Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

lunedì 4 maggio 2020

NELLA CHIESA C’E’ POSTO PER TUTTI


NO ALLA PSICOLOGIA DELLA DIVISIONE
Francesco: «Dire noi siamo i giusti, gli altri i peccatori” per creare divisione, è una malattia della Chiesa che nasce dalle ideologie o dai partiti religiosi»

(Foto da Vatican.va)

di Antonino Legname

Anche nella Chiesa, in nome della «purezza della legge», ci può essere la tentazione di dividere gli uomini in buoni e cattivi, in giusti e peccatori. Papa Francesco, nella Meditazione della Messa a Santa Marta il 4 maggio 2020, ha detto che «c’è sempre nella Chiesa – e tanto nella Chiesa primitiva, perché non era chiara la cosa – questo spirito di “noi siamo i giusti, gli altri i peccatori”. Questo “noi e gli altri”, “noi e gli altri”, le divisioni: “Noi abbiamo proprio la posizione giusta davanti a Dio”. Invece ci sono “gli altri”, si dice anche: “Sono i “condannati”». Questo modo di pensare era comune al tempo di Gesù e c’erano almeno quattro partiti religiosi – ricorda Francesco - «il partito dei farisei, il partito dei sadducei, il partito degli zeloti e il partito degli esseni, e ognuno interpretava la legge secondo “l’idea” che aveva». E talmente erano radicati nella loro convinzione che rimproveravano Gesù «di entrare in casa dei pubblicani – che erano peccatori, secondo loro – e a mangiare con loro, con i peccatori, perché la purezza della legge non lo permetteva; e non si lavava le mani prima del pranzo … sempre quel rimprovero che fa divisione». Il Pontefice non esita a definire patologico il comportamento di chi cerca e favorisce la divisione appellandosi alla purezza, a volte formalistica, della legge: «questa è una malattia della Chiesa, una malattia che nasce dalle ideologie o dai partiti religiosi». A volte si rischia di assolutizzare la propria idea fino al punto da subordinare il bene dell’unità alla divisione. Papa Francesco racconta che un Cardinale emerito, che vive in Vaticano, diceva ai suoi fedeli: “La Chiesa è come un fiume, sai? Alcuni sono più di questa parte, alcuni dell’altra parte, ma l’importante è che tutti siano dentro al fiume”. Francesco aggiunge: «Questa è l’unità della Chiesa. Nessuno fuori, tutti dentro», ciascuno con le proprie peculiarità, che non devono essere assolutizzate o imposte agli altri. Gesù è il Buon Pastore che ha a cuore la salvezza di «tutte» le pecorelle, anche di quelle che «non provengono da questo recinto». E nella parabola della festa di nozze si dice che il padrone arrabbiato per aver ricevuto il rifiuto degli invitati, manda a cercare gli «altri», «grandi e piccoli, ricchi e poveri, buoni e cattivi». Francesco sottolinea con forza questo «tutti», per ribadire che il Signore «è venuto per tutti ed è morto per tutti». E a qualcuno che avesse il dubbio che Gesù «è morto anche per quel disgraziato che mi ha reso la vita impossibile», il Papa risponde: «È morto pure per lui». Ma anche “per quel brigante?”». La risposta è  “sì”: «è morto per lui. Per tutti. E anche per la gente che non crede in lui o è di altre religioni: per tutti è morto». Non dobbiamo mai dimenticare che «abbiamo un solo Redentore, una sola unità». Pertanto, bisogna vincere la tentazione della divisione e del partitismo nella Chiesa. Non hanno senso le cosiddette cordate, che sono la malattia di sempre; «anche Paolo l’ha sofferta: “Io sono di Paolo, io sono di Apollo, io sono di questo, io sono dell’altro …”». Papa Francesco ricorda che anche dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa ebbe a soffrire le divisioni: “Io sono di questa parte, io la penso così, tu così …”». Ovviamente, non si tratta di omologare tutte le idee o di livellare il pensiero umano, ma di salvare l’unità della Chiesa nella carità e nella verità, «sotto il pastore Gesù», che è il «pastore di tutti». Il Papa ha voluto pregare il Signore affinché «ci liberi da quella psicologia della divisione, di dividere, e ci aiuti ad essere tutti fratelli» in Gesù «Pastore di tutti».    

ALTRI ARTICOLI