Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

martedì 8 ottobre 2019

«IL BRUTTO CAMMINO DALLA FEDE ALL’IDEOLOGIA»


LA STORIA DI UN TESTARDO
Francesco: «Al Signore, i nostri peccati non gli fanno schifo, Lui si avvicina come si avvicinava ad accarezzare i lebbrosi, i malati»


Papa Francesco celebra la Messa a Santa Marta, 8 settembre 2019 (Foto da Vatican.va)

di Antonino Legname

«Giona è il modello di quei cristiani “a patto che”, cristiani con condizioni. “Io sono cristiano ma a patto che le cose si facciano così” – “No, no, questi cambiamenti non sono cristiani” – “Questo è eresia” – “Questo non va” … Cristiani che condizionano Dio, che condizionano la fede e l’azione di Dio» ha detto Papa Francesco nella Meditazione della Messa a Santa Marta l’8 ottobre 2019. La Sacra Scrittura ci racconta che tra Dio e il profeta Giona il rapporto fu conflittuale. Il profeta si aspettava l’intervento di Dio per castigare duramente il popolo di Ninive, che inizialmente non dava ascolto a Giona e non mostrava segni di conversione. 
Ma quando alla predicazione di Giona la gente incominciò ad ascoltare la parola del profeta e a cambiare vita, «Dio ‘si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece’». Papa Francesco non esita a definire la storia di Giona «storia di un testardo», che «si arrabbia contro il Signore perché troppo misericordioso e perché compie il contrario di ciò che aveva minacciato di fare per bocca dello stesso profeta». Giona si scandalizza della tenerezza di Dio. Il Pontefice annota che, mentre «Giona è testardo con le sue convinzioni della fede, il Signore è testardo nella sua misericordia: non ci lascia mai, bussa alla porta del cuore fino alla fine». Purtroppo, anche nella Chiesa di oggi ci sono tanti cristiani «testardi», arroccati nelle loro idee che degenerano in «ideologia» e – lamenta il Papa – questo «è il brutto cammino dalla fede all’ideologia». Francesco spiega che i cristiani che ideologizzano la fede lo fanno perché hanno paura. Di cosa? Hanno paura «di crescere, delle sfide della vita, delle sfide del Signore, delle sfide della Storia», perché sono attaccati alle loro convinzioni e alle loro ideologie. E in questo modo essi si allontanano dalla comunità, «hanno paura di mettersi nelle mani di Dio e preferiscono giudicare tutto, ma dalla piccolezza del proprio cuore». Il Vescovo di Roma conclude delineando due figure di Chiesa oggi: «la Chiesa di quegli ideologi che si accovacciano nelle proprie ideologie, e la Chiesa che fa vedere il Signore che si avvicina a tutte le realtà, che non ha schifo». Espressione forte per dire che «al Signore, i nostri peccati non gli fanno schifo, Lui si avvicina come si avvicinava ad accarezzare i lebbrosi, i malati. Perché Lui è venuto per guarire, Lui è venuto per salvare, non per condannare».

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