UBI PETRUS

Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL,30,5)

14 marzo 2018

BREVE LETTERA INEDITA DI PAPA FRANCESCO A MONS. LEGNAME

FRANCESCO 
TEOLOGO DEL POPOLO
UN RICORDO PERSONALE PER RENDERE OMAGGIO AL PAPA 
NEL QUINTO ANNIVERSARIO DELLA SUA ELEZIONE AL SOGLIO DI PIETRO


Il 20 luglio 2014, Papa Francesco mi scrisse un biglietto autografo per ringraziarmi del libro "Francesco il Traghettatore di Dio", che Gli avevo inviato. Questa è la prima volta che rendo pubblico il contenuto della breve lettera.

Lo scritto del Papa fa seguito alla telefonata che lo stesso Francesco mi aveva regalato, con mia grande sorpresa ed emozione, qualche giorno prima, chiamandomi al cellulare, dove appariva il numero sconosciuto. Nella Lettera il Pontefice mi scrive:

                                           Vaticano, 20 luglio 2014
P. Antonino Legname


Caro fratello:
            adesso per scritto voglio ringraziarti                 
il libro “Francesco il Traghettatore di Dio”. Lo
leggerò volentieri.
            Da noi si ha lavorato tanto sulla
"teologia del popolo“(niente da vedere con la
teologia della liberazione). I due teologi più
grandi sono Lucio Gera (un trevisano che
da bambino è migrato in Argentina), e Ra-
fael Tello. C'è un giovane teologo, Enrique C.
Bianchi*, che ha scritto un recente libro: “Pobres
en este mundo, ricos en la fe“: è molto buono.
            Ti auguro un buon lavoro fra la
gente, e che sia capace di cognoscere il nome
di ogni uno dei tuoi fedeli … anche il nome dei
loro cani**. Per favore, non dimenticare di pregare
per me. Che il Signore ti benedica e la Madonna
ti custodisca.
                        Fraternalmente,
                                                           Francesco


*  Il 10 maggio 2012, il Card. Jorge Mario Bergoglio s.j, presentò a Buenos Aires, presso la Facultad de Teología de la UCA, il libro di ENRIQUE C. BIANCHI, Pobres en este mundo, ricos en la fe. La fe de los pobres de América Latina según Rafael Tello, Ágape, Buenos Aires, 2012, pp. 266. Nei miei libri successivi ho fatto tesoro dei consigli bibliografici che Papa Francesco mi ha offerto per il mio lavoro di ricerca sulla "Teologia del Popolo". 

** Il Papa si riferisce ad un fatto a lui accaduto e che ho riportato nel mio libro: un parroco un giorno confidò a Bergoglio di conoscere non solo il nome di tutti i suoi parrocchiani ma anche quello dei loro cani. Quel sacerdote si aspettava che Francesco gli facesse un apprezzamento sulla bella memoria; invece, il Papa lo elogiò per lo zelo pastorale, perchè quel parroco conosceva così bene i suoi fedeli fino al punto di memorizzare anche il nome dei loro cani.

11 marzo 2018

GLI ALIENI TRA SCIENZA E FANTASCIENZA

LA CHIESA E GLI EXTRATERRESTRI
Papa Francesco: «Il Creatore è infinitamente più grande delle nostre conoscenze»


