Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

lunedì 6 febbraio 2017

PAPA FRANCESCO E LA RELIGIOSITA' POPOLARE



Sant'Agata nella religiosità del popolo

La pietà popolare è per Papa Francesco forza attiva di evangelizzazione ed un canale di trasmissione della fede che possiede al suo interno un efficace antidoto contro il secolarismo.
La pietà popolare tesoro di spiritualità
Dire Catania è dire Sant'Agata e viceversa. Si tratta della religiosità del popolo catanese che nella sua Santa Patrona Agata, Vergine e Martire, si identifica. Possiamo dire che la «pietà» e la «spiritualità popolare» sono un modo legittimo di vivere la fede e una maniera di evangelizzare.
Cosa insegna Papa Francesco sulla religiosità popolare? Il Pontefice sostiene che la «pastorale popolare» sia, non solo la chiave ermeneutica per comprendere meglio l'azione del Popolo di Dio che prega ed opera, ma anche un antidoto potente ed efficace contro la «pastorale clericale»; il «clericalismo», ancora molto diffuso nelle Comunità ecclesiali, può essere superato dalla «religione del popolo», cioè dalla «pietà popolare», che se ben orientata, purificata ed evangelizzata produce frutti abbondanti di bene e manifesta una vera e genuina presenza dello Spirito Santo, il quale “non è solo «proprietà» della gerarchia ecclesiale”.
È quanto mai urgente promuovere e sostenere la pietà popolare in quanto “forza attiva di evangelizzazione, che possiede al suo interno un efficace antidoto contro l'avanzamento del secolarismo [...] ed è un canale di trasmissione della fede".
In Amoris laetitia, n. 208 il Papa ribadisce che “non bisogna … dimenticare i validi contributi della pastorale popolare”. Ma cosa deve fare in concreto la Chiesa per rafforzare la «pastorale popolare»? Il Vescovo di Roma spiega: "La Chiesa è chiamata ad accompagnare e fecondare permanentemente questo modo di vivere la fede dei suoi figli più umili. In questa spiritualità c'è un «ricco potenziale di santità e di giustizia sociale», di cui dobbiamo avvantaggiarci per la Nuova Evangelizzazione. Il cristianesimo popolare deve essere rafforzato con una pastorale popolare". Questo significa che bisogna smettere di considerare il popolo «oggetto» da educare e da evangelizzare.
Il Papa lamenta: "Mi fa male quando si dice: «dobbiamo educare questi» […]. Quando ci avviciniamo al nostro popolo con lo sguardo del buon pastore, quando non ci avviciniamo per giudicare, ma per amare, troviamo che questo modo culturale di esprimere la fede cristiana continua ad essere vivo tra noi specialmente nei nostri poveri […]. Non si tratta solo di manifestazioni di religiosità popolare che dobbiamo tollerare, si tratta di una vera «spiritualità popolare» che si rafforza seguendo il suo proprio cammino […]. Non possiamo trattare la pietà popolare come la cenerentola della casa»".
La «spiritualità e la mistica popolare» devono avere pieno diritto di cittadinanza nell'azione missionaria della Chiesa. Perché "la pietà popolare è una maniera legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa, e una forma di essere missionari […] è frutto della sintesi tra le culture e la fede cristiana". Il popolo è espressione di un ambiente sociale e culturale dentro il quale nasce, vive e cresce! Il Papa insiste nel sostenere che “le diverse espressioni della pietà popolare sono un tesoro di spiritualità per molte famiglie” (AL 318).
E la festa di sant'Agata a Catania riesce ogni anno a coinvolgere migliaia di famiglie che, specialmente nei giorni liturgici in cui si rende omaggio alla Santa Patrona, esprimono con profonda pietà e anche folclore la loro devozione alla martire catanese. Non è forse vero - come ci ricorda il Papa - “che è stato nel silenzio della vita familiare che la maggior parte di noi ha imparato a pregare, ad amare, a vivere la fede? È stato all’interno di una vita familiare, che ha poi assunto la forma di parrocchia, di scuola e di comunità, che la fede è giunta alla nostra vita e si è fatta carne. È stata questa fede semplice ad accompagnarci molte volte nelle diverse vicissitudini del cammino”.
Ma il viaggio della vita non si fa da soli. "Il punto di partenza è di pensare l'uomo come un essere sociale per natura. Nessuno può vivere assolutamente isolato, tutte le azioni delle persone si svolgono dentro un ambiente storico che le condiziona, e l'agire concreto è segnato dalla cultura dentro la quale opera. Nella dinamica della storia, l'uomo crea la cultura e la cultura influenza l'uomo. E in questo senso, neppure la fede fa eccezione! "La fede sempre si esprime culturalmente. Il bambino la apprende dai suoi genitori, dai suoi maestri, dai suoi catechisti, dall'ambiente”.
Quanta tenerezza vedere tante mamme e papà che, avendo fatto un voto a Sant'Agata, vestono i loro bambini ancora piccoli con il saio bianco tipico dei devoti e li portano alla processione della Santa Patrona catanese. In questo senso, possiamo dire che l'amore a Sant'Agata è «viscerale» nel popolo catanese. La fede con cui la nostra gente esprime la sua devozione a Sant'Agata è una grazia divina e anche un atto umano, e pertanto un atto culturale.
Per questo motivo ritengo che in riferimento alla festa popolare di Sant'Agata si possa parlare di un modo culturale e cultuale di apprendere e di esprimere la fede e si possa dire che la maniera semplice, e per certi aspetti anche «folcloristica», in cui la nostra gente manifesta la sua pietà popolare si radica nella vera fede e da questa fede, purificata e alimentata, scaturisce una visione cristiana della vita.
Mons. Antonino Legname

(da Prospettive online: http://www.prospettiveonline.it/node/1001)

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