LA GRAZIA
DELLE LACRIME
Francesco: «In
cammino per incontrarci con le nostre radici»
di Antonino Legname
Nella Meditazione della Messa a “Santa Marta”, Papa Francesco
si è soffermato a riflettere sulla tristezza che provoca la nostalgia, fino alle
lacrime. Prendendo lo spunto dalla prima Lettura della Messa del giorno e dal pianto di Neemia, per la situazione del popolo d'Israele esiliato e triste, il
Papa ha colto la situazione di nostalgia che oggi vivono i tanti migranti,
lontani dalla loro patria e dalle loro radici. Non è possibile vivere senza
radici - ha detto Francesco - «un popolo senza radici o che lascia perdere le
radici, è un popolo ammalato». La stessa cosa si può dire di «una persona senza
radici, che ha dimenticato le proprie radici, è ammalata». Per guarire da
questa patologia, i cui sintomi sono la tristezza e la nostalgia, occorre «riscoprire
le proprie radici e prendere la forza per andare avanti, la forza per dare
frutto». Purtroppo, lamenta il Papa, ci sono coloro che fanno resistenze e preferiscono
vivere in esilio, non solo in quello fisico e geografico, ma anche in quello
«psicologico», che «fa tanto male, toglie le radici, ci toglie l’appartenenza».
Non bisogna avere paura di piangere - ha detto il Papa - perché chi ha paura di
piangere, avrà anche la paura di ridere; invece quando si piange di tristezza,
dopo si piangerà di gioia, come recita il Salmo 25: “Chi semina nelle lacrime,
mieterà con giubilo”. E allora - consiglia - Francesco - chiediamo al Signore la
grazia del pianto, di quello che è triste per i peccati e di quello che gioisce,
dopo il pentimento, per il perdono ricevuto; e tutti dobbiamo guardare avanti e
metterci, «in cammino per incontrarci con le nostre radici».