di Antonino Legname

C'è vita su altri pianeti? A questa domanda la scienza non è in grado di rispondere; si possono fare solo ipotesi sulla possibilità che esista un pianeta come la terra, che giri attorno ad una stella, capace di accogliere la vita. In ogni caso la possibilità che esista la vita in altri pianeti non mette in crisi la fede e non è contraria all'insegnamento della Chiesa cattolica. Anche se un giorno si scoprisse che nell'universo siamo in compagnia di altri esseri viventi, i princìpi religiosi in cui crediamo non sarebbero annullati. La Bibbia non ci dice nulla che possa affermare o negare l'esistenza di una vita intelligente in qualche altra parte dell'universo. Neppure la religione cristiana, dunque, pretende di possedere la completezza della conoscenza di Dio fino al punto da limitarne la sua azione creatrice al pianeta Terra e agli esseri umani. Ma fino ad oggi nessuno ha confermato l'ipotesi dell'esistenza di extraterrestri e non si sono trovate tracce di vita nell'universo sconfinato. Allo stato attuale la probabilità che ci sia vita al di fuori del pianeta terra è talmente minima da renderla praticamente nulla. Quando a Papa Francesco in un'intervista, realizzata il 9 ottobre 2015, posero la questione: «La Nasa ha annunciato lo scorso luglio la scoperta di un pianeta dalle dimensioni simili a quelle terrestri, Kepler 452 B, che assomiglia alla Terra. Ci saranno altrove altri esseri pensanti?». Il Papa rispose: “finora le conoscenze scientifiche hanno sempre escluso che vi sia traccia di altri esseri pensanti nell’universo. È vero, finché non venne scoperta l’America noi pensavamo che non esistesse, e invece esisteva. Ma in ogni caso credo che ci si debba attenere a quanto ci dicono gli scienziati, pur sempre coscienti che il Creatore è infinitamente più grande delle nostre conoscenze”.  Pertanto, non si può escludere in maniera assoluta l'ipotesi che non siamo soli in questo «mare di stelle sconfinato». Ma fino ad oggi non ci sono prove scientifiche dell'esistenza di tracce di vita al di fuori della terra. Ma dove non arriva la scienza ci prova la fantasia creativa dell'uomo con la fantascienza. L'abbondante produzione cinematografica sugli “alieni” e gli “extraterrestri” ne è una chiara testimonianza.  Al di là della narrativa fantascientifica, nulla ci è dato sapere sull'esistenza ipotetica di esseri extraterrestri. Il 3 settembre 2017, alcuni quotidiani italiani hanno diffuso la notizia che l'astrofisico Stephen Hawking, «ha forse scoperto nell’Universo quello di cui ha più paura: tracce di vita aliena. Da una galassia nana distante 3 miliardi di anni luce arrivano 15 nuovi e misteriosi segnali radio, che potrebbero essere stati emessi da una civiltà extraterrestre … da forme di vita evolute e intelligenti». Il condizionale è d'obbligo! «Non abbiamo idea da dove i segnali provengano - ha detto con prudenza Vishal Gajjar, del “Berkeley Research Centre” -. Ci sono solo 30 sorgenti di questi segnali nell’Universo e una sola che si ripete. Dobbiamo studiarla ancora. Ci sono più teorie che fonti di segnali, più domande che risposte. Più studiamo e più troviamo cose strane». Quello che sappiamo con certezza è che nell'immenso universo c'è un «piccolo granello di polvere», che si chiama terra, dove si è sviluppata la vita e dove l'essere umano è il protagonista principale e cosciente della sua avventura esistenziale, che, sul piano biologico della natura, inizia con la nascita e finisce con la morte.
 [Dal libro di Antonino Legname, La Teopsia di Francesco. Tra scienza e fede, il nuovo umanesimo cristiano, integrale, popolare, solidale, inclusivo e   gioioso, Le Nove Muse, Catania 2017, vol. II, pp. 672-674].

4 marzo 2018

UNA MISCELA ESPLOSIVA DI ATEISMO



 Papa Francesco: «Quante forze, lungo la storia, hanno cercato di annientare la Chiesa»


