I CANTIERI DELLA SPERANZA
Francesco:
«Sogno un’Europa “universitaria e madre”»
di Antonino Legname
«Quanto sarebbe bello che le aule delle università fossero cantieri di
speranza, officine dove si lavora a un futuro migliore, dove si impara a
essere responsabili di sé e del mondo!» - ha detto Papa Francesco il 1° ottobre
2017, nel suo Discorso agli Studenti e al Mondo Accademico di Bologna. Il
Pontefice ha spiegato che la parola universitas <contiene l’idea del tutto
e quella della comunità> ed ha ricordato che l'università, per sua natura, ha un carattere
universale, deve aiutare gli studenti a non aver paura dell'inclusione e a «sognare
in grande»; i giovani non devono accontentarsi di «piccoli sogni». Bisogna
imparare a coltivare con coraggio una «sana e umana utopia» che faccia sognare
l'avvento di un «nuovo umanesimo europeo». Francesco ha ricordato che i giovani
devono «sognare ad occhi aperti» spinti da due ideali: uno “verticale”, nella consapevolezza che «non si
può vivere davvero senza elevare l’animo alla conoscenza, senza il desiderio di
puntare verso l’alto; e l’altro “orizzontale”: la ricerca va fatta insieme,
stimolando e condividendo buoni interessi comuni». Il Vescovo di Roma ha dato ai
giovani una chiave per riuscire negli studi: «la ricerca del bene». Senza
l'amore, i tesori della conoscenza e i diritti degli uomini e dei popoli
mancherebbero di quell'ingrediente importante che dà sapore a tutto. Il Papa
cita San Domenico, il quale, ad uno scolaro che gli chiedeva dove avesse
studiato e imparato così bene la Sacra Scrittura, rispose: «Ho studiato nel
libro della carità più che in altri; questo libro infatti insegna ogni cosa».
Francesco ha proposto tre diritti che occorre promuovere e difendere nella
società: il Diritto alla cultura, il diritto
alla speranza, il diritto alla pace.
Tali diritti oggi non sono così scontati. Viviamo in un mondo dove i modelli
culturali che spesso vengono presentati ai giovani sono «condizionati da
modelli di vita banali ed effimeri, che spingono a perseguire il successo a
basso costo, screditando il sacrificio, inculcando l’idea che lo studio non
serve se non dà subito qualcosa di concreto». C'è la tendenza a finalizzare lo
studio al profitto economico redditizio ed immediato. Francesco ha detto ai
giovani universitari che il loro compito è quello di «rispondere ai ritornelli
paralizzanti del consumismo culturale con scelte dinamiche e forti, con
la ricerca, la conoscenza e la condivisione». E li ha invitati a lottare «contro
una pseudocultura che riduce l’uomo a scarto, la ricerca a interesse e la
scienza a tecnica». E in merito al diritto alla speranza, il Papa ha spiegato
che questo «è il diritto a non essere invasi quotidianamente dalla retorica
della paura e dell’odio». Purtroppo, al giorno d'oggi siamo sommersi dal
dilagante e inquietante fenomeno delle false notizie o delle frasi impregnate
di populismo, che mortificano il diritto alla speranza. C'è un limite a tutto -
ha detto il Papa - ci deve essere un «limite ragionevole alla cronaca nera,
perché anche la “cronaca bianca”, spesso taciuta, abbia voce». E infine, c'è
anche il diritto alla pace, «come diritto di tutti a comporre i conflitti senza
violenza». Francesco ha ribadito con forza «mai più la guerra, mai più contro
gli altri, mai più senza gli altri!». È molto bella e ricca di speranza la
conclusione di Francesco: «Sogno un’Europa “universitaria e madre” che, memore
della sua cultura, infonda speranza ai figli e sia strumento di pace
per il mondo».