UBI PETRUS

Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL,30,5)

30 aprile 2025

ASPETTANDO IL NUOVO PAPA (PARTE I)

QUALE CHIESA

TRA CONSERVATORI, MODERATI E PROGRESSISTI?



di Antonino Legname

C'è chi dice che la Chiesa sia troppo compromessa e conformata ai parametri del mondo moderno e chi al contrario ne lamenta l'arretratezza e l'insensibilità di fronte ai tanti bisogni della società di oggi. C'è chi la vuole più spirituale, più incentrata sulla dottrina cattolica e sui valori cosiddetti non negoziabili e c'è, invece, chi la vorrebbe più presente, più inclusiva e più incisiva nel tessuto sociale, specialmente a favore degli ultimi e delle fasce più deboli. Da una parte c'è chi sogna una Chiesa distaccata da ogni forma di legame mondano e spogliata del potere temporale, dall'altra parte c'è chi la vorrebbe più inserita nelle problematiche e nelle sfide della società d'oggi. Da sempre la Chiesa è stata tirata da destra e da sinistra, in avanti e indietro; nel corso dei secoli è stata forte la tentazione di suddividerla in progressisti, moderati e conservatori. Ovviamente il nuovo Papa non potrà non tener conto di tutte le sensibilità presenti nella Chiesa. Ma al giorno d'oggi, ha senso avere la nostalgia di un passato glorioso del Papato, ma di una gloria umana, forse troppo umana? Purtroppo, alcuni gesti di Papa Francesco sono stati visti dai più conservatori come una minaccia alla dignità del papato e la sua vicinanza al popolo è stata scambiata per "populismo". C'è chi invoca una "restaurazione" nella Chiesa cattolica. Ma già Benedetto XVI spiegava che, se per "restaurazione si intende un tornare indietro, allora nessuna restaurazione è possibile. La Chiesa va avanti verso il compimento della storia, guarda innanzi al Signore che viene. No: indietro non si torna né si può tornare". Ovviamente, occorre cercare un sano equilibrio per evitare aperture esagerate o sconsiderate verso quel mondo agnostico, laicista, relativista e ateo che chiede a tutti i costi lo "snaturamento" della Chiesa e il suo adeguamento indiscriminato al mondo moderno. Sono convinto che la realtà della Chiesa di oggi non può più sopportare la dicotomia tra "conservatori" e "progressisti"; abbiamo urgente bisogno di nuovi profeti, di un Papa che sia capace di andare oltre questi schieramenti di parte che sono troppo mondani e fanno tanto male alla Chiesa. Non dobbiamo pensare la Chiesa in termini di "partiti" o di "cordate". Purtroppo, la faziosità non è estranea nella vita di alcuni uomini di chiesa. E' innegabile che quest'ultimo periodo della nostra storia sia stato segnato da profondi mutamenti e turbamenti globali a livello sociale, culturale, etico, economico, sanitario e politico. La Chiesa, con Papa Francesco, si è trovata in mezzo a gravi sconvolgimenti epocali; e le guerre che attualmente insanguinano con inaudita crudeltà i popoli in diverse parti del mondo - la cosiddetta guerra mondiale a pezzi, come la chiamava Papa Francesco - responsabilizzano ancora di più i Pastori della Chiesa; e il nuovo Papa dovrà continuare a gridare con tutte le sue forze e con tutta la sua autorità morale: basta guerre! Tacciano