Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

sabato 26 settembre 2020

DAL NAZIONALISMO ALLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

LE GRANDI SFIDE IN TEMPO DI COVID-19 

Francesco: "La crisi attuale ci ha dimostrato che la solidarietà non può essere una parola o una vuota promessa" 

 


di Antonino Legname

 "Attualmente il nostro mondo è colpito dalla pandemia del Covid-19 che ha portato alla perdita di molte vite. Questa crisi sta cambiando la nostra forma di vita, mettendo in questione i nostri sistemi economici, sanitari e sociali, evidenziando la nostra fragilità di creature", ha detto Papa Francesco nel Videomessaggio indirizzato ai partecipanti alla 75.ma Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York il 25 settembre 2020. Oggi le sorti dell'umanità si giocano tra la corresponsabilità mondiale e l'individualismo nazionalistico che tende ad emarginare i più poveri, i più vulnerabili e gli abitanti delle periferie esistenziali. Francesco mette in evidenza la destabilizzazione nel mondo del lavoro, e consiglia: "per garantire un lavoro degno occorre cambiare il paradigma economico dominante che cerca solo di ampliare il guadagno delle imprese". Il Pontefice mette in guardia dai pericoli del progresso tecnologico selvaggio e robotizzato, quando non è orientato a creare posti di lavoro e quando non serve a rendere il lavoro più degno, più sicuro, meno pesante e opprimente. Questo richiede con urgenza una struttura etica più forte capace di far superare la "cultura dello scarto" che umilia la dignità umana e nega i diritti umani fondamentali. In altre parole, questa negazione "è un attentato contro l'umanità - ha detto il Papa - E questo è il tempo favorevole per rinnovare l'architettura finanziaria internazionale". Le parole di Francesco si fanno più forti quando denuncia un certo immobilismo della Comunità internazionale: "dobbiamo evitare la tentazione di cadere nel nominalismo dichiarazionista con l'effetto di tranquillizzare le coscienze". Insomma, meno parole e più fatti nella lotta contro i flagelli della povertà. Francesco richiama l'attenzione dei Governi sulla necessità di favorire ancora di più l'ecologia integrale per mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico e dell'inquinamento. Il Pontefice chiede alle autorità civili di prestare particolare attenzione ai bambini e ai loro diritti; e cita la giovane coraggiosa Malala Yousafzai, la quale all'Assemblea Generalre delle Nazioni Unite disse: "un bambino, un maestro, un libro, una penna possono cambiare il mondo". Non bisogna dimenticare che i primi educatori dei bambini sono i gentori. La prima educazione del bambino avviene nella famiglia, la quale, purtroppo, continua ad essere attaccata dal cosiddetto "colonialismo ideologico" che la indebolisce sempre di più, specialmente nei più indifesi e vulnerabili: i bambini e gli anziani. E parlando della donna, il Papa ricorda che ancora oggi ci sono molte donne vittime della schiavitù e di molte forme di violenza. Nel discorso di Francesco non poteva mancare il richiamo al disarmo nucleare: "il nostro mondo ha bisogno che l'ONU sia impegnato sempre di più sul fronte della pace anche diminuendo le sanzioni internazionali, abolendo i paradisi fiscali e condonando il debito ai Paesi più poveri. E riflettendo sulla difficile situazione che il mondo sta vivendo a causa della pandemia, il Pontefice ha rimarcato che "da una crisi non si esce uguali: o usciamo migliori o usciamo peggiori". In questo contesto sociale critico, è nostro dovere "ripensare il futuro della nostra casa comune e del progetto comune". Per questo occorre onestà e coerenza nel dialogo per poter migliorare e favorire il "multilateralismo" e la "cooperazione" tra gli Stati. La crisi di oggi sta facendo emergere con più chiarezza i limiti della nostra autosufficienza e la nostra comune fragilità. "La pandemia ci ha mostrato che non possiamo vivere senza l'altro, o peggio l'uno contro l'altro" - ha concluso Francesco - ricordando che le Nazioni Unite furono create per unire e avvicinare i popoli, per essere ponte di solidarietà tra tutti i Paesi della nostro globo. Questo strumento internazionale, che è l'ONU, deve servire a "trasformare la sfida che affrontiamo in una opportunità per costruire insieme il futuro che vogliamo". L'esperienza dolorosa  e drammatica della pandemia deve spingerci  a ripensare non solo il nostro modo di vivere, ma anche i nostri sistemi economici e sociali. Non possiamo negare, infatti, che in questo nostro mondo globalizzato "si stanno ampliando le distanze tra i poveri e i ricchi, la cui radice è l'ingiusta distribuzione delle risorse della terra".

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