DIO
NON È UN’IDEOLOGIA
Francesco: «Credo che
in quasi tutte le religioni ci sia sempre un piccolo gruppetto fondamentalista
che fa la guerra e la divisione nella comunità»
di Antonino Legname
Quanto è fallace e pericolosa la mente dell'uomo,
specialmente quando si convince che per compiacere Dio si possa distruggere la
vita e la dignità di altri esseri umani! Per mantenere la salute mentale
occorre evitare i due estremismi: quello di chi vive nel suo mondo interiore
perdendo il contatto con il mondo esterno, vivendo una forma di intimismo assai
pericoloso che in alcuni casi si trasforma in “nevrosi” e nelle forme più gravi in “schizofrenia”; e
quello di chi vive nel mondo esterno senza mai entrare in se stesso, nella
propria interiorità, che diventa “alienazione”. Anche in riferimento alla
religione occorre in tal senso evitare i due rischi: vivere solo nell'intimismo
spirituale, cioè “io e il mio Dio”, senza curarsi del mondo esterno; o al
contrario proiettarsi solo nell'impegno sociale e politico, una specie di
“sociologismo religioso” e di “assistenzialismo sociale” che fa perdere il
contatto con la propria interiorità e con la fonte del proprio essere. Quando
manca uno dei due poli di riferimento, interno o esterno, il rischio per la
salute mentale e spirituale è alto. La prima
tentazione sarebbe quella di dire «sbarazziamoci della religione» e di tutti i
suoi surrogati istituzionali; ma i problemi non si risolvono facendo piazza
pulita della religione, piuttosto sarebbe più saggio poter concentrare tutte le
forze delle persone moderate e sagge, anche appartenenti a fedi diverse, per
lavorare insieme in progetti di pace e di giustizia sociale. E non dimentichiamo
che il fanatismo non è prerogativa della religione, ma è figlio anche delle
ideologie atee e totalitarie a tutti i livelli della convivenza umana. L'ateo
Hitchens, nel suo libro Dio non è grande, ammette: “una volta che si è
detto tutto il male possibile circa l'Inquisizione, i processi alle streghe, le
crociate, le guerre di conquista islamiche e gli orrori dell'Antico Testamento,
non è forse vero che i regimi atei e secolari hanno commesso crimini e
massacri, in proporzione, di pari livello, se non peggiori? E il corollario non
è forse che gli uomini liberati dal timore religioso si comportano nella
maniera più sfrenata e dissoluta? Togliete Dio al governante e avrete il
tiranno; togliete Dio al popolo e avrete l'anarchia. Con esagerazione Napoleone
sosteneva che un popolo senza religione non può essere governato senza i fucili.
Io preferisco le motivazioni di Papa Albino Luciani: “Togliete Dio, cosa resta,
cosa diventano gli uomini? In che razza di mondo ci riduciamo a vivere? Ma è
il mondo del progresso, senti dire, il mondo del benessere! Sì; ma
questo famoso progresso non è tutto quel che si sperava: esso porta con sé
anche i missili, le armi batteriologiche e atomiche, l'attuale processo di
inquinamento, tutte cose che se non si provvede in tempo, minacciano di portare
l'umanità intera alla catastrofe”. Nessuno mette in dubbio che la fede
religiosa, quando non usa bene l'organo di controllo e di purificazione che è
la ragione, incomincia a soffrire di patologie fondamentaliste estremamente
pericolose, che rasentano il fanatismo. Papa Francesco, in occasione di un
incontro interreligioso, il 28 ottobre 2015, ha detto che “a causa della violenza e
del terrorismo si è diffuso un atteggiamento di sospetto o addirittura di
condanna delle religioni. In realtà, benché nessuna religione sia immune dal
rischio di deviazioni fondamentalistiche o estremistiche in individui o gruppi”,
è inammissibile e ingiustificato presentare la religione e i valori religiosi
in modo fondamentalista, “per giustificare la diffusione dell’odio, della
discriminazione e della violenza. La giustificazione di tali crimini sulla base
di idee religiose è inaccettabile”. Incontrando i Musulmani, in occasione della
visita alla Moschea di Bangui, il 30 novembre 2015, il Papa ha detto: “Dobbiamo
dunque rimanere uniti perché cessi ogni azione che, da una parte e dall’altra,
sfigura il Volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo
interessi particolari, a scapito del bene comune. Insieme, diciamo no all’odio,
no alla vendetta, no alla violenza, in particolare a quella che è perpetrata in
nome di una religione o di Dio. Dio è pace, Dio salam”. Il Vescovo di Roma, il 14 gennaio
2015 a Colombo, ha rimarcato con la forza del Vangelo che
“l’autentica adorazione di Dio porta non alla discriminazione, all’odio e alla
violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la
dignità e la libertà degli altri e all’amorevole impegno per il benessere di
tutti”. E riaffermando che “nessuna religione è immune dai propri fondamentalismi”,
il Papa avverte: “in ogni confessione ci sarà un gruppetto di fondamentalisti,
il cui lavoro è quello di distruggere per un’idea, non per una realtà. E la
realtà è superiore all'idea […]. I fondamentalisti allontanano Dio dalla
compagnia del suo popolo e lo trasformano in un’ideologia. Allora, nel nome di quel
