I GIOVANI TRA SCIENZA E FEDE
Papa Francesco: «La scienza e la religione, che forniscono
approcci diversi alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e
produttivo per entrambe»
di Antonino Legname
«I giovani sono grandi cercatori
di senso e tutto ciò che si mette in sintonia con la loro ricerca di dare
valore alla propria vita suscita la loro attenzione e motiva il loro impegno», così
si legge al n. 7 dello «
Strumento di Lavoro»
del Sinodo sui Giovani, che si celebra dal 3 al 28 ottobre 2018 in Vaticano. I giovani
d’oggi sono alla ricerca del senso della vita. Si può sperare in un loro
«ritorno al sacro»? Oppure il cristianesimo e la religione sono da considerare
un retaggio del passato? Una cosa è certa: tanti giovani vivono una certa
frustrazione esistenziale e sono insoddisfatti «per una visione del mondo
puramente immanente, veicolata dal consumismo e dal riduzionismo scientista»
(n. 63). È possibile aprire il campo alla ricerca del senso della propria
esistenza attraverso itinerari spirituali di varia natura? Dobbiamo ammettere
che, nonostante una certa «religiosità liquida» e «fai da te», nel mondo
giovanile «non mancano i segni di vitalità religiosa e spirituale» (
ibid.). È anche vero, però, che tanti
giovani d’oggi non amano la religione istituzionalizzata, preferiscono una
spiritualità e una fede personale e raramente si rivolgono alla Chiesa, della
quale ne avvertono le tante contraddizioni e incoerenze. Ma la Chiesa vuole
entrare in sintonia con i giovani d’oggi e desidera percepire «le loro gioie e
le loro speranze, le loro tristezze e le loro angosce».
In un mondo dominano
dalla scienza e dalla tecnica, c’è ancora posto per Dio? I giovani d’oggi
avvertono la dimensione trascendente della vita?
Per rispondere a queste
domande mi avvalgo dell’aiuto di un grande scienziato, il fisico italiano
Enrico Medi [1911-1974], il quale, in occasione di una conferenza a Nepi, di
fronte ad una platea di giovani, disse: “Non ho ancora incontrato in tutta la
mia vita, ed io ho vissuto in un mondo di atei, di nemici della fede, in campo
internazionale e nazionale, non ho trovato ancora una sola persona che mi abbia
dato la più piccola dimostrazione che Dio non c'è. Dicono: Dio non c'è! Perché?
Ah non lo so! E quando qualcuno dice loro che Dio c'è, con ineluttabile luce
d'amore, allora se ne vanno abbassando lo sguardo carico di paura. Hanno paura
della luce di Dio”. Enrico Medi quando parlava ai giovani si appassionava e diceva
che “la nostra è una civiltà che ha perduto il fondamento metafisico ... lo
slancio della speranza. È una civiltà senza speranza. Ognuno di noi vive di
contingenze, di paura, di ansie e di concorrenza. Ognuno guarda a destra e a
sinistra per vedere se è ancora il primo. Vive di paura. Paura del progresso,
del denaro, della politica, di sovvertimenti, paura delle bombe atomiche, di
politiche avverse, paura, paura, paura. E ogni giorno questa paura incalza con
la radio, la televisione, i giornali. Sarò vivo domani? Non ne sono certo, vivo
perciò oggi come posso e mi arrangio”. Famose sono le tre “F” (Filosofia, Fisica,
Fede) che Medi riuscì a coniugare armoniosamente nella sua vita; in un discorso alla Pontificia Università
Gregoriana, confidò: “quando nel lontano 1928
mi sono iscritto alla facoltà di fisica pura […] l’ho
presa proprio per questo: perché sentivo una vocazione, nella mia miseria,
dell’armonia della verità tra la Filosofia, la Fisica e la Fede”.
Di fronte al meraviglioso
spettacolo dell'universo, lo scienziato Enrico Medi esclamava: «Oh,
voi misteriose galassie […], io vi vedo, vi calcolo, vi intendo, vi studio e vi
scopro, vi penetro e vi raccolgo. Io prendo voi stelle nelle mie mani, e
tremando nell’unità dell’essere mio vi alzo al di sopra di voi stesse, e in
preghiera vi porgo al Creatore, che solo per mezzo mio voi stelle potete
adorare». Le sue parole, cariche di stupore
per le meraviglie del creato, mi ricordano quelle di Sant'Agostino: “Interroga
la bellezza della terra, del mare, dell'aria rarefatta e dovunque espansa;
interroga la bellezza del cielo... interroga tutte queste realtà. Tutte ti
risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è
come un loro inno di lode. Ora, queste creature, così belle ma pur mutevoli,
chi le ha fatte se non uno che è bello in modo immutabile?”. Lo scienziato Antonino Zichichi [1929], autore di studi sulle
strutture e le forze fondamentali della natura che hanno aperto nuove vie alla
Fisica subnucleare, ha scritto:
“Le conquiste della Scienza non oscurano le leggi divine, ma le
rafforzano, contribuendo a risvegliare lo stupore e l’ammirazione per il meraviglioso
spettacolo del Cosmo, che va dal cuore di un protone ai confini dell’universo. Nessuna
scoperta scientifica ha messo in dubbio l’esistenza di Dio. La Scienza è fonte
di valori che sono in comunione, non in antitesi, con l’insegnamento delle
Sacre Scritture. Nessun ateo può quindi illudersi di essere più logico e
scientifico di colui che crede. Chi sceglie l’Ateismo fa quindi un atto di
Fede: nel Nulla”. È ancora Zichichi a sostenere che “la più grande conquista della Scienza è l’avere
scoperto che una logica rigorosa regge il mondo. Questa logica nessuno sa
dedurla dal Caos. Quindi deve esserci l’autore. La ricerca dipende da questa logica: se fossimo
figli del Caos non potrebbero esistere i laboratori scientifici in cui si
continua a decifrare il «Libro della natura» [...]. Se la Scienza
smettesse di continuare a decifrare ciò che sta scritto nel libro del Creatore
addio nuove invenzioni tecnologiche”. La
scienza non è un sapere isolato, ma si innesta nel grande dialogo del pensiero
umano che accoglie e sviluppa; anche per questo non dovrebbe chiudersi davanti
a ciò che le religioni ed in particolare la fede cristiana hanno ricevuto e
donato all’umanità nel corso dei secoli. “La scienza e la religione, che forniscono approcci diversi
alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe” -
scrive Papa Francesco al n. 62 della Laudato
si'. Anche Enrico Medi era
fermamente convinto che “Scienza e fede sono due luci emanati dalla medesima
Fonte, mai in contraddizione fra loro, distinte ma non opposte, che per vie
diverse raggiungono la creatura umana, completandosi e armonizzandosi”. Non si riesce a capire perché alcune
persone ritengano insanabile il rapporto tra scienza e fede. Da cosa dipende?
Medi risponde: “Ciò forse è dovuto a conoscenze parziali, a cattiva
disposizione di cuori distolti da una malcelata passionalità, alla paura che
hanno occhi malati di ricevere troppa luce”.