NO ALLA CHIESA VIRALIZZATA
Francesco:
«Prima della Pasqua, quando è uscita la
notizia che io avrei celebrato la Pasqua in San Pietro vuota, mi scrisse un
vescovo e mi ha rimproverato: “Stia attento a non viralizzare la Chiesa, a non
viralizzare i Sacramenti, a non viralizzare il Popolo di Dio"
di Antonino Legname
«La
gente che è collegata con noi, fa soltanto la Comunione spirituale. E questa
non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore
lo permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i
Sacramenti», ha detto Papa Francesco nella Meditazione della Messa a Casa Santa
Marta, il 17 aprile 2020. Il Pontefice ha preso lo spunto dal Vangelo del
giorno per spiegare che gli Apostoli, a contatto diretto con Gesù, erano
cresciuti nella «familiarità» con Lui. Anche i cristiani siamo chiamati a
crescere nella «familiarità con il Signore», non solo personalmente ma anche
comunitariamente, come Popolo. Infatti, ha spiegato Francesco: «Una familiarità
senza comunità, una familiarità senza il pane, una familiarità senza la Chiesa,
senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa». Noi viviamo in un mondo
globalizzato dove è sempre in agguato il rischio di trasformare la tecnologia
in tecnocrazia, cioè in potere dei tecnici della scienza, dell’economia e della
politica. Nessuno mette in dubbio l’utilità dell’uso corretto dei mezzi di
comunicazione sociale, che sono certamente una finestra aperta sul mondo. Ma
quando si tende a «viralizzare» tutto, non solo i sentimenti e i rapporti
umani, ma anche la fede e la pratica religiosa, allora questi mezzi di
comunicazione sociale si trasformano in strumenti di alienazione sociale e religiosa.
I cristiani non possiamo limitarci a vivere una fede personalistica e
intimistica, ma se vogliamo crescere nella familiarità con il Signore non
possiamo fare a meno di camminare insieme come popolo di Dio: «Questa
familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria – ha ribadito
il Papa - Sì, è intima, è personale ma in comunità». Altrimenti diventa una
«familiarità gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di
Dio. La familiarità degli Apostoli con il Signore sempre era comunitaria,
sempre era a tavola, segno della comunità. Sempre era con il Sacramento, con il
pane». La riflessione di Papa Francesco vuole incoraggiare e spingere la Chiesa
a vivere concretamente e comunitariamente la vita sacramentale, anche in tempo
di pandemia; ovviamente con tutte le dovute precauzioni, per evitare il
contagio tra i fedeli che partecipano alle celebrazioni. Il Pontefice
riferisce: «Prima della Pasqua, quando è uscita la notizia che io avrei
celebrato la Pasqua in San Pietro vuota, mi scrisse un vescovo e mi ha
rimproverato. “Ma come mai, è così grande San Pietro, perché non mette 30
persone almeno, perché si veda gente? Non ci sarà pericolo …”. Io pensai: “Ma,
questo che ha nella testa, per dirmi questo?”. Io non capii, nel momento. Ma
siccome è un bravo vescovo, molto vicino al popolo, qualcosa vorrà dirmi.
Quando lo troverò, gli domanderò. Poi ho capito. Lui mi diceva: “Stia attento a
non viralizzare la Chiesa, a non viralizzare i Sacramenti, a non viralizzare il
Popolo di Dio"». Non mi pare che ci voglia l’ermeneutica teologica per
comprendere il monito di Papa Francesco, il quale ha detto che questo momento
difficile che stiamo vivendo è pericoloso anche per la vita della Chiesa: «questa
pandemia ha fatto che tutti ci comunicassimo anche religiosamente attraverso i
media, attraverso i mezzi di comunicazione». È innegabile che anche così,
«stiamo insieme, ma non insieme», che siamo tutti spiritualmente uniti, anche
attraverso il collegamento tramite i mezzi di comunicazione sociale, e che per
tanta gente collegata in rete è possibile fare la Comunione spirituale; ma
«questa non è la Chiesa» - ha ribadito il Papa. La Chiesa non è costituita da
un Popolo virtuale, ma reale e concreto che cresce e si fortifica con i
Sacramenti, e in modo speciale con l’Eucaristia: «La Chiesa, i Sacramenti, il
Popolo di Dio sono concreti. È vero che in questo momento dobbiamo fare questa
familiarità con il Signore in questo modo, ma per uscire dal tunnel, non per
rimanerci». Tutti, giustamente, a livello economico pressano per uscire dal
tunnel dell’immobilismo lavorativo che sta mettendo in ginocchio le imprese e
le famiglie; per la Chiesa uscire dal tunnel significa superare al più presto questa
situazione di incertezza e di precarietà sacramentale e comunitaria. Il Popolo
di Dio ha urgente bisogno di cibarsi di Eucaristia, ha necessità di celebrare
il sacramento della Riconciliazione e gli altri Sacramenti, per non rischiare il
deperimento spirituale, che – per chi ha fede - non è meno grave di quello
fisico per mancanza di cibo. Il Papa ci tiene a dire che questa inedita
situazione ecclesiale non può essere l’ideale di Chiesa e che per crescere
nella familiarità con il Signore bisogna tornare a condividere tutto: «la
comunità, i Sacramenti, il Signore, la pace, la festa». È quello che ci
auguriamo con tutto il cuore per la vita e la crescita delle nostre comunità
ecclesiali!