Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

giovedì 10 ottobre 2019

ANDARE INCONTRO E NON CONTRO GLI ALTRI


LA CHIESA APERTA A TUTTI
Francesco: «La fede in Dio che professo mi rende amichevole oppure ostile verso chi è diverso da me?»
Papa Francesco durante l'Udienza Generale del Mercoledì 9 ottobre 2019 (foto da vatican.va)

di Antonino Legname

«Non si devono combattere le persone, ma il male che ispira le loro azioni», ha detto Papa Francesco nella Catechesi dell’Udienza Generale del mercoledì 9 ottobre 2019. Parlando di San Paolo, il Pontefice ha ricordato che prima della conversione viene descritto come un giovane «intransigente». Francesco spiega che l’intransigente è «uno che manifesta intolleranza verso chi la pensa diversamente da sé, assolutizza la propria identità politica o religiosa e riduce l’altro a potenziale nemico da combattere. Un ideologo». Il Vescovo di Roma ribadisce che «in Saulo la religione si era trasformata in ideologia: ideologia religiosa, ideologia sociale, ideologia politica». Solo l’incontro con Cristo riuscì a neutralizzare la «condizione rabbiosa» di Saulo, e a trasformarlo radicalmente fino al punto da fargli considerare «spazzatura» ciò che prima era per lui gloria. Il Papa invita ciascuno ad interrogarsi: «come vivo la mia vita di fede? Vado incontro agli altri oppure sono contro gli altri? Appartengo alla Chiesa universale (buoni e cattivi, tutti) oppure ho una ideologia selettiva? Adoro Dio o adoro le formulazioni dogmatiche? Com’è la mia vita religiosa? La fede in Dio che professo mi rende amichevole oppure ostile verso chi è diverso da me?». Sono domande che ci interpellano come cristiani e ci obbligano a fare un profondo esame di coscienza alla luce dell’esperienza di Saulo, il quale, mentre è «tutto intento ad estirpare la comunità cristiana, il Signore è sulle sue tracce per toccargli il cuore e convertirlo a sé». Quel duplice richiamo «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9,4) manifesta chiaramente che Gesù risorto si identifica con quanti credono in Lui e soffrono. Papa Francesco commenta: «colpire un membro della Chiesa è colpire Cristo stesso! Anche coloro che sono ideologi perché vogliono la “purità” – tra virgolette – della Chiesa, colpiscono Cristo». La luce di Cristo abbaglia Saulo e la sua cecità esteriore diventa il segno di quella cecità interiore nei confronti di Cristo, che è verità. Il Vescovo di Roma annota che «da quel “corpo a corpo” tra Saulo e il Risorto prende il via una trasformazione che mostra la “pasqua personale” di Saulo, il suo passaggio dalla morte alla vita» e Paolo riceve il battesimo. Durante i saluti ai Pellegrini che partecipavano all’Udienza Generale, Papa Francesco ribadisce: «Chiediamo al Padre, seguendo Paolo, di insegnarci a non combattere le persone, ma il male che le ispira, non ad andare gli uni contro gli altri, ma a volerle incontrare».

martedì 8 ottobre 2019

«IL BRUTTO CAMMINO DALLA FEDE ALL’IDEOLOGIA»


LA STORIA DI UN TESTARDO
Francesco: «Al Signore, i nostri peccati non gli fanno schifo, Lui si avvicina come si avvicinava ad accarezzare i lebbrosi, i malati»


Papa Francesco celebra la Messa a Santa Marta, 8 settembre 2019 (Foto da Vatican.va)

di Antonino Legname

«Giona è il modello di quei cristiani “a patto che”, cristiani con condizioni. “Io sono cristiano ma a patto che le cose si facciano così” – “No, no, questi cambiamenti non sono cristiani” – “Questo è eresia” – “Questo non va” … Cristiani che condizionano Dio, che condizionano la fede e l’azione di Dio» ha detto Papa Francesco nella Meditazione della Messa a Santa Marta l’8 ottobre 2019. La Sacra Scrittura ci racconta che tra Dio e il profeta Giona il rapporto fu conflittuale. Il profeta si aspettava l’intervento di Dio per castigare duramente il popolo di Ninive, che inizialmente non dava ascolto a Giona e non mostrava segni di conversione. 
Ma quando alla predicazione di Giona la gente incominciò ad ascoltare la parola del profeta e a cambiare vita, «Dio ‘si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece’». Papa Francesco non esita a definire la storia di Giona «storia di un testardo», che «si arrabbia contro il Signore perché troppo misericordioso e perché compie il contrario di ciò che aveva minacciato di fare per bocca dello stesso profeta». Giona si scandalizza della tenerezza di Dio. Il Pontefice annota che, mentre «Giona è testardo con le sue convinzioni della fede, il Signore è testardo nella sua misericordia: non ci lascia mai, bussa alla porta del cuore fino alla fine». Purtroppo, anche nella Chiesa di oggi ci sono tanti cristiani «testardi», arroccati nelle loro idee che degenerano in «ideologia» e – lamenta il Papa – questo «è il brutto cammino dalla fede all’ideologia». Francesco spiega che i cristiani che ideologizzano la fede lo fanno perché hanno paura. Di cosa? Hanno paura «di crescere, delle sfide della vita, delle sfide del Signore, delle sfide della Storia», perché sono attaccati alle loro convinzioni e alle loro ideologie. E in questo modo essi si allontanano dalla comunità, «hanno paura di mettersi nelle mani di Dio e preferiscono giudicare tutto, ma dalla piccolezza del proprio cuore». Il Vescovo di Roma conclude delineando due figure di Chiesa oggi: «la Chiesa di quegli ideologi che si accovacciano nelle proprie ideologie, e la Chiesa che fa vedere il Signore che si avvicina a tutte le realtà, che non ha schifo». Espressione forte per dire che «al Signore, i nostri peccati non gli fanno schifo, Lui si avvicina come si avvicinava ad accarezzare i lebbrosi, i malati. Perché Lui è venuto per guarire, Lui è venuto per salvare, non per condannare».

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