
osservato Francesco: “in Cristo Dio non si è mascherato da uomo, si è fatto
uomo e ha condiviso in tutto la nostra condizione. Lungi dall’essere chiuso in
uno stato di idea o di essenza astratta, ha voluto essere vicino a tutti quelli
che si sentono perduti, mortificati, feriti, scoraggiati, sconsolati e
intimiditi”. Mi sembra un'ottima ragione per comprendere l'avventura di Dio
sulla terra. “Egli osserva, ode, conosce, scende, libera. Dio non è
indifferente. È attento e opera […]. Nel suo Figlio Gesù, Dio è sceso fra gli
uomini, si è incarnato e si è mostrato solidale con l’umanità, in ogni cosa,
eccetto il peccato. Gesù si identificava con l’umanità”. Dio, dunque, non è
indifferente ai bisogni dell'uomo, ma “si rivela, fin dagli inizi dell’umanità
come Colui che si interessa alla sorte dell’uomo. Quando più tardi i figli di
Israele si trovano nella schiavitù in Egitto, Dio interviene nuovamente. Dice a
Mosè: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido
a causa dei suoi sorveglianti; conosco, infatti, le sue sofferenze. Sono sceso
per liberarlo”. Papa Francesco ci assicura che “Dio si immischia nelle nostre
miserie, si avvicina alle nostre piaghe e le guarisce con le sue mani; e per
avere mani si è fatto uomo”. In <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Isaia</i>
(65, 17-21) leggiamo: “il Signore ci dice che crea nuovi cieli e nuove terre,
cioè «ri-crea» le cose”, ha fatto notare Francesco, ricordando anche che
“parecchie volte abbiamo parlato di queste «due creazioni» di Dio: la prima,
quella che è stata fatta in sei giorni, e la seconda, quando il Signore «rifà»
il mondo, rovinato dal peccato, in Gesù Cristo”. E, ha puntualizzato: “la prima
è già una creazione meravigliosa; ma la seconda, in Cristo, è ancor più
meravigliosa”. In un'altra occasione Francesco ha ribadito: “Dio aveva creato
il mondo; l’uomo è caduto in peccato; viene Gesù a ri-creare il mondo […],
ri-crea quell’uomo da peccatore in giusto: lo ri-crea come giusto”. Essere
ri-creati significa essere trasformati dalla grazia che porta Gesù. A volte si
pensa che è difficile lasciarsi trasformare e ri-creare dal Signore; ma occorre
coraggio, come profetizza Isaia: «Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le
ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: Coraggio, non temete! Ecco
il vostro Dio». È un “Dio che ha voluto farsi storia. È con noi […]. Dio
cammina con il suo popolo, non ha voluto venire a salvarci senza storia; lui ha
voluto fare storia con noi”. «Dio ha una storia?». Come è possibile visto che
«Dio è eterno»? È vero, ha spiegato Francesco, “ma dal momento che Dio è
entrato in dialogo con il suo popolo, è entrato nella storia. E quella di Dio
con il suo popolo è una storia triste perché Dio ha dato tutto e in cambio
soltanto ha ricevuto cose brutte”. Dio cammina con il suo popolo, fatto di
santi e di criminali peccatori. Dio, l'eterno, decide di entrare nel tempo e
nella storia umana per camminare accanto al suo popolo; Egli, in Gesù, si fa
uno di noi. “E questo ci parla, ci dice dell’umiltà di Dio, il quale è tanto
grande e potente proprio nella sua umiltà. Egli ha voluto camminare con il suo
popolo. E quando il suo popolo si allontanava da lui con il peccato, con
l’idolatria, tante cose che vediamo nella Bibbia, Lui era lì […]. Dio sempre
aspetta, Dio è accanto a noi. Dio cammina con noi. È umile. Ci aspetta sempre.
