Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

venerdì 14 giugno 2019

IL PROFILO DEL BUON NUNZIO APOSTOLICO (PARTE I)


QUANDO IL TATTO DELL’UMILTA’ È TUTTO
Francesco: «Il Nunzio deve essere un uomo di mediazione, di comunione, di dialogo e di riconciliazione, che sa difendere coraggiosamente la Chiesa dinanzi alle forze del male che cercano sempre di screditarla, di diffamarla o di calunniarla»

Incontro di Papa Francesco con i Nunzi Apostolici, 13 giugno 2019 (Foto da vatican.va)

di Antonino Legname


Il 13 giugno 2019, Papa Francesco ha incontrato inVaticano i Nunzi Apostolici, cioè gli Inviati e i Rappresentanti del Successore di Pietro che svolgono la loro missione in quei Paesi che hanno rapporti diplomatici con la Santa Sede. Il Pontefice ha voluto tracciare in dieci punti il profilo del buon Nunzio Apostolico. Si tratta di «alcuni precetti semplici ed elementari – ha detto Francesco - che certamente voi ben conoscete, ma ricordarli farà bene a tutti e aiuterà voi a vivere meglio la vostra missione con lo stesso entusiasmo del primo mandato e con la stessa fervente disponibilità con cui avete iniziato il vostro servizio». Anzitutto, il Nunzio deve essere un «uomo di Dio.  Il Papa spiega che «l’uomo di Dio non raggira né froda il suo prossimo; non si lascia andare a pettegolezzi e maldicenze; conserva la mente e il cuore puri, preservando occhi e orecchie dalla sporcizia del mondo». Inoltre, deve mantenere «il cuore aperto verso gli svantaggiati e i reietti dalla società» e deve saper «ascoltare i problemi delle persone senza giudicarle». Il Papa ci tiene a sottolineare che il Nunzio Apostolico, in quanto «uomo di chiesa», «non rappresenta sé stesso ma la Chiesa e in particolare il Successore di Pietro». È molto importante che il Nunzio abbia il tratto affabile del padre e del pastore nei confronti di tutti i suoi collaboratori in Nunziatura. Francesco lamenta: «È triste vedere taluni Nunzi che affliggono i loro collaboratori con gli stessi dispiaceri che loro stessi hanno ricevuto da altri Nunzi quando erano collaboratori». Il Papa fa un richiamo alla vita sobria e semplice che devono avere i Rappresentanti del Papa: «È brutto vedere un Nunzio che cerca il lusso, gli indumenti e gli oggetti “firmati” in mezzo a gente priva del necessario. È una contro-testimonianza». In quanto inviato del Papa, il Nunzio deve imparare con umiltà a mettere da parte le proprie convinzioni personali per «rappresentare il volto, gli insegnamenti e le posizioni della Chiesa .... e difendere coraggiosamente la Chiesa dinanzi alle forze del male che cercano sempre di screditarla, di diffamarla o di calunniarla». Il Rappresentante del Papa è un uomo che sa testimoniare il Vangelo con zelo apostolico. Francesco mette in guardia dal pericolo di «cadere nella timidezza o nella tiepidezza dei calcoli politici o diplomatici, o addirittura nel “politicamente corretto”, rinunciando all’annuncio». Il Nunzio, nei conflitti deve essere un «arbitro giusto ed imparziale», deve saper fare da mediatore per costruire attraverso il dialogo ponti di comunione e di riconciliazione. Il Papa esorta i Nunzi a non «intralciare» né tantomeno sostituirsi alla missione propria dei Vescovi locali, ma al contrario di rispettare, favorire e sostenere l’episcopato del luogo con il «fraterno e discreto consiglio». I Rappresentanti Pontifici sono inviati dal Romano Pontefice ad essere i servitori della collegialità dei Vescovi, in stretto rapporto con il ministero di Pietro; devono far sentire viva ed efficace la presenza e la sollecitudine del Papa per tutte le chiese; aiutano a stabilire e a mantenere rapporti più stretti ed efficaci tra