le armi di questa inutile strage! Papa Francesco ci lascia un ricco patrimonio di gesti e di testi che dobbiamo valorizzare e studiare. Non bisogna disperdere quello che ci ha insegnato sulle esigenze radicali del Vangelo e l'opzione preferenziale per gli ultimi. Forse, molti si aspettavano da questo pontificato radicali cambiamenti e riforme strutturali nella Chiesa. Francesco ha avviato tanti processi, su diversi fronti, che richiedono di essere portati avanti dal nuovo Papa; ha scelto di annunciare il Vangelo all'uomo d'oggi, non solo con le parole ma soprattutto con la testimonianza di una vita cristiana coerente, con il linguaggio dei segni, dei gesti carichi di umanità, di tenerezza, di compassione, di accoglienza di tutti nello stato di vita in cui si trovano, dando a tutti la possibilità della conversioneChi si aspettava grandi riforme strutturali da parte di Francesco forse è rimasto deluso; ma la vera riforma, o meglio la rivoluzione di  Francesco, è stata soprattutto quella della tenerezza, la cui fonte è il cuore misericordioso di Dio nei confronti dell'uomo peccatore. Papa Bergoglio ha messo i presupposti per la realizzazione di quelle riforme necessarie alla Chiesa del nostro tempo e ci ha insegnato lo stile per realizzarle, non perdendo mai di vista l'uomo con tutte le sue fragilità e miserie. I cantieri su alcuni temi più urgenti del nostro tempo sono stati aperti; il nuovo Successore dell'Apostolo Pietro, con profondo spirito di discernimento, dovrà fare alcune scelte prioritarie per rendere comprensibile e credibile l'annuncio del Vangelo in un mondo che cambia in maniera accelerata; avrà il delicato compito di continuare a lavorare per tessere sempre di più l'unità della Chiesa, armonizzando le diversità e le tante sensibilità, senza cedere al rischio dell'uniformità e dell'appiattimento. Le riforme avviate da Papa Francesco, particolarmente quelle che si riferiscono alla sinodalita', richiedono di essere sempre più capite e incarnate nella vita della Chiesa e nel vissuto di ogni cristiano. Il Cardinale Pietro Parolin, nell'omelia della Messa del 27 aprile 2025 nel sagrato della Basilica di San Pietro, ricordando Papa Francesco, ha detto: "La Sua eredità dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri. La misericordia ci riporta al cuore della fede. Ci ricorda che non dobbiamo interpretare il nostro rapporto con Dio e il nostro essere Chiesa secondo categorie umane o mondane, perché la buona notizia del Vangelo è anzitutto la scoperta di essere amati da un Dio che ha viscere di compassione e di tenerezza per ciascuno di noi a prescindere dai nostri meriti; ci ricorda, inoltre, che la nostra vita è intessuta di misericordia: noi possiamo rialzarci dopo le nostre cadute e guardare al futuro solo se abbiamo qualcuno che ci ama senza limiti e ci perdona. E, perciò, siamo chiamati all’impegno di vivere le nostre relazioni non più secondo i criteri del calcolo o accecati dall’egoismo, ma aprendoci al dialogo con l’altro, accogliendo chi incontriamo lungo il cammino e perdonando le sue debolezze e i suoi errori. Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco".




