Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

martedì 24 dicembre 2019

IL NATALE È LA CAREZZA DI DIO ALL’UMANITA’


IL PIU' GRANDE SPETTACOLO 

DOPO IL BIG BANG

Francesco: "Il Dio che non ha storia ha voluto fare storia"



di Antonino Legname

L'incarnazione del Figlio di Dio è il più grande “spettacolo” dopo il big bang, mai visto nella storia degli uomini: Dio si fa uomo. Quando giunse la pienezza dei tempi, cioè quando i tempi furono maturi, Dio si è rivelato in Gesù Cristo. Papa Francesco spiega che la “pienezza dei tempi” non coincide con il momento storico in cui era dominante la geopolitica dell'impero romano; non era quello il tempo migliore. Ma la «pienezza» si deve comprendere a partire da Dio e dalla sua decisione di realizzare le sue promesse messianiche. “Non è la storia che decide della nascita di Cristo; è, piuttosto, la sua venuta nel mondo che permette alla storia di giungere alla sua pienezza”. La “pienezza dei tempi”, dunque, è il momento in cui l'amore di Dio diventa talmente forte ed incontenibile da richiedere di essere travasato nell'umanità: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16). Quando Dio decide di entrare in prima persona nella storia umana quello è il momento in cui si realizza la «pienezza dei tempi». “Il culmine della forza di Dio, della salvezza di Dio, è stato proprio nell’incarnazione del Verbo” - ha ricordato Francesco. Perché Dio si è incarnato? Il Papa risponde: “Per permetterci di conoscerlo, accoglierlo e seguirlo, il Figlio di Dio ha assunto la nostra carne, e così la sua visione del Padre è avvenuta anche in modo umano, attraverso un cammino e un percorso nel tempo. La fede cristiana è fede nell’Incarnazione del Verbo e nella sua Risurrezione nella carne; è fede in un Dio che si è fatto così vicino da entrare nella nostra storia”. Papa Francesco ci ricorda che “Gesù è venuto proprio per colmare la distanza tra l’uomo e Dio: se Egli è tutto dalla parte di Dio, è anche tutto dalla parte dell’uomo, e riunisce ciò che era diviso”. L'incarnazione del Verbo di Dio non è una «finzione» - ha osservato Francesco: “in Cristo Dio non si è mascherato da uomo, si è fatto uomo e ha condiviso in tutto la nostra condizione. Lungi dall’essere chiuso in uno stato di idea o di essenza astratta, ha voluto essere vicino a tutti quelli che si sentono perduti, mortificati, feriti, scoraggiati, sconsolati e intimiditi”. Mi sembra un'ottima ragione per comprendere l'avventura di Dio sulla terra. “Egli osserva, ode, conosce, scende, libera. Dio non è indifferente. È attento e opera […]. Nel suo Figlio Gesù, Dio è sceso fra gli uomini, si è incarnato e si è mostrato solidale con l’umanità, in ogni cosa, eccetto il peccato. Gesù si identificava con l’umanità”. Dio, dunque, non è indifferente ai bisogni dell'uomo, ma “si rivela, fin dagli inizi dell’umanità come Colui che si interessa alla sorte dell’uomo. Quando più tardi i figli di Israele si trovano nella schiavitù in Egitto, Dio interviene nuovamente. Dice a Mosè: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco, infatti, le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo”. Papa Francesco ci assicura che “Dio si immischia nelle nostre miserie, si avvicina alle nostre piaghe e le guarisce con le sue mani; e per avere mani si è fatto uomo”. In Isaia (65, 17-21) leggiamo: “il Signore ci dice che crea nuovi cieli e nuove terre, cioè «ri-crea» le cose”, ha fatto notare Francesco, ricordando anche che “parecchie volte abbiamo parlato di queste «due creazioni» di Dio: la prima, quella che è stata fatta in sei giorni, e la seconda, quando il Signore «rifà» il mondo, rovinato dal peccato, in Gesù Cristo”. E, ha puntualizzato: “la prima è già una creazione meravigliosa; ma la seconda, in Cristo, è ancor più meravigliosa”. In un'altra occasione Francesco ha ribadito: “Dio aveva creato il mondo; l’uomo è caduto in peccato; viene