Gesù sempre ci aspetta. Questa è l’umiltà di Dio”. Dobbiamo ancora imparare
molto dell'umiltà di Dio! “Noi che siamo orgogliosi, pieni di vanità e ci crediamo
grande cosa, siamo niente! Lui, il grande, è umile e si fa bambino”. Con la
creazione del mondo Dio si è, in un certo senso, compromesso con l'umanità e,
nonostante i nostri continui attentati per rovinare quello che Lui ha fatto,
Egli “si impegna a mantenerlo vivo”. L'opera più grande di Dio nei confronti
dell'umanità è quella di aver donato suo Figlio, e “in Gesù, Dio si è impegnato
in maniera completa per restituire speranza ai poveri, a quanti erano privi di
dignità, agli stranieri, agli ammalati, ai prigionieri, e ai peccatori che
accoglieva con bontà”. Il peccato è insito nella natura umana corrotta, ma Dio,
attraverso l'incarnazione di Gesù, si avvicina all'umanità per offrire
conforto, misericordia e perdono. “È questo l’impegno di Dio e per questo ha
mandato Gesù: per avvicinarsi a noi, a tutti noi e aprire la porta del suo
amore, del suo cuore, della sua misericordia”. È questo il modo concreto con il
quale Dio accarezza l'uomo peccatore. E chi è stato toccato dalla misericordia
del Padre è chiamato, attraverso l'impegno e la testimonianza, a portare la
carezza di Dio “a quelli che hanno bisogno, a quelli che hanno una sofferenza
nel cuore o sono tristi”. <span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">L'Incarnazione
del Verbo divino è </span>“la carezza di Dio sulle nostre piaghe, sui nostri
sbagli, sui nostri peccati”. Se vogliamo incontrare il Figlio di Dio che si è
fatto uomo dobbiamo anzitutto «entrare nel mistero», attraverso lo stupore, la
contemplazione e il silenzio senza perdere il contatto con la realtà. In altre
parole, entrare nel mistero significa: “non chiudersi in sé stessi, non fuggire
davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi,
non negarli, non eliminare gli interrogativi […]. Entrare nel mistero significa
andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l’indifferenza
che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e
dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande
che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione”.
Per entrare nel mistero di Cristo bisogna essere umili; “l'umiltà di abbassarsi
- spiega Papa Francesco - di scendere dal piedestallo del nostro io tanto
orgoglioso, della nostra presunzione; l’umiltà di ridimensionarsi, riconoscendo
quello che effettivamente siamo: delle creature, con pregi e difetti, dei
peccatori bisognosi di perdono. Per entrare nel mistero ci vuole questo
abbassamento che è impotenza, svuotamento delle proprie idolatrie […]
adorazione. Senza adorare non si può entrare nel mistero”.</div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-59393060466874811762019-10-10T10:45:00.002-07:002019-10-10T10:45:25.379-07:00ANDARE INCONTRO E NON CONTRO GLI ALTRI<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>LA CHIESA APERTA A TUTTI </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Francesco:
«La fede in Dio che professo mi rende amichevole oppure ostile verso chi è
diverso da me?»</b></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeDBtnWaO1ugQTgpJANTsiMuwpFN4_HLUSsGAhkoZ_dCcHDdcnPFv8Lt1jqa1KnQzs9uLGKJC78E4DtpcXL7CwOEwKPsxFHfc7MFt-AF7fqygoOf_toVd1KbA6TmMPlRLjjUYdqoDgEN4/s1600/ANDARE+INCONTRO.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeDBtnWaO1ugQTgpJANTsiMuwpFN4_HLUSsGAhkoZ_dCcHDdcnPFv8Lt1jqa1KnQzs9uLGKJC78E4DtpcXL7CwOEwKPsxFHfc7MFt-AF7fqygoOf_toVd1KbA6TmMPlRLjjUYdqoDgEN4/s640/ANDARE+INCONTRO.jpeg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco durante l'Udienza Generale del Mercoledì 9 ottobre 2019 (foto da <i>vatican.va</i>)</td></tr>
</tbody></table>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">di
Antonino Legname</b></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
«Non si devono combattere le persone, ma il male
che ispira le loro azioni», ha detto Papa Francesco nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2019/documents/papa-francesco_20191009_udienza-generale.html">Catechesi</a>
dell’Udienza Generale del mercoledì 9 ottobre 2019. Parlando di San Paolo, il
Pontefice ha ricordato che prima della conversione viene descritto come un
giovane «intransigente». Francesco spiega che l’intransigente è «uno che
manifesta intolleranza verso chi la pensa diversamente da sé, assolutizza la
propria identità politica o religiosa e riduce l’altro a potenziale nemico da
combattere. Un ideologo». Il Vescovo di Roma ribadisce che «in Saulo la
religione si era trasformata in ideologia: ideologia religiosa, ideologia
sociale, ideologia politica». Solo l’incontro con Cristo riuscì a neutralizzare
la «condizione rabbiosa» di Saulo, e a trasformarlo radicalmente fino al punto
da fargli considerare «spazzatura» ciò che prima era per lui gloria. Il Papa
invita ciascuno ad interrogarsi: «come vivo la mia vita di fede? Vado <i>incontro</i>
agli altri oppure sono <i>contro</i> gli altri? Appartengo alla Chiesa
universale (buoni e cattivi, tutti) oppure ho una ideologia selettiva? Adoro
Dio o adoro le formulazioni dogmatiche? Com’è la mia vita religiosa? La fede in
Dio che professo mi rende amichevole oppure ostile verso chi è diverso da me?».
