Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

venerdì 17 aprile 2020

LA FAMILIARITA’ CON IL SIGNORE È QUOTIDIANA E COMUNITARIA


NO ALLA CHIESA VIRALIZZATA
Francesco: «Prima della Pasqua, quando è uscita la notizia che io avrei celebrato la Pasqua in San Pietro vuota, mi scrisse un vescovo e mi ha rimproverato: “Stia attento a non viralizzare la Chiesa, a non viralizzare i Sacramenti, a non viralizzare il Popolo di Dio"
 
Papa Francesco durante la Meditazione della Messa a Santa Marta, 17 marzo 2020 (foto da Vatican.va)

di Antonino Legname

«La gente che è collegata con noi, fa soltanto la Comunione spirituale. E questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore lo permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i Sacramenti», ha detto Papa Francesco nella Meditazione della Messa a Casa Santa Marta, il 17 aprile 2020. Il Pontefice ha preso lo spunto dal Vangelo del giorno per spiegare che gli Apostoli, a contatto diretto con Gesù, erano cresciuti nella «familiarità» con Lui. Anche i cristiani siamo chiamati a crescere nella «familiarità con il Signore», non solo personalmente ma anche comunitariamente, come Popolo. Infatti, ha spiegato Francesco: «Una familiarità senza comunità, una familiarità senza il pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa». Noi viviamo in un mondo globalizzato dove è sempre in agguato il rischio di trasformare la tecnologia in tecnocrazia, cioè in potere dei tecnici della scienza, dell’economia e della politica. Nessuno mette in dubbio l’utilità dell’uso corretto dei mezzi di comunicazione sociale, che sono certamente una finestra aperta sul mondo. Ma quando si tende a «viralizzare» tutto, non solo i sentimenti e i rapporti umani, ma anche la fede e la pratica religiosa, allora questi mezzi di comunicazione sociale si trasformano in strumenti di alienazione sociale e religiosa. I cristiani non possiamo limitarci a vivere una fede personalistica e intimistica, ma se vogliamo crescere nella familiarità con il Signore non possiamo fare a meno di camminare insieme come popolo di Dio: «Questa familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria – ha ribadito il Papa - Sì, è intima, è personale ma in comunità». Altrimenti diventa una «familiarità gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di Dio. La familiarità degli Apostoli con il Signore sempre era comunitaria, sempre era a tavola, segno della comunità. Sempre era con il Sacramento, con il pane». La riflessione di Papa Francesco vuole incoraggiare e spingere la Chiesa a vivere concretamente e comunitariamente la vita sacramentale, anche in tempo di pandemia; ovviamente con tutte le dovute precauzioni, per evitare il contagio tra i fedeli che partecipano alle celebrazioni. Il Pontefice riferisce: «Prima della Pasqua, quando è uscita la notizia che io avrei celebrato la Pasqua in San Pietro vuota, mi scrisse un vescovo e mi ha rimproverato. “Ma come mai, è così grande San Pietro, perché non mette 30 persone almeno, perché si veda gente? Non ci sarà pericolo …”. Io pensai: “Ma, questo che ha nella testa, per dirmi questo?”. Io non capii, nel momento. Ma siccome è un bravo vescovo, molto vicino al popolo, qualcosa vorrà dirmi. Quando lo troverò, gli domanderò. Poi ho capito. Lui mi diceva: “Stia attento a non viralizzare la Chiesa, a non viralizzare i Sacramenti, a non viralizzare il Popolo di Dio"». Non mi pare che ci voglia l’ermeneutica teologica per comprendere il monito di Papa Francesco, il quale ha detto che questo momento difficile che stiamo vivendo è pericoloso anche per la vita della Chiesa: «questa pandemia ha fatto che tutti ci comunicassimo anche religiosamente attraverso i media, attraverso i mezzi di comunicazione». È innegabile che anche così, «stiamo insieme, ma non insieme», che siamo tutti spiritualmente uniti, anche attraverso il collegamento tramite i mezzi di comunicazione sociale, e che per tanta gente collegata in rete è possibile fare la Comunione spirituale; ma «questa non è la Chiesa» - ha ribadito il Papa. La Chiesa non è costituita da un Popolo virtuale, ma reale e concreto che cresce e si fortifica con i Sacramenti, e in modo speciale con l’Eucaristia: «La Chiesa, i Sacramenti, il Popolo di Dio sono concreti. È vero che in questo momento dobbiamo fare questa familiarità con il Signore in questo modo, ma per uscire dal tunnel, non per rimanerci». Tutti, giustamente, a livello economico pressano per uscire dal tunnel dell’immobilismo lavorativo che sta mettendo in ginocchio le imprese e le famiglie; per la Chiesa uscire dal tunnel significa superare al più presto questa situazione di incertezza e di precarietà sacramentale e comunitaria. Il Popolo di Dio ha urgente bisogno di cibarsi di Eucaristia, ha necessità di celebrare il sacramento della Riconciliazione e gli altri Sacramenti, per non rischiare il deperimento spirituale, che – per chi ha fede - non è meno grave di quello fisico per mancanza di cibo. Il Papa ci tiene a dire che questa inedita situazione ecclesiale non può essere l’ideale di Chiesa e che per crescere nella familiarità con il Signore bisogna tornare a condividere tutto: «la comunità, i Sacramenti, il Signore, la pace, la festa». È quello che ci auguriamo con tutto il cuore per la vita e la crescita delle nostre comunità ecclesiali!

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