Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

lunedì 18 giugno 2018

LA DIMENSIONE PASTORALE DEL DIRITTO CANONICO NEI TRIBUNALI ECCLESIASTICI


AUMENTANO LE NULLITA’ DEL MATRIMONIO PER PROBLEMI DI NATURA PSICHICA

L’arcivescovo Lorefice: «Occorre promuovere e intensificare tutte quelle iniziative di formazione umana e spirituale per la stabilità della famiglia». 




 di Antonino Legname 

L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice è intervenuto, in qualità di Moderatore del Tribunale Interdiocesano Siculo, al Corso di aggiornamento per gli Operatori del Diritto canonico dei Tribunali Ecclesiastici della Sicilia, che si è svolto a Enna dal 14 al 16 giugno. Il Presule ha offerto agli Operatori del Tribunale Siculo alcune riflessioni su diversi aspetti della potestà giudiziaria nella Chiesa, che «è anzitutto servizio di carità», e - citando l’esortazione di San Bernardo di Chiaravalle a Papa Eugenio III: “Il tuo cuore è come una fontana pubblica, dove tutti hanno diritto di bere” – ha detto che tale deve essere il servizio verso tutti coloro che si rivolgono al Foro ecclesiastico per avere giustizia. «Il Vostro è un servizio pastorale di verità, di giustizia, di cristiana prudenza» – ha rimarcato l’Arcivescovo – ricordando che oggi viviamo in una società post-secolarizzata nella quale è diminuita «la sensibilità della coscienza morale; da qui si spiega l’atteggiamento superficiale e a volte anche sfrontato nei confronti del matrimonio cristiano». Non c’è dubbio che «la gioia inesauribile del matrimonio, nell’ottica della fede, dipende molto dalla libera cooperazione dei coniugi con la grazia di Dio, dalla loro risposta al Suo disegno d’amore». Mons. Lorefice ha detto che è urgente «promuovere e intensificare tutte quelle iniziative di pastorale familiare, per offrire ai fidanzati e ai giovani sposi la necessaria formazione umana e spirituale per la pienezza santificante dell’amore e per la stabilità della famiglia». La Chiesa oggi non deve avere paura di proporre con chiarezza il matrimonio  nei suoi elementi essenziali, che sono: i figli, il bene dei coniugi, l’unità, l’indissolubilità e la sacramentalità. «Questo non è un ideale per pochi – ha rimarcato il Moderatore – ma è una realtà che può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati». Purtroppo, non possiamo negare che oggi «tanti matrimoni naufragano, anche dopo pochi anni di vita coniugale, e a volte anche dopo pochi mesi. È un dato di fatto – ha lamentato Lorefice - l’aumento dei casi di matrimoni celebrati con superficialità, immaturità o incapacità ad assumere gli impegni del matrimonio per problemi di natura psichica o psichiatrica». Questo particolare argomento è stato affrontato e dibattuto nel Corso di aggiornamento. Si è, infatti, preso atto che vanno aumentando i casi di nullità per problemi psichici che inficiano alla radice il consenso matrimoniale e la capacità della persona ad assumere gli obblighi della vita coniugale. Al Foro Ecclesiastico arrivano le richieste più diversificate per la verifica della nullità del matrimonio, e i Ministri del Tribunale – ha esortato il Moderatore – mai devono dimenticare che «dietro le carte ci sono le persone che patiscono per il loro matrimonio naufragato». Per questo motivo occorre molta sensibilità, comprensione e spirito pastorale verso le persone che soffrono per il fallimento della loro vita coniugale. Per stabilire questo stile – ha consigliato Lorefice - bisogna «evitare il giuridicismo, cioè la legge per la legge. La legge e il giudizio sono sempre a servizio della verità, della giustizia e della virtù evangelica della carità» e hanno come fine supremo la «salvezza delle anime». Inoltre, ci vuole tanta attenzione e prudenza per evitare di inquinare il servizio che si svolge in nome della Chiesa: «nella vostra azione giudiziale mai deve esserci la minima ombra di ingiustizia o di parzialità» - ha detto Lorefice ai Giudici – esortandoli ad evitare due rischi: «da una parte il lassismo giuridico, che può illudere le parti, facendo sostenere spese inutili e provocando danni anche a livello psicologico e spirituale; e dall’altra, l’eccessivo rigorismo, che può portare ad una mancanza di fiducia nei confronti dei ricorrenti, col pericolo di ostacolare il procedimento canonico e di impedire la soluzione di situazioni dolorose». Inoltre, nello studio, nella trattazione e nella definizione delle cause, si devono evitare due pericoli – ha messo in guardia il Moderatore - la «fretta», a discapito del sereno e approfondito esame della causa, e la «lentezza» eccessiva, che priva le parti interessate di risposte tempestive e risolutive dei loro problemi. È vero che papa Francesco auspica una giustizia più celere, ma la velocità dei processi – ha precisato Lorefice - «non deve mai nuocere alla serenità dell’ordine giuridico che deve guidare e portare il Giudice ad acquisire la certezza morale». Ovviamente non bisogna cadere nel legalismo fino al punto da «chiudere la salvezza delle persone dentro le strettoie del giuridicismo». E rivolgendosi agli Avvocati e ai Procuratori, Lorefice ha ricordato che il loro «dovere morale e professionale è anzitutto la ricerca della verità, senza scherzare con la verità e senza mistificarla con forzature». Inoltre, ha voluto toccare un tasto delicato e in certi casi dolente, cioè la questione della «gratuità» delle procedure nelle cause di nullità matrimoniale, così tanto auspicata da papa Francesco, «salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operatori dei tribunali». Poi ha elogiato gli Avvocati che a turno vengono chiamati dal Vicario Giudiziale del Tribunale Interdiocesano Siculo, Mons. Antonino Legname, a patrocinare gratuitamente le cause delle persone meno abbienti, e nello stesso tempo ha raccomandato loro la moderazione nella richiesta dell’onorario quando vengono scelti dalle parti come Patroni di fiducia. Infatti, il compenso agli Avvocati deve mantenersi dentro i limiti previsti dalle tabelle stabilite dalla Conferenza Episcopale Italiana (vedi nel sito: tribunaleinterdiocesanosiculo). «La richiesta esagerata e immotivata di compenso – ha detto Lorefice con tono volutamente sostenuto - getta discredito sulla credibilità della Chiesa, infanga il buon nome del Tribunale e alimenta nell’opinione pubblica la “diceria” che, solo chi ha soldi e paga bene un avvocato, ottiene la nullità del matrimonio». E ha concluso: «Non dovete mai perdere di vista che il Vostro lavoro si colloca e si svolge dentro un contesto ecclesiale di servizio alle persone che soffrono per la fine del loro matrimonio e per questo si possono trovare in una situazione di fragilità psicologica».

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