Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

lunedì 27 aprile 2020

CHIESA E MASS MEDIA: LA SFIDA DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE – SECONDA PARTE


IL PULPITO MODERNO
Francesco: «Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale. La rivoluzione dei mezzi di comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di Dio»


di Antonino Legname

«La rivoluzione dei mezzi di comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di Dio», ha scritto Francesco nel Messaggio della 48ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (abbr. GMCS). Non c’è dubbio che la Chiesa oggi si trovi ad affrontare la grande sfida dei mass media. Di fronte a tale sfida non serve né il rigetto a priori, né l’accettazione passiva. Direbbe Umberto Eco che nei confronti dei mezzi di comunicazione sociale non dobbiamo essere né «apocalittici», nel senso di vedere sempre e tutto negativo con tanti pericoli per l’umanità; e neppure «integrati», quando si pensa di non poter vivere senza questi strumenti e se ne minimizzano i rischi e i pericoli. Papa Francesco esorta i cristiani: «Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale. È importante l’attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione, per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con Cristo: una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti. Se in questo lungo periodo di quarantena, in cui siamo stati obbligati a stare «tutti a casa», non ci fosse stato il sostegno della tecnologia digitale e di internet, avremmo vissuto con grande difficoltà questo distanziamento e isolamento sociale ed ecclesiale. Papa Francesco fa presente che: «l’ambiente mediale oggi è talmente pervasivo da essere ormai indistinguibile dalla sfera del vivere quotidiano. La rete è una risorsa del nostro tempo, è una fonte di conoscenze e di relazioni un tempo impensabili» (53ma GMCS). La Chiesa ritiene che questi strumenti debbano essere usati, non solo per la corretta informazione, ma anche per la formazione, l’educazione e l’evangelizzazione; ovviamente anche per l’onesto svago. Se usati bene e per il bene sono un prezioso dono di Dio, favoriscono il progresso e l’unità della famiglia umana e aiutano a costruire la pace per lo sviluppo dei popoli. Pertanto, nel Villaggio globale in cui viviamo, la Chiesa ha il dovere di usare anche gli strumenti della comunicazione sociale per annunciare il Vangelo a tutti gli uomini fino agli estremi confini della terra. Già il Concilio Vaticano II, con il Decreto Inter Mirifica, rivolgeva un pressante appello a tutta la Chiesa, affinché utilizzi «senza indugio» e «col massimo impegno» gli strumenti della comunicazione sociale «nelle varie forme di apostolato».  I Padri conciliari hanno insistito sul fatto che questi strumenti non solo possono, ma devono essere «ordinariamente» utilizzati per l’annuncio del Vangelo; non sostituiscono i metodi tradizionali ma li integrano. Paolo VI definiva gli strumenti della comunicazione sociale una «versione moderna ed efficace del pulpito. Grazie ad essi la Chiesa riesce a parlare alle moltitudini» (Evangelii Nuntiandi, n. 45).
Immaginate quella sera del 27 marzo 2020, Papa Francesco da solo in una Piazza San Pietro deserta, senza la presenza fisica del popolo di Dio! Gli Operatori della comunicazione sociale con i loro potenti strumenti tecnologici hanno dato voce a quell’evento di commossa preghiera del Papa trasformandolo in un avvenimento planetario di profonda emozione. Anche la Via Crucis del Venerdì Santo, che si è svolta in Piazza San Pietro senza la gente, ha avuto una grande risonanza mediatica; veramente i mezzi di comunicazione sociale sono una grande finestra aperta sul mondo. Mai come oggi suona così attuale l’invito di Gesù a «predicare sui tetti». E in questo tempo di pandemia da Covid-19, incredibilmente si è realizzato alla lettera questa raccomandazione del Signore. Abbiamo visto Vescovi e Sacerdoti pregare e annunciare il Vangelo sui tetti delle case e delle Chiese.
E allora, senza paure, senza complessi di inferiorità e senza indugio entriamo sempre di più in questa immensa piazza mediatica, che Giovanni Paolo II non esitava a chiamare «aeropago del tempo moderno». Impariamo ad usare con professionalità e creatività questi strumenti della comunicazione per veicolare il messaggio del Vangelo, che è sempre lo stesso, ma viene trasmesso agli uomini d’oggi con i linguaggi a loro comprensibili. Alla predicazione tradizionale, fatta a viva voce, va aggiunta oggi la predicazione mediante i mass media. Nella strategia della nuova evangelizzazione cambiano i modi, i linguaggi e i veicoli di annuncio, ma rimangono identici i contenuti e le finalità. E a proposito dell’inflazione della parola, diceva Paolo VI: «L'uomo moderno sazio di discorsi si mostra spesso stanco di ascoltare e, peggio ancora, immunizzato contro la parola» (EN 42). E per rafforzare la sua convinzione, lo stesso Paolo VI aggiunge: «Conosciamo anche le idee di numerosi psicologi e sociologi, i quali affermano che l'uomo moderno ha superato la civiltà della parola, ormai inefficace ed inutile, e vive oggi nella civiltà dell'immagine».
Diceva don Giacomo Aberione, pioniere nel campo della comunicazione sociale, che la Chiesa non può più andare in diligenza mentre il mondo corre veloce in Jet. I tempi sono nuovi, il mondo va rapidamente, bisogna adeguarsi, perché chi si ferma o rallenta viene sorpassato. Con uno slogan possiamo dire che la Chiesa deve «educarsi ai mass media» e deve «educare con i mass media» per annunciare con coraggio, senza proselitismo, il Vangelo dell’amore «a tutte le Nazioni» e «sino agli estremi confini della terra». Il Concilio Vaticano II ha aperto una meravigliosa «pista di lancio» per spingere la Chiesa a spiccare il volo verso gli spazi digitali, ma ancora è molto lenta la fase del decollo. Va dato merito a quanti, Vescovi, Sacerdoti e Laici in questo difficile, e sotto certi aspetti frustrante, periodo di pandemia hanno saputo scommettersi, anche rischiando, nell’utilizzo dei mezzi digitali per incontrare virtualmente il popolo di Dio. Non perdiamo questo bagaglio di esperienza nel mondo degli strumenti della comunicazione sociale per continuare l’opera di evangelizzazione, ovviamente favorendo sempre l’incontro personale e la partecipazione reale e attiva alla vita sacramentale che è insostituibile. Non perdiamo mai di vista – come dice Papa Francesco - che la rete digitale può essere un luogo ricco di umanità e deve diventare «non una rete di fili ma di persone umane» (48ma GMCS).

ALTRI ARTICOLI