la Santa Sede e le chiese locali in ciascuna delle quali “sussiste”, è presente e vive la Chiesa universale. Le Chiese particolari, infatti, non sono circoscrizioni organizzative, ma sono porzione di Chiesa. Il Nunzio Apostolico mai deve dimenticare che si trova in quel Paese per rappresentare «il volto della cattolicità e dell’universalità della Chiesa presso le Chiese locali sparse in tutto il mondo e presso i Governi». La missione del Nunzio è molto delicata e deve essere sempre in sintonia con il ministero petrino, perché il Rappresentante Pontificio – ha ricordato il Papa - non rappresenta sé stesso ma il Successore di Pietro e agisce per suo conto presso la Chiesa e i Governi, cioè concretizza, attua e simboleggia la presenza del Papa tra i fedeli e le popolazioni». Con molto realismo Francesco è ben consapevole che «ogni persona potrebbe avere delle riserve, simpatie e antipatie, ma un buon Nunzio non può essere ipocrita perché il Rappresentante è un tramite, o meglio, un ponte di collegamento tra il Vicario di Cristo e le persone a cui è stato inviato, in una determinata zona, per la quale è stato nominato e inviato dallo stesso Romano Pontefice». E per essere ancora più esplicito e concreto, Francesco ammonisce dicendo che «è inconciliabile l’essere Rappresentante Pontificio con il criticare alle spalle il Papa, avere dei blog o addirittura unirsi a gruppi ostili a Lui, alla Curia e alla Chiesa di Roma». Chi conosce la vita del servizio alla Santa Sede nelle Nunziature Apostoliche sa che questa particolare e impegnativa missione esige «disponibilità e flessibilità, umiltà, impeccabile professionalità, capacità di comunicazione e di negoziazione; richiede frequenti spostamenti in automobile e lunghi viaggi, cioè vivere con la valigia sempre pronta». Il Pontefice ricorda che nel primo incontro con i Nunzi Apostolici il 21 giugno 2013 aveva detto che la vita del Rappresentante Pontificio e – aggiungo io - anche dell’Addetto, del Segretario o del Consigliere di Nunziatura non è facile: «la vostra è una vita di nomadi. L’ho pensato tante volte: poveri uomini! Ogni tre, quattro anni per i Collaboratori, un po’ di più per i Nunzi, voi cambiate posto, passate da un Continente all’altro, da un Paese all’altro, da una realtà di Chiesa ad un’altra, spesso molto diversa; siete sempre con la valigia in mano». E dopo aver detto che il Nunzio è un «uomo di iniziativa», un «uomo di obbedienza» e un «uomo di preghiera», il Papa gli chiede di spendersi di più nelle opere caritative. «L’operato del Nunzio – dice Francesco - non si deve mai limitare allo svolgimento delle pratiche, che, pur essendo importanti, non potranno mai rendere la sua missione feconda e fruttuosa». Se il Rappresentante Pontificio vuole veramente rappresentare la sollecitudine pastorale del Papa, deve essere padre e pastore, specialmente verso i più poveri ed emarginati. anche attraverso quella carità operosa che «deve portare ad essere prudenti nell’accettare i doni che vengono offerti per annebbiare la nostra oggettività e in alcuni casi purtroppo per comprare la nostra libertà». Il consiglio schietto del Pontefice ai Nunzi è: «rifiutate i regali troppo costosi e spesso inutili o indirizzateli alla carità, e ricordate che ricevere un regalo costoso non giustifica mai il suo uso». Molto bella la conclusione del Papa tutta incentrata sulla “Litanie dell’umiltà”, la cui recita non è riservata solo ai Nunzi Apostolici e ai loro Collaboratori, ma fa bene a tutti i Pastori della Chiesa e anche ai Fedeli laici, perchè aiuta a ridimensionare il proprio "ego" e a crescere nella virtù dell'umiltà.

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