Sono domande che ci interpellano come cristiani e ci obbligano a fare un profondo
esame di coscienza alla luce dell’esperienza di Saulo, il quale, mentre è
«tutto intento ad estirpare la comunità cristiana, il Signore è sulle sue
tracce per toccargli il cuore e convertirlo a sé». Quel duplice richiamo «Saulo,
Saulo, perché mi perseguiti?» (<i>At</i> 9,4) manifesta chiaramente che Gesù
risorto si identifica con quanti credono in Lui e soffrono. Papa Francesco
commenta: «colpire un membro della Chiesa è colpire Cristo stesso! Anche coloro
che sono ideologi perché vogliono la “purità” – tra virgolette – della Chiesa,
colpiscono Cristo». La luce di Cristo abbaglia Saulo e la sua cecità esteriore
diventa il segno di quella cecità interiore nei confronti di Cristo, che è
verità. Il Vescovo di Roma annota che «da quel “corpo a corpo” tra Saulo e il
Risorto prende il via una trasformazione che mostra la “pasqua personale” di
Saulo, il suo passaggio dalla morte alla vita» e Paolo riceve il battesimo. Durante
i saluti ai Pellegrini che partecipavano all’Udienza Generale, Papa Francesco
ribadisce: «<span style="mso-bidi-font-style: italic;">Chiediamo al Padre,
seguendo Paolo, di insegnarci a non combattere le persone, ma il male che le
ispira, non ad andare gli uni contro gli altri, ma a volerle incontrare».</span></div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9058612866509794517.post-75008601331944160722019-10-08T12:43:00.003-07:002019-10-09T22:21:22.608-07:00«IL BRUTTO CAMMINO DALLA FEDE ALL’IDEOLOGIA»<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>LA STORIA DI UN TESTARDO</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Francesco:<i>
«Al Signore<b>, i nostri peccati non gli
fanno schifo</b>, <b>Lui si avvicina come
si avvicinava ad accarezzare i lebbrosi, i malati»</b></i></span></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-style: italic;"> </span></b><br />
<div align="center" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-style: italic;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSj2YyTMDwM9pAFyhS8HRioXGWThlZm6GjbK_SZr9fZn1hI26GeyQJQsdN-pwb6GRXYAzzfVMWpOMsyrUduGBvJP42nUfvIbGzpLfJHUxM0XfXBZvQ3NWiQR1_hre2uUAKKqmUhtVzwe4/s1600/FRANCESCO+8+SETTEMBRE+2019.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSj2YyTMDwM9pAFyhS8HRioXGWThlZm6GjbK_SZr9fZn1hI26GeyQJQsdN-pwb6GRXYAzzfVMWpOMsyrUduGBvJP42nUfvIbGzpLfJHUxM0XfXBZvQ3NWiQR1_hre2uUAKKqmUhtVzwe4/s640/FRANCESCO+8+SETTEMBRE+2019.jpeg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco celebra la Messa a Santa Marta, 8 settembre 2019 (Foto da <i>Vatican.va</i>)</td></tr>
</tbody></table>
</span></b></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="mso-bidi-font-style: italic;">di Antonino Legname</span></b></div>
<div align="center" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-style: italic;">«Giona è
il modello di quei cristiani “a patto che”, cristiani con condizioni. “Io sono
cristiano ma a patto che le cose si facciano così” – “No, no, questi
cambiamenti non sono cristiani” – “Questo è eresia” – “Questo non va” …
Cristiani che condizionano Dio, che condizionano la fede e l’azione di Dio»<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i> </i></b><i>– </i>ha detto Papa
Francesco nella <a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2019/documents/papa-francesco-cotidie_20191008_paura-dicrescere.html">Meditazione</a> della Messa a Santa Marta l’8 ottobre 2019. La Sacra
Scrittura ci racconta che tra Dio e il profeta Giona il rapporto fu conflittuale.
