Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

domenica 16 giugno 2019

LE RAPPRESENTANZE PONTIFICIE HANNO UN IMPORTANTE RUOLO DI MEDIAZIONE PER LA PACE E PER LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI (PARTE III)


IL RUOLO DI ARBITRO DEL NUNZIO APOSTOLICO

Francesco: «Il Nunzio deve cercare sempre di rimanere imparziale e obiettivo, affinché tutte le parti trovino in lui l’arbitro giusto che cerca sinceramente di difendere e tutelare solo la giustizia e la pace», senza lasciarsi mai coinvolgere negativamente»

Papa Francesco incontra i Nunzi Apostolici il 13 giugno 2019 (foto da Vatican.va)

di Antonino Legname

«Essendo “Rappresentante”, il Nunzio deve continuamente aggiornarsi e studiare, in modo da conoscere bene il pensiero e le istruzioni di chi rappresenta. Ha anche il dovere di aggiornare e informare continuamente il Papa sulle diverse situazioni e sui mutamenti ecclesiastici e sociopolitici del Paese a cui è inviato» - ha detto Papa Francesco ai Nunzi Apostolici riuniti in Vaticano il 13 giugno 2019. Il Pontefice ha chiesto ai Nunzi di entrare il più possibile dentro la vita culturale e sociale del Paese dove vengono inviati. «Per questo è indispensabile possedere una buona conoscenza dei suoi costumi e possibilmente della lingua, mantenendo la porta della Nunziatura e quella del suo cuore sempre aperte a tutti». È ancora valida la funzione socio-politica e diplomatica delle Rappresentanze Pontificie? L’istituto della Rappresentanza Pontificia non è una reminiscenza del passato che la Santa Sede a tutti i costi vuole conservare per tradizionalismo o neo-temporalismo o per motivi di carattere storico e trionfalistico. Sembra che oggi il servizio svolto dalla Rappresentanza Pontificia non solo resti immutato, ma anche rafforzato dagli eventi storici di questi ultimi decenni, specialmente in quei Paesi, colpiti dalla guerra; ricordiamo, per esempio, che durante la Seconda Guerra del Golfo, mentre tutti i Paesi occidentali richiamarono i loro ambasciatori e tutto il personale diplomatico, il Nunzio di allora in Iraq, rimase al suo posto per tutto il periodo del conflitto. Attraverso i Rappresentanti Pontifici, la Chiesa ha fatto e continua a far sentire viva e palpitante la sua voce a favore dei diritti umani e della pace, in modo particolare là dove vengono continuamente violati i diritti della minoranza cristiana, anche con persecuzioni cruente. Papa Francesco denuncia le oppressioni e le vessazioni che ancora oggi - e non solo 60 anni fa nei campi di sterminio nazisti e nelle prigioni del regime comunista - i cristiani subiscono in tante parti del mondo, costretti spesso a vivere nella clandestinità la loro fede: «io vi dico che oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa  – ha rimarcato il Papa nell’Omelia della Messa a Santa Marta il 4 marzo 2014 –  tanti fratelli e sorelle che oggi – oggi! – non possono pregare insieme, perché sono perseguitati; non possono avere il libro del Vangelo o una Bibbia, perché sono perseguitati». Ma non dobbiamo dimenticare che la persecuzione è parte integrante della vita del cristiano, è come «l’olio nell’insalata» – ha detto il Vescovo di Roma. Anche attraverso il suo Osservatore Permanente presso le Nazioni Uniti e in altri ambiti previsti dal diritto internazionale, la Santa Sede si fa presente e fa sentire forte la sua autorità morale a favore dei diritti umani e della pace. Nell’Esortazione Apostolica, Evangelii Gaudium, Papa Francesco ricorda il ruolo che la Chiesa ha avuto «come mediatrice per favorire la soluzione di problemi che riguardano la pace, la concordia, l’ambiente, la difesa della vita, i diritti umani e civili, ecc.» (n. 65). Ricordo che quando Papa Bergoglio si è trovato per la prima volta a dover affrontare la delicata situazione della minaccia di un conflitto armato contro la Siria, ha fatto sentire forte e palpitante il suo appello a tutto il mondo, svolgendo anche un ruolo diplomatico e di pacificazione. Ritengo che sia stato di grande importanza in quell’occasione avere la Rappresentanza Pontificia in Siria, per poter avere in tempo reale il “polso della situazione” e per poter ricevere puntualmente notizie certe e rapporti dettagliati sulla reale situazione in quel Paese. Senza la presenza del Nunzio Apostolico, il cui ruolo è tutelato dal diritto internazionale, sarebbe stato quasi impossibile per la Santa Sede avere il quadro reale della situazione in Siria. Penso anche al bene che ha fatto la Lettera che Papa Francesco ha indirizzato al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, in occasione del Vertice del G20 a San Pietroburgo. Il contenuto della Lettera è estremamente forte ed equilibrato, e ovviamente dietro quel documento c’è la mano e l’esperienza della diplomazia Vaticana, che in altre occasioni, nel corso della Storia, ha svolto il ruolo eccezionale di mediazione in alcuni delicati conflitti internazionali. Il Papa può giocare un ruolo molto importante, nello scacchiere mondiale, proprio per la collocazione della Santa Sede nel diritto internazionale. Ricordiamo che in occasione del suo viaggio in Terra Santa, Papa Francesco aveva invitato in Vaticano, per un incontro di preghiera per la pace, il Presidente dello Stato d’Israele, Shimon Peres e quello dello Stato di Palestina, Mahmoud Abbas. L’incontro si è svolto in Vaticano a Pentecoste, l’8 giugno 2014, anche con la presenza del Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I. In quell’occasione il Papa, rivolgendosi ai due Capi di Stato, ha detto che gli uomini e le donne di oggi sognano un mondo di pace, nel quale poter vivere da fratelli e non da nemici e avversari. Bisogna avere la forza e il coraggio di costruire la pace di «dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo”. Continua ad essere molto importante il ruolo di mediazione del Papa per favorire il processo di pace in Terra Santa e nel Medio Oriente. La Santa Sede, secondo quanto riferito dalla Nota informativa sui rapporti diplomatici del 7 gennaio 2019, ha relazioni diplomatiche con 183 Stati, ed inoltre ha Rappresentanti, anche come Osservatori permanenti, presso le più importanti Organizzazioni Internazionali. Le Cancellerie di Ambasciata con sede a Roma, incluse quelle dell’Unione Europea e del Sovrano Militare Ordine di Malta, sono 89. Inoltre, hanno sede a Roma anche gli Uffici della Lega degli Stati Arabi, dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La lunga esperienza della Santa Sede insegna che nel rapporto con gli Stati, soprattutto quando si tratta di difendere i diritti della persona umana, il bene integrale dell’uomo, la libertà di culto, il “Rappresentante Pontificio”, per la sua collocazione nel “diritto internazionale”, essendo più libero da limitazioni e condizionamenti interni ad uno Stato, può intervenire su determinate questioni con più sicurezza ed efficacia dei Vescovi locali, soggetti talvolta a pressioni e ricatti di ogni tipo da parte dello Stato. La Santa Sede può stipulare Concordati, Convenzioni e Protocolli d’Intesa con i vari Paesi, soprattutto per difendere e tutelare il diritto alla libertà religiosa dei cristiani che vivono a volte in contesti sociali e culturali ideologizzati ed atei.

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