Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

mercoledì 9 settembre 2020

SOLIDARIETA' UMANA E CRISTIANA IN TEMPO DI CORONAVIRUS

L'ARTE DI AMARE TUTTI, ANCHE I NEMICI

Francesco: “Un virus che non conosce barriere, frontiere o distinzioni culturali e politiche deve essere affrontato con un amore senza barriere, frontiere o distinzioni”.

Udienza Generale del Mercoledì 9 settembre 2020 (foto da vatican.va)


di Antonino Legname

"La crisi che stiamo vivendo a causa della pandemia colpisce tutti; possiamo uscirne migliori se cerchiamo tutti insieme il bene comune; al contrario, usciremo peggiori", ha detto Papa Francesco durante la Catechesi del Mercoledì 9 settembre 2020 nel cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico in Vaticano. Francesco mette in guardia dai rischi che la pandemia da Covid-19 può generare nella nostra società: da una parte coloro che “approfittano della situazione per fomentare divisioni: per cercare vantaggi economici o politici, generando o aumentando conflitti”, dall'altra parte ci sono gli indifferenti alla sofferenza altrui, che il Papa non esista a denominare i “devoti di Ponzio Pilato”, in quanto “se ne lavano le mani”. Non c'è dubbio che l'amore umano diventa autentico e fecondo solo se procede dall'amore incondizionato e preveniente di Dio. Il Vangelo ci insegna a non amare solo quelli che ci amano; l'amore cristiano non può limitarsi ad amare solo i familiari, gli amici o quelli che appartengono allo stesso gruppo, ma deve abbracciare anche coloro che non mi amano, non mi conoscono, che sono stranieri o che mi fanno soffrire o che considero nemici. Questo amore allargato a tutti gli uomini, nostri fratelli, “è il punto più alto della santità” - ha detto il Papa. Nessuno può mettere in dubbio il fatto che umanamente “amare i nemici non è facile … è difficile … è un'arte!”. Veramente il per-dono è un super dono, qualcosa di divino, perché umanamente siamo portati ad avere rancore, rabbia e sentimenti di vendetta nei confronti di chi ci fa del male; ma l'amore vero – ricorda Francesco - “cura, guarisce e fa bene. Tante volte fa più bene una carezza che tanti argomenti, una carezza di perdono e non tanti argomenti per difendersi”. L'amore non può essere intimistico e limitativo, ma aperto ed espansivo. E come dice il Vescovo di Roma: “una delle più alte espressioni di amore è proprio quella sociale e politica, decisiva per lo sviluppo umano e per affrontare ogni tipo di crisi”. Solo così è possibile costruire la civiltà dell'amore che supera la “cultura dell’egoismo, dell’indifferenza, dello scarto”. Francesco elogia quei genitori che sacrificano tutta la loro vita per i figli, specialmente quando i figli sono disabili; quello dei genitori per i figli è un amore a fondo perduto, un amore che dà senza fare i conti di quello che riceve. Francesco esorta a saper dialogare con tutti, amici e nemici, e a tutti i livelli, familiare, amicale, politico, sociale. Solo così si possono costruire ponti per unire tutta la famiglia umana. Bisogna dire basta alle guerre, alle divisioni, alle invidie che fomentano l'odio sociale, familiare e politico. Questa pandemia ci sta mostrando che “il virus non conosce barriere, frontiere o distinzioni culturali e politiche”e, pertanto, deve insegnarci ad essere sempre più solidali tra noi, “senza barriere, frontiere o distinzioni”, perché il bene personale ha delle ricadute sul bene comune e viceversa. Siamo tutti strettamente interconnessi e l'esperienza di questo periodo, segnato dal coronavirus, ci mostra che “la salute, oltre che individuale, è anche un bene pubblico. Una società sana è quella che si prende cura della salute di tutti” - ha rimarcato Francesco - specialmente dei più deboli e dei più vulnerabili. Dobbiamo convincerci che non basta uscire dalla pandemia da coronavirus per salvare il mondo, ma è necessario, anzi indispensabile per la salute della società, uscire dalla “crisi umana e sociale che il virus ha evidenziato e accentuato”. Tutti siamo chiamati a promuovere il bene comune, che per i cristiani diventa una vera e propria missione per “ricevere e diffondere la gloria di Dio”. Ovviamente occorre pensare la carità in grande, altrimenti diventa filantropia e assistenzialismo. La carità deve essere “politica”, nel senso che deve ricercare e realizzare il bene comune. Sappiamo che “la politica spesso non gode di buona fama, e sappiamo il perché” - annota Francesco. Ma non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, come se tutti i politici fossero cattivi; anche se la politica nell'estimazione comune non gode di buona fama “non bisogna rassegnarsi a questa visione negativa, bensì reagire dimostrando con i fatti che è possibile, anzi, doverosa una buona politica”. Qual è la buona politica? Francesco risponde: “E' quella che mette al centro la persona umana e il bene comune. Se voi leggete la storia dell’umanità troverete tanti politici santi che sono andati per questa strada. È possibile nella misura in cui ogni cittadino e, in modo particolare, chi assume impegni e incarichi sociali e politici, radica il proprio agire nei principi etici e lo anima con l’amore sociale e politico”. A questo impegno sociale, che sa creare armonia tra gli uomini e anche con l'ambiente, siamo chiamati tutti. Questa è la grande sfida di oggi “guarire il mondo lavorando tutti insieme per il bene comune, non solo per il proprio bene, ma per il bene comune, di tutti”.

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