Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

lunedì 5 giugno 2017

LA CHIESA E' UNITA’ NELLA DIFFERENZA


DOVE C’E’ OMOLOGAZIONE NON C’E’ LIBERTA’ 
Papa Francesco: “Azzerare le chiacchiere che seminano zizzania e le invidie che avvelenano”.




di Antonino Legname

Nell’Omelia della Messa di Pentecoste, il 4 giugno 2017, Papa Francesco ha detto che la vera unità “non è uniformità, ma unità nella differenza”. Il Pontefice ha spiegato che lo Spirito Santo “crea la diversità e l’unità” attraverso un duplice movimento: anzitutto con “fantasia e imprevedibilità, crea la diversità”, favorendo la nascita e lo sviluppo di nuovi carismi nella Chiesa, e poi “realizza l’unità” e ricompone l’armonia, plasmando il popolo nuovo, variegato e nello stesso tempo unito. Questa è la Chiesa universale. Francesco esorta a evitare due tentazioni sempre in agguato e che fanno deviare e irrigidire i cristiani. La prima tentazione è quella di pensare che si possa realizzare la “diversità senza l’unità”. Questo è un grave e pericoloso errore! Purtroppo questo succede quando nella stessa Chiesa “ci si vuole distinguere, quando si formano schieramenti e partiti, quando ci si irrigidisce su posizioni escludenti, quando ci si chiude nei propri particolarismi, magari ritenendosi i migliori o quelli che hanno sempre ragione. Sono i cosiddetti <custodi della verità>. Allora si sceglie la parte, non il tutto, l’appartenere a questo o a quello prima che alla Chiesa; si diventa <tifosi> di parte anziché fratelli e sorelle nello stesso Spirito; cristiani <di destra o di sinistra> prima che di Gesù; custodi inflessibili del passato o avanguardisti del futuro prima che figli umili e grati della Chiesa”. D’altra parte c’è la tentazione di cercare “l’unità senza la diversità”. Anche questo è un modo deformato di vivere la propria appartenenza alla Chiesa, perché si rischia il livellamento, l’appiattimento e “l’unità diventa uniformità”. Il Papa spiega che, quando nella Chiesa o nella pastorale si vuole uniformare tutto, “con l’obbligo di fare tutto insieme e tutto uguale, di pensare tutti sempre allo stesso modo”, non si fa altro che mortificare la libera creatività dei battezzati, che è frutto dello Spirito; e allora “l’unità finisce per essere omologazione e non c’è più libertà”.  Non bisogna avere paura delle novità dello Spirito; è Lui che riporta tutto all’unità e armonizza le diversità. Da parte nostra deve esserci lo sforzo di essere costruttori di unità dentro le nostre Comunità. Francesco ci offre un consiglio su come farci carico dell’unità tra tutti: “azzerare le chiacchiere che seminano zizzania e le invidie che avvelenano”. Non si può essere uomini e donne di Chiesa senza essere uomini e donne di comunione, che sanno condividere “la gioia pluriforme dello Spirito Santo”. Non si può costruire l’unità della Chiesa senza il collante del “perdono”. Il Papa spiega che “il perdono è il dono all’ennesima potenza, è l’amore più grande, quello che tiene uniti nonostante tutto, che impedisce di crollare, che rinforza e rinsalda. Il perdono libera il cuore e permette di ricominciare: il perdono dà speranza, senza perdono non si edifica la Chiesa”. Non si tratta solo si ricevere il perdono da Dio e dagli altri, ma anche di donare il perdono a chi ci ha fatto del male. Impariamo prima a correggere noi stessi per poter poi “correggere gli altri nella carità”.

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