Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

lunedì 20 aprile 2020

CHIESA E MASS MEDIA: LA SFIDA DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE – PRIMA PARTE


LE MERAVIGLIOSE INVENZIONI TECNICHE PER RACCONTARE «LA STORIA DELLE STORIE»

Francesco: «In un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata, raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi»



di Antonino Legname

In questo periodo di pandemia da Covid-19, i nostri Vescovi con grande senso di responsabilità, e non senza sofferenza, hanno ritenuto di dover chiedere ai sacerdoti di celebrare la liturgia senza la partecipazione fisica del Popolo di Dio. Questa inedita situazione ha in un certo senso costretto i Vescovi e i Presbiteri a trasmettere le celebrazioni liturgiche, in modo particolare la Messa, in diretta streaming sui social media per far partecipare i fedeli e per mantenere un contatto, anche se “virtuale” ma non irreale, con la gente. Ovviamente questo non è l’ideale di Chiesa, come ha detto di recente Papa Francesco nella Meditazione della Messa a Santa Marta, e se si dovessero «viralizzare» i Sacramenti e il Popolo di Dio, questo sarebbe pericoloso per la vita della Chiesa. Nello stesso tempo, però, non si può dubitare che questa presenza massiccia della Chiesa nella piattaforma digitale in questo tempo di emergenza, si è rivelata utile e in certi casi anche efficace nel servizio all’Evangelizzazione. Purtroppo, anche noi sacerdoti ci siamo resi conto di quanta difficoltà e forse anche impreparazione c’è ancora nell’utilizzo di tali strumenti tecnologici, sempre più sofisticati e a volte anche insidiosi. Con questa serie di articoli mi propongo di offrire un modesto contributo per sensibilizzare di più gli operatori della pastorale, sacerdoti e laici, a non disperdere questo immenso potenziale umano di creatività tecnologica a servizio dell’evangelizzazione, che ci spinge a «predicare sui tetti» - come dice Gesù. E oggi sui tetti ci sono le antenne e le parabole satellitari. Non bisogna dimenticare che l’uso dei mezzi della comunicazione sociale per la nuova evangelizzazione è un dovere da parte della Chiesa. Il Decreto conciliare Inter Mirifica, forse ancora poco conosciuto e attuato, è stato profetico e lungimirante perché, per la prima volta in maniera coraggiosa e sistematica, ha cercato di rispondere alla grande sfida della comunicazione sociale ed ha aiutato tutta la Chiesa a prendere coscienza del potente influsso dei Mass Media a livello planetario. Fu proprio Paolo VI che il 2 aprile 1964 istituì la Commissione per le comunicazioni sociali e a partire dal 1967 inaugurò la Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, che ogni anno propone temi di grande attualità, quali fonte di ispirazione e occasione di riflessione per gli operatori pastorali, per i professionisti dell’informazione e per tutta la Chiesa. Un grande impulso per la pastorale delle comunicazioni sociali fu dato dall’Istruzione pastorale Communio et Progressio di Paolo VI, del 23 maggio 1971. Ormai siamo consapevoli che la comunicazione sociale è un fenomeno di massa globalizzato; che i Mass Media sono una finestra aperta sul mondo; che la vita dei singoli e della società è fortemente influenzata e in parte anche condizionata dall’uso, dall’abuso o dal mal uso degli strumenti della comunicazione sociale. È sotto gli occhi di tutti il continuo sviluppo della tecnologia digitale e nessuno oggi si può illudere di sfuggire o di sottrarsi a questa presenza «potente» che a volte rischia di diventare «pre-potente» e «invadente». Non dobbiamo dimenticare che i Mass Media sono «strumenti» e in quanto tali sono ambivalenti, nel senso che posso essere usati per costruire o per distruggere l’uomo e la società, per unire o per disgregare la famiglia umana. Chi utilizza gli strumenti della comunicazione sociale li può finalizzare al bene o al male, a promuovere e a difendere la verità oppure a diffondere la menzogna, con le cosiddette fake news. Il 24 gennaio 2020, nel Messaggio per la 54ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Papa Francesco ha ricordato che «in un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata,  raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi». Il fine corretto dei Mass Media è quello di favorire il dialogo e la solidarietà tra gli uomini e tra le diverse culture attraverso la diffusione di «notizie» (informazione), di «idee» (cultura), di «insegnamenti» (formazione). Nell’uso degli strumenti della Comunicazione sociale, la Chiesa deve mantenere un «equilibrato realismo». Per questo Papa Francesco ha detto che la Chiesa esiste come Popolo concreto e che i Sacramenti devono essere celebrati realmente e non virtualmente. Questo però non significa per la Chiesa uscire dal mondo digitale per evitare i possibili rischi di individualismo e i pericoli di assuefazione alienante, ma essere lievito buono che dall’interno cerca di «infondere un’anima umana e cristiana a questi strumenti» per utilizzarli nelle varie forme di apostolato. «La Chiesa in uscita», di cui parla Papa Francesco, è anche quella che raggiunge il grande popolo di coloro, specialmente ragazzi e giovani, che abitualmente navigano nell’oceano mediatico del mondo digitale e che forse parlano l’unico linguaggio che conoscono, quello tecnologico e digitale fatto di immagini, di video, di giochi e di musica. Nel prendere coscienza di questo suo dovere, «la Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi che l’intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati» (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, n. 45).

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