Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

mercoledì 22 aprile 2020

LA FOLLIA DELLA CROCE ANTIDOTO CONTRO IL MALE


LA SINDROME DEL PIPISTRELLO
Francesco: «Io cammino nella luce o cammino nelle tenebre? Sono figlio di Dio o sono finito per essere un povero pipistrello?»


di Antonino Legname

«C’è gente – anche noi, tante volte – che non possono vivere nella luce perché sono abituati alle tenebre. La luce li abbaglia, sono incapaci di vedere. Sono dei pipistrelli umani: soltanto sanno muoversi nella notte», ha detto Papa Francesco nella Meditazione della Messa a Santa Marta, il 22 aprile 2020. Questa possiamo chiamarla “sindrome del pipistrello”, che colpisce coloro che non vogliono o non riescono a guardare la luce della verità, anzi ne provano fastidio, essendo ormai abituati a vivere nell’oscurità del peccato e della corruzione. «Anche noi – dice Francesco - quando siamo nel peccato, siamo in questo stato: non tolleriamo la luce. È più comodo per noi vivere nelle tenebre; la luce ci schiaffeggia, ci fa vedere quello che noi non vogliamo vedere». Il pipistrello riesce a vedere nel buio, ma la sua capacità visiva si annulla in presenza della luce; quando c’è la luce del sole essi cercano i luoghi più bui e restano immobili appesi in qualche fessura. Il pipistrello è un animale che nel sentire comune  inquieta e provoca un certo ribrezzo; nella letteratura e nel cinema viene in genere presentato come una creatura malvagia, pericolosa e aggressiva, capace di succhiare il sangue delle sue vittime. Ricordiamo il conte Dracula, il vampiro che si trasformava in pipistrello e che di giorno stava chiuso in una bara e di notte usciva in cerca delle sue vittime per nutrirsi del loro sangue; qualcuno scherzando dice che Dracula sceglieva sempre le persone più allegre, perché – come si dice – “l’allegria fa buon sangue”. Il cristiano è figlio della luce e “chi fa la verità, viene verso la luce, perché appaia che le opere sono state fatte in Dio” (Gv 3,14-21). Papa Francesco ci ricorda che «la luce è venuta al mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie» (Gv 3,19). È brutto quando gli occhi del cuore e dell’anima si abituano a vivere nelle tenebre del male e così si finisce per ignorare la luce del bene: «tanti scandali umani, tante corruzioni ci segnalano questo – dice il Papa - I corrotti non sanno cosa sia la luce, non conoscono. Anche noi, quando siamo in stato di peccato, in stato di allontanamento dal Signore, diventiamo ciechi e ci sentiamo meglio nelle tenebre e andiamo così, senza vedere, come i ciechi, muovendoci come possiamo». Bisogna uscire dalle tenebre del male per riuscire a vedere la luce di amore e di verità che emana il Crocifisso. Gesù ci mette in guardia, perché “i figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce” (Lc 16,8). Per restare in tema di letteratura fantascientifica sappiamo che Dracula e tutti i suoi simili indietreggiavano con orrore alla vista del crocifisso, che è l’espressione più alta del bene e dell’amore di Dio per l’umanità. «Il Crocifisso è proprio il grande libro dell’amore di Dio» - dice Francesco. La Croce continua ad inquietare gli uomini d'oggi perché è il simbolo della sofferenza, è uno scandalo e ci mette davanti agli interrogativi essenziali dell’esistenza umana. Ma non dimentichiamo che il Crocifisso è la «cattedra di Dio» dove possiamo conoscere l’amore «folle», che salva e dà la vita: «lì c’è tutta la scienza, tutto l’amore di Dio, tutta la saggezza cristiana». Il dialogo tra Gesù e Nicodemo, che «è un vero trattato di teologia» - ha detto il Papa – ci porta a «guardare il crocifisso in silenzio, a guardare le piaghe, a guardare il cuore di Gesù, a guardare l’insieme: Cristo crocifisso, il Figlio di Dio, annientato, umiliato … per amore». E allora non bisogna scandalizzarsi della follia della Croce, che serve a scuoterci e a risvegliare in noi l'inquietudine spirituale di fronte al mistero della vita, del dolore e della morte. Perché sulla Croce c'è l'atto supremo dell'amore di Dio per l'umanità. Mai bisogna dimenticare che “la Croce è la porta della risurrezione”. La Via crucis ci porta sempre alla Via lucis. Papa Francesco ci invita a domandarci: «Io cammino nella luce o cammino nelle tenebre? Sono figlio di Dio o sono finito per essere un povero pipistrello?».

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