Il profeta si aspettava l’intervento di Dio per castigare duramente il popolo
di Ninive, che inizialmente non dava ascolto a Giona e non mostrava segni di
conversione. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggZSlbCAZ0C35z9aSuYgyAuQg-1eGEj4Ldfb9662wmCLP6gOvdh06UlicGjQf7js8ifNUWWCJwETAL_oG5uBklyNH60DvGMN8WRYnIMpPyFI_NI8aGznU1E8z06go79AAEOBiCqecG6No/s1600/Qual-e%25CC%2580-il-segreto-di-Ninive-che-riceve-misericordia-da-Dio.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="640" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggZSlbCAZ0C35z9aSuYgyAuQg-1eGEj4Ldfb9662wmCLP6gOvdh06UlicGjQf7js8ifNUWWCJwETAL_oG5uBklyNH60DvGMN8WRYnIMpPyFI_NI8aGznU1E8z06go79AAEOBiCqecG6No/s320/Qual-e%25CC%2580-il-segreto-di-Ninive-che-riceve-misericordia-da-Dio.png" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-style: italic;">Ma quando alla predicazione di Giona la gente incominciò ad ascoltare
la parola del profeta e a cambiare vita, «</span>Dio ‘si ravvide riguardo al
male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece’». Papa Francesco non
esita a definire la storia di Giona «storia di un testardo», che «si arrabbia
contro il Signore perché troppo misericordioso e perché compie il contrario di
ciò che aveva minacciato di fare per bocca dello stesso profeta». Giona si scandalizza della tenerezza di Dio. Il Pontefice annota
che, mentre «<span style="mso-bidi-font-style: italic;">Giona è testardo con le
sue convinzioni della fede, il Signore è testardo nella sua misericordia: non
ci lascia mai, bussa alla porta del cuore fino alla fine». Purtroppo, anche
nella Chiesa di oggi ci sono tanti cristiani «testardi», arroccati nelle loro
idee che degenerano in «ideologia» e – lamenta il Papa – </span>questo «è il
brutto cammino dalla fede all’ideologia». Francesco spiega che i cristiani che
ideologizzano la fede lo fanno perché hanno paura. Di cosa? Hanno paura «di
crescere, delle sfide della vita, delle sfide del Signore, delle sfide della
Storia», perché sono attaccati alle loro convinzioni e alle loro ideologie. E
in questo modo essi si allontanano dalla comunità, «hanno paura di mettersi
nelle mani di Dio e preferiscono giudicare tutto, ma dalla piccolezza del
proprio cuore». Il Vescovo di Roma conclude delineando due figure di Chiesa
oggi: «<span style="mso-bidi-font-style: italic;">la Chiesa di quegli ideologi
che si accovacciano nelle proprie ideologie, e la Chiesa che fa vedere il
Signore che si avvicina a tutte le realtà, che non ha schifo». Espressione
forte per dire che «al Signore, i nostri peccati non gli fanno schifo, Lui si
avvicina come si avvicinava ad accarezzare i lebbrosi, i malati. Perché Lui è
venuto per guarire, Lui è venuto per salvare, non per condannare».</span></div>
Ubi Petrushttp://www.blogger.com/profile/09460166557797074988noreply@blogger.com