L’ANTIDOTO CONTRO LO SPIRITO DELLA MONDANITA’
Francesco: «La mondanità è una cultura dell’effimero, dell’apparire, del maquillage, dell’usa e getta»
Papa Francesco, Meditazione della Messa a Santa Marta, 16 maggio 2020 (foto da Vatican.va) |
di Antonino Legname
La mondanità è una vera e propria patologia che
può gravemente colpire anche la vita della Chiesa. Di questo è convinto Papa
Francesco quando indica l’antidoto più efficace contro questa pericolosa
malattia: «la fede in Gesù morto e risorto … Questa è la nostra vittoria».
Nella Meditazione della Messa a Santa Marta, il 16 maggio 2020, Francesco ha
spiegato con chiarezza cos’è lo «spirito del mondo». Senza mezzi termini il
Pontefice ha detto che la mondanità è «capace di odiare, di distruggere Gesù e
i suoi discepoli, anzi di corromperli e di corrompere la Chiesa». In occasione
della Messa a Santa Marta, il 20 novembre 2015, Papa Francesco aveva detto con
amaro realismo che «la Chiesa sempre - sempre! - subirà la tentazione della
mondanità e la tentazione di un potere che non è il potere che Gesù Cristo
vuole per lei e quando la Chiesa entra in questo processo di degrado, la fine è
molto brutta. Molto brutta!”». E allora ci farà bene pensare e riflettere su come
si presenta a noi lo «spirito del mondo» in modo da poterci efficacemente e
prontamente difendere. Dice il Papa: «la mondanità è una proposta di vita», una
vera e propria «cultura». Quale tipo di cultura? Risponde Francesco: «è una
cultura dell’effimero, una cultura dell’apparire, del maquillage, una
cultura “dell’oggi sì domani no, domani sì e oggi no”. Ha dei valori
superficiali». In sintesi, è «una
cultura che non conosce fedeltà, perché cambia secondo le circostanze, negozia
tutto», è «camaleontica» ed è anche conformista e massificata con l’obiettivo
di portare l’umanità al «pensiero unico» . In questo mondo globalizzato e massificato c’è un determinato
modo di pensare omologato che viene imposto, sotto forma di proposta
allettante, attraverso i meccanismi di persuasione occulta. Il 29 novembre
2013, nella Meditazione della Messa a Santa Marta il Papa aveva detto «si fa la
pubblicità di questo pensiero e si deve pensare in tal modo. È il pensiero
uniforme, il pensiero uguale, il pensiero debole; un pensiero purtroppo così
diffuso» […]. Ci propone un pensiero pret-à-porter,
secondo i nostri gusti: io penso come mi piace». Ma come si arriva al pensiero
unico? «La mondanità - risponde il Papa - ti porta al pensiero unico e
all’apostasia. Non sono permesse, non ci sono permesse le differenze […].Tutti
fanno così, perché noi no?” (ibid. 16
novembre 2015). Papa Francesco ribadisce: «Questa è la cultura mondana. E Gesù
insiste a difenderci da questo e prega perché il Padre ci difenda da questa
cultura della mondanità». Potremmo dire: “chi è senza peccato di mondanità
scagli la prima pietra”. Tutti, chi più, chi meno, siamo tentati dallo spirito
della mondanità e dobbiamo continuamente lottare per uscire vittoriosi e guariti da questa malattia spirituale. Dice
il Papa: «è un modo di vivere anche di tanti che si dicono cristiani. Sono
cristiani ma sono mondani». E chi si lascia travolgere da questa cultura
mondana effimera dell’«usa e getta» è capace di utilizzare gli altri per
convenienza, di odiare e anche di uccidere. Così hanno fatto con i martiri che
sono stati «uccisi in odio alla fede» e – dice il Papa - «per alcuni l’odio era
per un problema teologico». Ma come si può arrivare ad “uccidere” la dignità, la
buona fama, la buona fede e a volte anche la vita di una persona per un
problema teologico? Quando nella Chiesa si arriva a certi livelli di
persecuzione, oggi anche mediatica, significa che si è gravemente malati di
«mondanità spirituale», che – come scriveva il padre de Lubac nel suo libro “Le
meditazioni sulla Chiesa” - «è il peggiore dei mali che può accadere alla
Chiesa». E non è una esagerazione! Anche perché la mondanità spirituale conduce
passo dopo passo alla corruzione che è una vera e propria «lebbra» nel corpo
della Chiesa. Nella Meditazione del 7 novembre 2014 a Casa Santa Marta,
Papa Francesco aveva detto che, purtroppo, a tutti i livelli ci sono «cristiani
mondani, cristiani di nome, con due o tre cose di cristiano, ma niente di più.
Sono cristiani pagani. Hanno il nome cristiano, ma la vita pagana; pagani con
due pennellate di vernice di cristianesimo: così appaiono come cristiani, ma
sono pagani». Parole forti che Papa Francesco rivolge a tutti i cristiani per
aiutarli a fare un sincero esame di coscienza: «Avrò qualcosa della mondanità
dentro di me? Qualcosa del paganesimo? Mi piace vantarmi? Mi piacciono i soldi?
Mi piace l’orgoglio, la superbia? Dove ho le mie radici, cioè di dove sono
cittadino? Nel cielo o sulla terra? Nel mondo o nello spirito mondano?» (ibid.). In effetti, chi vive nello
spirito del mondo non sopporta e non tollera «lo scandalo della Croce».
E, come ci assicura il Papa: «l’unica medicina contro lo spirito della
mondanità è Cristo morto e risorto per noi, scandalo e stoltezza (cfr 1Cor
1,23)». Ed è questa fede, convinta e testimoniata, che sa dialogare con tutti
senza fanatismo e proselitismo, che ci porta alla vittoria sullo spirito del
mondo.