Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

venerdì 2 marzo 2018

IL MIO RICORDO PERSONALE DI GILLO DORFLES

LE OSCILLAZIONI DEL GUSTO ESTETICO

Dorfles: «È solo in una fraterna e universale volontà di comunicazione e di comunione, che possiamo intravvedere per il futuro il crearsi di un'età più comprensiva, più organica e più formativa per l'umanità». 
 
                                                                                           Gillo Dorfles

 di Antonino Legname

Il 2 marzo 2018, all'età di quasi 108 anni,  è morto Gillo Dorfles. Nel 1993 ebbi il piacere di incontrare e conoscere personalmente Dorfles nella sua casa a Milano; era il periodo in cui preparavo la mia Tesi dottorale in Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana a Roma. Ricordo che durante il colloquio con Dorfles ebbi modo di percepire la particolare sensibilità umana e la notevole apertura intellettuale di questo grande maestro dell'estetica contemporanea. Uno dei grandi meriti di Dorfles è stato quello di essersi addentrato coraggiosamente dentro un campo, quello estetico, minato da innumerevoli equivoci e delimitato da una cortina di incomprensioni. La vera incomprensione è soprattutto quella che si riferisce alla diffusa diffidenza del pubblico nei confronti di molti fenomeni e manifestazioni dell'arte moderna (oggetti industriali, pubblicità, moda, strumenti della comunicazione di massa, ecc.) che hanno scardinato i tradizionali parametri valutativi dell'arte. Non è più possibile continuare a credere che “arte” sia soltanto quella esposta con cura nei musei o che si esprime nelle sale da concerto. E usando il linguaggio di Dorfles, si può dire che nel quadro estetico contemporaneo si delineano due fasi: una cosiddetta “catabolica” (cioè, di stanchezza e di rapido consumo di certe forme artistiche) sempre più in declino, e un'altra fase “anabolica” (che include le espressioni artistiche non ancora usurate e pertanto in ascesa perché hanno saputo trasgredire i canoni di certa arte cosiddetta “avanguardista”).
Il 1° aprile 1993 Gillo Dorfles mi scrisse la seguente lettera autografa:
«Caro don Legname,
ho ricevuto con molto piacere il suo “poderoso” volume e trovo che lei ha saputo sviscerare la mia opera in modo davvero esemplare e oltretutto originale - non solo perché ha interpretato con grande accortezza il mio pensiero, ma perché gli ha dato una “sistematicità” che forse non presentava. In altre parole: se io avessi il coraggio e la pazienza di riscrivere alcuni dei miei libri in base alle sue osservazioni, credo che risulterebbero più chiari e organici! Grazie, dunque, per avermi fatto avere la sua tesi e mi darebbe piacere se fosse possibile vederla - almeno in parte - pubblicata».
                                                                                                         Gillo Dorfles

La mia tesi dottorale in filosofia fu pubblicata integralmente per la Pontificia Università Gregoriana nel 1994, con il titolo: «La filosofia dell'arte di Gillo Dorfles», e nello stesso anno l'Edizione Agape di Catania la pubblicò con il titolo: «La triade semantica. La vita dell'arte e l'arte della vita nella filosofia di Gillo Dorfles». La Premessa al libro fu redatta da Gillo Dorfles e ne conservo con cura il manoscritto.


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