26 aprile 2025

PAPA FRANCESCO LASCIA UN TESTAMENTO SPIRITUALE PER LA CHIESA DEL FUTURO

L'EREDITA' DI FRANCESCO

«LA CHIESA NON È UN CASTELLO SITUATO IN ALTO CHE GUARDA IL MONDO... LA CHIESA CHE CAMMINA SARA' SEMPRE PIU' UNIVERSALE» 

«Il vento dello Spirito non ha smesso di soffiare. Fate buon viaggio, fratelli e sorelle»

di Antonino Legname

«Una Chiesa chiusa, spaventata, è una Chiesa morta» - ha scritto Papa Francesco nella sua autobiografia intitolata "Spera" (ed. Mondadori, Milano 2025), che doveva essere pubblicata come un lascito dopo la sua morte e che, invece - come spiega il biografo Carlo Musso – il Papa ha deciso di farla conoscere subito nell’anno giubilare dedicato alla speranza. Ed è soprattutto nell’ultimo capitolo “Io sono solo un passo” che Francesco traccia un breve profilo della Chiesa del futuro, come il suo "Testamento Spirituale".  «La Chiesa deve crescere nella creatività, nella comprensione delle sfide della contemporaneità, aprirsi al dialogo, non chiudersi nel timore.  Bisogna avere fiducia nello Spirito, che è il motore e la guida della Chiesa e che sempre fa chiasso. Basta pensare al racconto della Pentecoste sugli apostoli, che fu un baccano pazzesco: “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano” (Cfr. At 2,2). Lo Spirito è il Paràclito, colui che sostiene e accompagna nel cammino, è soffio di vita, non un gas anestetizzante». E a proposito del rischio della rigidità nella Chiesa, Francesco ribadisce quello che ha rimarcato in tante occasioni: «La rigidità non è cristiana, perché nega questo movimento dello Spirito. La rigidità è settaria. La rigidità è autoreferenziale. La rigidità è un’eresia quotidiana. Confonde la Chiesa con una fortezza, un castello situato in alto che guarda il mondo e la vita con distanza e sufficienza, invece di abitarvi dentro». Papa Francesco esorta: «Dobbiamo uscire dalla rigidità, che non vuol dire cadere nel relativismo, ma andare avanti, scommettere. E dobbiamo sfuggire alla tentazione di controllare la fede, perché il Signore Gesù non va controllato, non ha bisogno né di badanti né di guardiani. Lo Spirito è libertà. E la libertà è anche rischio. La Chiesa che cammina sarà sempre più universale, e il suo futuro e la sua forza verranno anche dall’America Latina, dall’Asia, dall’India, dall’Africa, lo si vede già dalla ricchezza delle vocazioni». Francesco chiede «il coraggio di una conversione ecclesiale, non di una pavidità nostalgica». E ci tiene a precisare che è proprio con questo spirito che nel dicembre 2024 ha creato altri 21 nuovi cardinali dai diversi continenti: «Perché siano il volto sempre più autentico dell’universalità della Chiesa. E con l’intendimento che il titolo di “servo” – questo è il senso del ministero – offuschi sempre più quello di “eminenza”». Francesco mette in evidenza che «nel mondo d’oggi abbiamo bisogno di far corrispondere alla crescita delle innovazioni scientifiche e tecnologiche una sempre maggiore equità e inclusione sociale. Mentre scopriamo nuovi pianeti lontani, dobbiamo riscoprire i bisogni del fratello e della sorella che ci orbitano attorno. Solo l’educazione alla fraternità e a una solidarietà concreta può superare la “cultura dello scarto”». Il mondo d’oggi ha estremo ed urgente bisogno di speranza e «per noi cristiani il futuro ha un nome e questo nome è speranza». Papa Francesco spiega: «Avere speranza non significa essere ottimisti ingenui che ignorano il dramma del male dell’umanità. La speranza è la virtù di un cuore che non si chiude nel buio, non si ferma al passato, non vivacchia nel presente, ma sa vedere lucidamente il domani». Non c’è dubbio che l’incontro con gli altri è «un’occasione concreta per incontrare Cristo stesso. L’evangelizzazione, nel nostro tempo, sarà possibile per contagio di gioia e di speranza. Dove c’è davvero il Vangelo, non la sua ostentazione, non la sua strumentalizzazione, ma la sua presenza concreta, c’è sempre rivoluzione. Una rivoluzione nella tenerezza».

Francesco delinea i tratti della tenerezza cristiana: «è l’amore che si fa vicino e concreto. È usare gli occhi per vedere l’altro, usare le orecchie per sentire l’altro, per ascoltare il grido dei piccoli, dei poveri, di chi teme il futuro; ascoltare anche il grido silenzioso della nostra casa comune, della terra contaminata e malata. E dopo il guardare, dopo l’ascoltare, non c’è il parlare. C’è il fare. Bisogna essere umili, lasciare spazio al Signore, non alle nostre finte sicurezze. Non è debolezza la tenerezza: è vera forza. È la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più forti e coraggiosi. Percorriamola, lottiamo con tenerezza e con coraggio. Percorretela, lottate con tenerezza e con coraggio». E come a volersi congedare, Francesco conclude: «Io sono solo un passo … Il vento dello Spirito non ha smesso di soffiare. Fate buon viaggio, fratelli e sorelle».