Dio ideologico, uccidono, attaccano, distruggono, calunniano. Per essere un po'
pratici, trasformano questo Dio in un idolo”. Anche durante la
Conferenza Stampa sul volo di ritorno dalla Polonia, il 1° agosto 2016, il Papa
ha ribadito: “credo che in quasi tutte le religioni ci sia sempre un piccolo
gruppetto fondamentalista”. Questa è una
convinzione che il Pontefice ha richiamato in più occasioni. Nell'intervista
concessa al settimanale cattolico belga “Tertio”, il 7 dicembre 2016, Francesco
parla di alcune deformazioni di stampo fondamentalista che mortificano la
religione; anche tra noi - ha ammesso il Papa - ci sono “piccoli gruppi
religiosi che hanno deformato, hanno «ammalato» la propria religione, e da qui
combattono, fanno la guerra, o fanno la divisione nella comunità, che è una
forma di guerra”. Tutte le religioni devono essere a servizio del bene dei
singoli e dell'umanità e, pertanto, nessuna può essere usata per fomentare la
violenza o la guerra, perché “in questo caso starebbe proclamando un dio di
distruzione, un dio di odio. Non si può fare la guerra in nome di Dio o in nome
di una posizione religiosa […]. E perciò il terrorismo, la guerra non sono in
relazione con la religione. Si usano deformazioni religiose per giustificarle,
questo sì […] ma non riguardano l’essenza del fatto religioso, che è piuttosto
amore, unità, rispetto, dialogo […]. Bisogna essere tassativi, nessuna
religione per il fatto religioso proclama la guerra” (ibid.). Il Pontefice ci
tiene a dire che “nessun popolo, nessuna religione è terrorista!”. E ribadisce:
“È vero, ci sono piccoli gruppi fondamentalisti da ogni parte. Ma il terrorismo
inizia quando «hai cacciato via la meraviglia del creato, l’uomo e la donna, e
hai messo lì il denaro […], che regna invece di servire, tiranneggia e
terrorizza l’umanità” (Discorso del 5
novembre 2016). Il Vescovo di Roma lamenta che anche tra i cattolici ci sono
frange di fondamentalisti e aggiunge che “si può uccidere con la lingua”. Anche
questo è terrorismo - ha ripetuto il Papa in tante occasioni. Ma purtroppo a
questo tipo di violenza ci siamo ormai abituati e non si condanna, come si
dovrebbe, chi butta «bombe» di calunnie e di diffamazione sugli altri. Signore,
liberaci dai fanatici di ogni tipo! Basta con le guerre di religione! L'umanità
è stanca di fanatismo e di integralismo religioso; da qualunque parte esso
arrivi. Abbiamo urgente bisogno di riaffermare con convinzione il rispetto
verso tutti in vista dell'unità e della pace tra i popoli. Ciascuno è legato
alle sue credenze, ma non bisogna cadere nell'intolleranza religiosa che rende
il credente rigido e inamovibile, anche di fronte all'evidenza contraria, nelle
sue certezze. L'ateo Sam Harris riferisce che, dalla pubblicazione del suo
primo libro La fine della fede, ha ricevuto migliaia di lettere ed e-mail
da persone religiose, che lo insultavano per il suo ateismo. Harris fa
notare che i messaggi più ostili in assoluto, che ha ricevuto, sono stati quelli
che hanno come mittenti i cristiani. E commenta: “è una cosa ironica visto che,
in generale, i cristiani pensano che nessuna fede meglio della loro trasmetta
le virtù dell’amore e del perdono”. Harris è convinto che “molti di coloro che
sostengono di essere stati trasformati dall’amore di Cristo sono
profondamente - se non spaventosamente - intolleranti nei confronti delle
critiche. Pur ammettendo che ciò si possa ascrivere alla natura umana, è chiaro
che quest’odio trova una buona dose di giustificazione nella Bibbia”. E si
domanda: “Come faccio a saperlo? I più infervorati tra i miei corrispondenti
non fanno altro che citare capitoli e versetti”. Anche l'ateo Michel Onfray,
lamenta che, dopo aver scritto il suo Trattato di ateologia, ha avuto
“minacce di morte”, “stroncature sulla stampa”, specialmente quella religiosa,
e tre libri scritti contro di lui e “pieni di insulti e di attacchi” alla sua
persona. “L'amore del prossimo è difficile -
ammette con amarezza Onfray - Capisco che andando a toccare la religione
si mette il dito sulla questione edipica presente in ognuno di noi, scatenando
furie insospettate, tanto più astiose e deliranti quanto più è forte la
nevrosi”. È bene ricordare a Sam Harris e a Michel Onfray che la zizzania
dell'intolleranza non nasce e non cresce solo nel campo della religione, ma è
un atteggiamento perverso ben conosciuto e attivato anche nel mondo ateo, nei sistemi
totalitari senza Dio e nelle ideologie estremiste. Gli atteggiamenti di
fanatismo religioso esistono e maturano a tutti i livelli della società, della
cultura e della religione, anche nel cristianesimo e nella Chiesa cattolica.
L'intolleranza religiosa, in particolare, mira solo ad affermare e a difendere
la religione in quanto tale, senza riferirsi necessariamente a Dio. Non si può
e non si deve uccidere, neppure psicologicamente e moralmente, in nome di una
religione o di una ideologia. Ma non mi pare onesto
citare i casi di estremismo religioso per dimostrare e concludere che la
religione sia un male per la società e sia causa di violenza e di intolleranza.