Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

domenica 16 giugno 2019

UNA SCUOLA SUPERIORE DI UMILTÀ E DI CARITÀ PASTORALE PER I FUTURI RAPPRESENTANTI PONTIFICI (PARTE IV)


L’ALIMENTO SPIRITUALE DEI NUNZI APOSTOLICI

Papa Francesco: «Il Nunzio non si lascia ingannare dai valori mondani, ma guarda alla Parola di Dio per giudicare cosa sia saggio e buono»
 
Papa Francesco incontra i Nunzi Apostolici, 13 giugno 2019 (foto da vatican.va)

di Antonino Legname

«La familiarità con Gesù Cristo dev’essere l’alimento quotidiano del Rappresentante Pontificio, perché è l’alimento che nasce dalla memoria del primo incontro con Lui e perché costituisce anche l’espressione quotidiana di fedeltà alla sua chiamata. Familiarità con Gesù Cristo nella preghiera, nella Celebrazione eucaristica – da non tralasciare mai – nel servizio della carità». È questo il programma spirituale che Papa Francesco ha voluto consegnare ai Nunzi Apostolici, riuniti in Vaticano, il 13 giugno 2019. Francesco ha ricordato che in quanto Pastori e Vescovi, i Rappresentanti Pontifici, hanno come primo compito quello di «dedicarsi alla preghiera e al ministero della parola». Infatti, senza la preghiera e la vita spirituale si rischia di diventare «semplici funzionari, sempre scontenti e frustrati». Se c’è un’ambizione che bisogna coltivare è solo quella di diventare santi. Il 6 giugno 2013 Papa Francesco, ricevendo in Udienza gli Alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica, i futuri Rappresentanti Pontifici, aveva detto: «Sentite bene: quando in Nunziatura c’è un Segretario o un Nunzio che non va per la via della santità e si lascia coinvolgere nelle tante forme, nelle tante maniere di mondanità spirituale si rende ridicolo e tutti ridono di lui. Per favore, non rendetevi ridicoli: o santi o tornate in diocesi a fare il parroco; ma non siate ridicoli nella vita diplomatica, dove per un sacerdote vi sono tanti pericoli per la vita spirituale». Purtroppo, anche per i Pastori della Chiesa è sempre in agguato il rischio di lasciarsi tentare da certe miserie umane, quali l'ambizione, l'invidia e la cattiveria, che Papa Francesco ha più volte stigmatizzato come «mondanità spirituale». Non ci si deve stancare di ripetere che il servizio degli ecclesiastici, anche nelle Rappresentanze Pontificie, è anzitutto un servizio sacerdotale e pastorale; e a questo deve educare e formare la Pontificia Accademica Ecclesiastica che non esiterei a denominare: “Scuola Superiore di Umiltà e di Carità Pastorale”.
Stiamo parlando di una struttura secolare, fondata nel 1701, che ha dato alla Chiesa cattolica cinque grandi Papi: Clemente XIII, Leone XII, Leone XIII, Benedetto XV, Paolo VI.
Palazzo della Pontificia Accademia Ecclesiastica a Roma
Agli Alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica, il Papa ha ricordato che il servizio nelle Rappresentanze Pontificie richiede “libertà interiore”, cioè «essere liberi da ambizioni o mire personali, che tanto male possono procurare alla Chiesa» e li ha esortati a mettere sempre al primo posto, non la  realizzazione personale, o il riconoscimento che si potrebbe ricevere dentro e fuori la comunità ecclesiale, «ma il bene superiore della causa del Vangelo e il compimento della missione che vi sarà affidata. E questo essere liberi da ambizioni o mire personali per me è importante, è importante - ha ribadito il Pontefice - Il carrierismo è una lebbra, una lebbra. Per favore: niente carrierismo». Veramente il carrierismo nella Chiesa è come la lebbra che fa cadere a pezzi tutti gli impegni sacerdotali e i buoni propositi della vita spirituale e pastorale. Per questo motivo, il Vescovo di Roma ha esortato i futuri Rappresentanti Pontifici a non dimenticare che si stanno preparando a svolgere un ministero, non una professione. Il Vescovo di Roma è ben consapevole di quanta forza interiore e amore alla Chiesa siano necessari per spendere tanti e a volte tantissimi anni preziosi della propria vita in contesti sociali, culturali, politici e linguistici molto diversificati e a volte socialmente e politicamente difficili e pericolosi. «La vostra è una vita spesso difficile, a volte in luoghi di conflitto – aveva detto Papa Francesco ai Rappresentanti Pontifici, il 21 giugno 2013 - lo so bene». Non c’è dubbio che questo delicato servizio alla Santa Sede richieda un forte spirito di sacrificio e di rinuncia che porta a «spogliarsi di cose, di amici, di legami e iniziare sempre di nuovo». Tutto questo «non è facile – ha ammesso il Papa - è vivere nel provvisorio, uscendo da se stessi, senza avere un luogo dove mettere radici, una comunità stabile». Il Papa, anche nel recente incontro con i Nunzi Apostolici, ha ricordato che la missione di Rappresentante Pontificio richiede grande professionalità, e che per poter svolgere bene tale compito occorre attingere la forza necessaria «nella preghiera, nella Celebrazione eucaristica, nelle opere di carità».

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