25 aprile 2025

IL PAPA DELLA GENTE RAGGIUNGE LA CASA DEL PADRE

L'UMANESIMO EVANGELICO DI FRANCESCO

SULLA ROTTA TRACCIATA DAL CONCILIO


di Antonino Legname

Il 21 aprile 2025 alle ore 07:35 Papa Francesco ha lasciato questa abitazione terrena per raggiungere la Casa del Padre. Con questa breve nota desidero salutare con grande commozione e gratitudine Francesco per tutto il bene che ha saputo seminare nella Chiesa e nel mondo in questi 12 anni di Pontificato. La sua umanità, fatta di semplicità nei gesti e nelle parole, mi ha accompagnato nel mio ministero pastorale in tutto questo tempo. Il suo Magistero, impregnato di umanesimo, radicato nel Vangelo ed ispirato al Concilio Vaticano II, è stato "integrale", perché ha cercato di tessere legami sempre più stretti e profondi tra gli esseri umani, perché "fratelli tutti". Un tema importante del suo pontificato è stato quello dell'ecologia integrale; diceva che, quando maltrattiamo la natura, maltrattiamo anche gli esseri umani e la prospettiva deve essere quella di aver cura del creato e di promuovere una vera ecologia del cuore capace di armonizzare la dimensione umana con quella spirituale nel rispetto delle differenze riconciliate. Francesco ha cercato di promuovere ancora di più un umanesimo "popolare", perché l'annuncio del Vangelo è dovere di tutto il popolo di Dio; in tale prospettiva si colloca la sua "teologia del popolo". La dimensione sinodale della Chiesa è un cantiere ancora aperto nel quale bisogna continuare a lavorare molto e con convinzione, anche per debellare la piaga del clericalismo. In tantissime occasioni, Francesco ha esortato i Pastori della Chiesa ad essere più vicini alla gente, ad avere l'odore delle pecore e a non lasciarsi anestetizzare dallo spirito mondano. Con l'umanesimo "solidale" il Santo Padre ci ha voluto insegnare a non vedere nell'altro un nemico, un concorrente o un numero, ma un fratello da amare; questo deve spingerci a dialogare sempre con tutti nel rispetto e a chinarci con tenerezza, comprensione e compassione davanti al fratello bisogno e fragile. Da qui la necessità di una "Chiesa in uscita" capace di raggiungere le periferie geografiche ed esistenziali. Il suo umanesimo è stato anche "inclusivo" e ci ha ricordato che nella Chiesa c'è posto per tutti: "non abbiamo il diritto di escludere gli altri, né tantomeno di giudicarli e di chiudere loro le porte. Anche alla radice delle piccoli o grandi guerre - dice Francesco - c'è sempre la volontà dell'esclusione". Pertanto, occorre imparare a spalancare le braccia, come Gesù sulla croce, per accogliere tutti, perché Dio si può incontrare ovunque e per la sua misericordia nessuno è legato irrimediabilmente al proprio passato di peccato. E mi piace sottolineare che l'umanesimo di Papa Francesco è anche "gioioso": il tema della gioia ricorre spesso nei suoi discorsi e Lui per primo aveva il senso dell'umorismo e ringraziava il Signore per non avergli tolto il buon umore, perché - come diceva - "una sequela triste è una triste sequela". Bisogna servire Dio con la gioia del cuore. Papa Francesco ci lascia un ricco patrimonio di insegnamenti carichi di umanità evangelica; i suoi numerosi gesti di vicinanza e di accoglienza continueranno ad illuminare il mio cammino umano e il mio ministero sacerdotale. 

Sono certo che il nuovo Successore dell'Apostolo Pietro saprà considerare e valorizzare il Magistero di Papa Francesco nella continuità innovativa e sulla rotta del Concilio Vaticano II, nella consapevolezza che il soffio vivificante dello Spirito Santo spinge la Chiesa sempre in avanti, anche in mezzo alle tempeste e alle contraddizioni della storia. Riposa in pace, Francesco,  prega per noi, per la Chiesa e per il mondo intero! Maria Santissima, con la sua tenerezza di Madre, ti accompagni tra le braccia misericordiose di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo.



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