Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

sabato 30 marzo 2019

IL TRIBUNALE DELLA MISERICORDIA DI DIO


LA SACRALITA’ DEL «FORO INTERNO»
E L’INVIOLABILITA’ DEL SIGILLO DELLA CONFESSIONE

Francesco: «I sacerdoti, prima di andare al confessionale, siano consapevoli di essere prima peccatori perdonati e, solo dopo, ministri del perdono»
 
Incontro con i Partecipanti al 30.mo Corso sul "Foro interno", 29 marzo 2019 (Foto da vatican.va)

di Antonino Legname

«Il sigillo sacramentale è indispensabile e nessun potere umano ha giurisdizione, né può rivendicarla, su di esso», ha detto Papa Francesco, il 29 marzo 2019, durante l’incontro con ipartecipanti al 30.mo Corso sul “Foro interno”, organizzato dalla Penitenzeria Apostolica, che è il più antico Tribunale a servizio del Papa. Che cos’è il “Foro interno”? Francesco spiega che è un vero e proprio Tribunale della misericordia che si svolge a livello interno, nella segretezza del dialogo o nella inviolabilità del sigillo sacramentale. Quello che viene detto nel “Foro interno”, non può assolutamente uscire all’esterno, ribadisce Francesco, lamentando che a volte qualcuno ne ha abusato fino al punto di servirsi delle confidenze ricevute in “Foro interno” per operazioni esterne. Francesco è molto esplicito: «mi sono accorto che in alcuni gruppi nella Chiesa, gli incaricati, i superiori – diciamo così – mescolano le due cose e prendono dal foro interno per le decisioni in quello all’esterno, e viceversa. Per favore, questo è peccato! È un peccato contro la dignità della persona che si fida del sacerdote, manifesta la propria realtà per chiedere il perdono, e poi la si usa per sistemare le cose di un gruppo o di un movimento … forse persino di una nuova congregazione». Con forza il Vescovo di Roma ribadisce che il “Foro interno” «è una cosa sacra». Non bisogna dimenticare che la Confessione è il sacramento della misericordia con il quale si riceve l’abbraccio del Signore, che è «capace di cambiare, convertire, risanare e perdonare». Non possiamo negare che oggi sia in crisi il senso del peccato e che l’uomo contemporaneo ha difficoltà a confessarsi. Per questo, si richiede una formazione seria e all’altezza dei tempi dei Confessori che – come dice il Papa – «sappia offrire un servizio sempre più qualificato e capace di manifestare realmente la bellezza della Misericordia divina» che Gesù è venuto a rivelarci. «Il Sacramento della Riconciliazione – ha evidenziato Francesco - è una vera e propria via di santificazione», sia per il confessore sia per il penitente e «l’assoluzione sacramentale, validamente celebrata, ci ridona l’innocenza battesimale, la comunione piena con Dio». Purtroppo, l’uomo è libero di sottrarsi alla comunione con Dio, quando usa male il prezioso dono della libertà. Se un sacerdote confessore vuole prepararsi bene a celebrare il sacramento della Riconciliazione, quando entra nel confessionale, deve essere consapevole che prima di essere ministro del perdono è un peccatore perdonato. Questa coscienza della propria umana fragilità lo disporrà meglio a celebrare il sacramento del perdono e saprà accogliere con umiltà il penitente; e starà attento a non trasformare la confessione in una «sala di tortura», come ha lamentato in diverse occasioni Francesco. E a coloro che vanno a confessarsi, il Papa ha assicurato che il «sigillo sacramentale» nella confessione è sacro e per nessun motivo può essere violato: «esso è indispensabile per la santità del sacramento e per la libertà di coscienza del penitente; il quale deve essere certo, in qualunque momento, che il colloquio sacramentale resterà nel segreto del confessionale, tra la propria coscienza che si apre alla grazia e Dio, con la mediazione necessaria del sacerdote».

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