IL RUOLO DI ARBITRO DEL NUNZIO
APOSTOLICO
Francesco: «Il Nunzio deve
cercare sempre di rimanere imparziale e obiettivo, affinché tutte le parti
trovino in lui l’arbitro giusto che cerca sinceramente di difendere e tutelare
solo la giustizia e la pace», senza lasciarsi mai coinvolgere negativamente»
Papa Francesco incontra i Nunzi Apostolici il 13 giugno 2019 (foto da Vatican.va) |
di Antonino Legname
«Essendo “Rappresentante”, il Nunzio deve
continuamente aggiornarsi e studiare, in modo da conoscere bene il pensiero e
le istruzioni di chi rappresenta. Ha anche il dovere di aggiornare e informare
continuamente il Papa sulle diverse situazioni e sui mutamenti ecclesiastici e
sociopolitici del Paese a cui è inviato» - ha detto Papa Francesco ai Nunzi Apostolici riuniti in Vaticano il 13 giugno 2019. Il Pontefice ha chiesto ai
Nunzi di entrare il più possibile dentro la vita culturale e sociale del Paese
dove vengono inviati. «Per questo è indispensabile possedere una buona
conoscenza dei suoi costumi e possibilmente della lingua, mantenendo la porta
della Nunziatura e quella del suo cuore sempre aperte a tutti». È ancora valida
la funzione socio-politica e diplomatica delle Rappresentanze Pontificie? L’istituto
della Rappresentanza Pontificia non è una reminiscenza del passato che la Santa
Sede a tutti i costi vuole conservare per tradizionalismo o neo-temporalismo o
per motivi di carattere storico e trionfalistico. Sembra che oggi il servizio
svolto dalla Rappresentanza Pontificia non solo resti immutato, ma anche
rafforzato dagli eventi storici di questi ultimi decenni, specialmente in quei
Paesi, colpiti dalla guerra; ricordiamo, per esempio, che durante la Seconda Guerra
del Golfo, mentre tutti i Paesi occidentali richiamarono i loro ambasciatori e
tutto il personale diplomatico, il Nunzio di allora in Iraq, rimase al suo
posto per tutto il periodo del conflitto. Attraverso i Rappresentanti Pontifici,
la Chiesa ha fatto e continua a far sentire viva e palpitante la sua voce a
favore dei diritti umani e della pace, in modo particolare là dove vengono
continuamente violati i diritti della minoranza cristiana, anche con
persecuzioni cruente. Papa Francesco denuncia le oppressioni e le vessazioni
che ancora oggi - e non solo 60 anni fa nei campi di sterminio nazisti e nelle
prigioni del regime comunista - i cristiani subiscono in tante parti del mondo,
costretti spesso a vivere nella clandestinità la loro fede: «io vi dico che
oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa – ha rimarcato il Papa nell’Omelia della Messa
a Santa Marta il 4 marzo 2014 – tanti
fratelli e sorelle che oggi – oggi! – non possono pregare insieme, perché sono
perseguitati; non possono avere il libro del Vangelo o una Bibbia, perché sono
perseguitati». Ma non dobbiamo dimenticare che la persecuzione è parte
integrante della vita del cristiano, è come «l’olio nell’insalata» – ha detto
il Vescovo di Roma. Anche attraverso il suo Osservatore Permanente presso le
Nazioni Uniti e in altri ambiti previsti dal diritto internazionale, la Santa
Sede si fa presente e fa sentire forte la sua autorità morale a favore dei diritti
umani e della pace. Nell’Esortazione Apostolica, Evangelii Gaudium, Papa Francesco ricorda il ruolo che la Chiesa ha
avuto «come mediatrice per favorire la soluzione di
problemi che riguardano la pace, la concordia, l’ambiente, la difesa della
vita, i diritti umani e civili, ecc.» (n. 65). Ricordo che quando Papa
Bergoglio si è trovato per la prima volta a dover affrontare la delicata
situazione della minaccia di un conflitto armato contro la Siria, ha fatto
sentire forte e palpitante il suo appello a tutto il mondo, svolgendo anche un
ruolo diplomatico e di pacificazione. Ritengo che sia stato di grande
importanza in quell’occasione avere la Rappresentanza Pontificia in Siria, per
poter avere in tempo reale il “polso della situazione” e per poter ricevere
puntualmente notizie certe e rapporti dettagliati sulla reale situazione in
quel Paese. Senza la presenza del Nunzio Apostolico, il cui ruolo è tutelato
dal diritto internazionale, sarebbe stato quasi impossibile per la Santa Sede
avere il quadro reale della situazione in Siria. Penso anche al bene che ha
fatto la Lettera che Papa Francesco ha indirizzato al Presidente della
Federazione Russa, Vladimir Putin, in occasione del Vertice del G20 a San
Pietroburgo. Il contenuto della Lettera è estremamente forte ed equilibrato, e
ovviamente dietro quel documento c’è la mano e l’esperienza della diplomazia
Vaticana, che in altre occasioni, nel corso della Storia, ha svolto il ruolo
eccezionale di mediazione in alcuni delicati conflitti internazionali. Il Papa
può giocare un ruolo molto importante, nello scacchiere mondiale, proprio per
la collocazione della Santa Sede nel diritto internazionale. Ricordiamo che in
occasione del suo viaggio in Terra Santa, Papa Francesco aveva invitato in
Vaticano, per un incontro di preghiera per la pace, il Presidente dello Stato
d’Israele, Shimon Peres e quello dello Stato di Palestina, Mahmoud Abbas.
L’incontro si è svolto in Vaticano a Pentecoste, l’8 giugno 2014, anche con la
presenza del Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I. In quell’occasione il Papa,
rivolgendosi ai due Capi di Stato, ha detto che gli uomini e le donne di oggi
sognano un mondo di pace, nel quale poter vivere da fratelli e non da nemici e
avversari. Bisogna avere la forza e il coraggio di costruire la pace di «dire
sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al
negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni;
sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio,
grande forza d’animo”. Continua ad essere molto importante il ruolo di mediazione
del Papa per favorire il processo di pace in Terra Santa e nel Medio Oriente. La
Santa Sede, secondo quanto riferito dalla Nota informativa sui rapporti
diplomatici del 7 gennaio 2019, ha relazioni diplomatiche con 183 Stati, ed
inoltre ha Rappresentanti, anche come Osservatori permanenti, presso le più
importanti Organizzazioni Internazionali. Le Cancellerie di Ambasciata con sede
a Roma, incluse quelle dell’Unione Europea e del Sovrano Militare Ordine di
Malta, sono 89. Inoltre, hanno sede a Roma anche gli Uffici della Lega degli
Stati Arabi, dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e dell’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La lunga esperienza della Santa
Sede insegna che nel rapporto con gli Stati, soprattutto quando si tratta di
difendere i diritti della persona umana, il bene integrale dell’uomo, la
libertà di culto, il “Rappresentante Pontificio”, per la sua collocazione nel
“diritto internazionale”, essendo più libero da limitazioni e condizionamenti
interni ad uno Stato, può intervenire su determinate questioni con più
sicurezza ed efficacia dei Vescovi locali, soggetti talvolta a pressioni e ricatti
di ogni tipo da parte dello Stato. La Santa Sede può stipulare Concordati,
Convenzioni e Protocolli d’Intesa con i vari Paesi, soprattutto per difendere e
tutelare il diritto alla libertà religiosa dei cristiani che vivono a volte in
contesti sociali e culturali ideologizzati ed atei.