Gesù a ri-creare il mondo […], ri-crea quell’uomo da peccatore in giusto: lo ri-crea come giusto”. Essere ri-creati significa essere trasformati dalla grazia che porta Gesù. A volte si pensa che è difficile lasciarsi trasformare e ri-creare dal Signore; ma occorre coraggio, come profetizza Isaia: «Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio». È un “Dio che ha voluto farsi storia. È con noi […]. Dio cammina con il suo popolo, non ha voluto venire a salvarci senza storia; lui ha voluto fare storia con noi”. «Dio ha una storia?». Come è possibile visto che «Dio è eterno»? È vero, ha spiegato Francesco, “ma dal momento che Dio è entrato in dialogo con il suo popolo, è entrato nella storia. E quella di Dio con il suo popolo è una storia triste perché Dio ha dato tutto e in cambio soltanto ha ricevuto cose brutte”. Dio cammina con il suo popolo, fatto di santi e di criminali peccatori. Dio, l'eterno, decide di entrare nel tempo e nella storia umana per camminare accanto al suo popolo; Egli, in Gesù, si fa uno di noi. “E questo ci parla, ci dice dell’umiltà di Dio, il quale è tanto grande e potente proprio nella sua umiltà. Egli ha voluto camminare con il suo popolo. E quando il suo popolo si allontanava da lui con il peccato, con l’idolatria, tante cose che vediamo nella Bibbia, Lui era lì […]. Dio sempre aspetta, Dio è accanto a noi. Dio cammina con noi. È umile. Ci aspetta sempre. Gesù sempre ci aspetta. Questa è l’umiltà di Dio”. Dobbiamo ancora imparare molto dell'umiltà di Dio! “Noi che siamo orgogliosi, pieni di vanità e ci crediamo grande cosa, siamo niente! Lui, il grande, è umile e si fa bambino”. Con la creazione del mondo Dio si è, in un certo senso, compromesso con l'umanità e, nonostante i nostri continui attentati per rovinare quello che Lui ha fatto, Egli “si impegna a mantenerlo vivo”. L'opera più grande di Dio nei confronti dell'umanità è quella di aver donato suo Figlio, e “in Gesù, Dio si è impegnato in maniera completa per restituire speranza ai poveri, a quanti erano privi di dignità, agli stranieri, agli ammalati, ai prigionieri, e ai peccatori che accoglieva con bontà”. Il peccato è insito nella natura umana corrotta, ma Dio, attraverso l'incarnazione di Gesù, si avvicina all'umanità per offrire conforto, misericordia e perdono. “È questo l’impegno di Dio e per questo ha mandato Gesù: per avvicinarsi a noi, a tutti noi e aprire la porta del suo amore, del suo cuore, della sua misericordia”. È questo il modo concreto con il quale Dio accarezza l'uomo peccatore. E chi è stato toccato dalla misericordia del Padre è chiamato, attraverso l'impegno e la testimonianza, a portare la carezza di Dio “a quelli che hanno bisogno, a quelli che hanno una sofferenza nel cuore o sono tristi”. L'Incarnazione del Verbo divino è “la carezza di Dio sulle nostre piaghe, sui nostri sbagli, sui nostri peccati”. Se vogliamo incontrare il Figlio di Dio che si è fatto uomo dobbiamo anzitutto «entrare nel mistero», attraverso lo stupore, la contemplazione e il silenzio senza perdere il contatto con la realtà. In altre parole, entrare nel mistero significa: “non chiudersi in sé stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non negarli, non eliminare gli interrogativi […]. Entrare nel mistero significa andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione”. Per entrare nel mistero di Cristo bisogna essere umili; “l'umiltà di abbassarsi - spiega Papa Francesco - di scendere dal piedestallo del nostro io tanto orgoglioso, della nostra presunzione; l’umiltà di ridimensionarsi, riconoscendo quello che effettivamente siamo: delle creature, con pregi e difetti, dei peccatori bisognosi di perdono. Per entrare nel mistero ci vuole questo abbassamento che è impotenza, svuotamento delle proprie idolatrie […] adorazione. Senza adorare non si può entrare nel mistero”.

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