di Antonino Legname

Mettiamo insieme il “Testamento” del curato Meslier, il “Buon senso” del barone d'Holbach, L'Anticristo di Nietzsche e potremmo aggiungere le opere degli altri maestri del sospetto “Feuerbach, Marx e Freud”, e otterremo una micidiale miscela esplosiva di ateismo; ma se tale commistione non fu sufficiente all'epoca per distruggere la religione e la Chiesa, pensate che ci riusciranno oggi i “nuovi atei”, con i loro libri, redatti e diffusi con tanto rumore mediatico, e destinati, dopo una fiammata tanto luminosa di protagonismo pubblicitario e redditizio dal punto di vista finanziario, a passare dalla scena culturale di questo mondo? Scriveva Voltaire [1694-1778] sulla religione: “Se la religione di un paese è divina (ogni nazione si attribuisce questo vanto), centomila volumi scagliati contro di essa non le faranno più male di quanto centomila palle di neve possano scuotere mura di bronzo”, e cita le parole di Gesù a proposito della fondazione della Chiesa sulla roccia: “Le porte dell'inferno non prevarranno su di essa […]. E come potrebbero distruggerla dei caratteri neri tracciati su carta bianca?”. Nell'Omelia della Messa, in occasione della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il 29 giugno 2015, Papa Francesco ha ricordato: “Quante forze, lungo la storia, hanno cercato - e cercano - di annientare la Chiesa, sia dall’esterno sia dall’interno, ma vengono tutte annientate e la Chiesa rimane viva e feconda!, rimane inspiegabilmente salda perché, come dice san Paolo, possa acclamare «a Lui la gloria nei secoli dei secoli» (2 Tm 4,18) ” [...]. Nel 1772 il barone di (von) Holbach Paul Heinrich Dietrich, certamente ispirato e influenzato dall'ateismo del curato Meslier, pubblicò una sintesi del suo Sistema della natura, intitolata Le Bon sens. Il libro del barone von Holbach è una virulenta polemica anticristiana e anticlericale, una specie di Bibbia del materialismo ateo dell’Illuminismo e fu considerato così pericoloso dalla Chiesa Cattolica di allora, che fu anche messo all'Indice dei Libri proibiti. D'Holbach scrive: “La religione, in ogni epoca, non ha fatto che riempire lo spirito umano di tenebre, e mantenerlo nell'ignoranza”. Per scoprire le fonti della verità - consiglia il Barone - occorre abbattere i fantasmi creati dalla religione e convincersi dell'inganno della teologia, che è un funesto «vaso di Pandora» sempre aperto. Infatti, per ignoranza e inesperienza gli uomini preferiscono attribuire a qualche «spirito» tutto quello che non riescono a spiegare razionalmente: “Chiedete a un selvaggio che cosa fa muovere il vostro orologio: vi risponderà: «Uno spirito». Chiedete ai nostri savi che cosa fa muovere l’universo: vi risponderanno: «Uno spirito»” […]. Nel corso dei secoli successivi, l'ateismo del barone d'Holbach ha alimentato, in modo particolare, la critica spietata e anche violenta  nei confronti del cristianesimo e della Chiesa. Nell'Omelia, in occasione del Giubileo della Curia Romana, il 22 febbraio 2016, Papa Francesco ha ricordato che la Chiesa, seppur agitata e scossa dalle vicende umane, come scrive sant'Agostino, “«non crolla, perché è fondata sulla pietra, da cui Pietro deriva il suo nome. Non è la pietra che trae il suo nome da Pietro, ma è Pietro che lo trae dalla pietra; così come non è il nome Cristo che deriva da cristiano, ma il nome cristiano che deriva da Cristo. […] La pietra è Cristo, sul fondamento del quale anche Pietro è stato edificato»”. E di fronte a tutti i tentativi, che dalla nascita del cristianesimo, sono stati fatti per screditare e distruggere la dimensione trascendente nell'uomo, Francesco ha detto che alla fine “tutto passa, solo Dio resta. Infatti, sono passati regni, popoli, culture, nazioni, ideologie, potenze, ma la Chiesa, fondata su Cristo, nonostante le tante tempeste e i molti peccati nostri, rimane fedele al deposito della fede nel servizio, perché la Chiesa non è dei Papi, dei vescovi, dei preti e neppure dei fedeli, è soltanto di Cristo. Solo chi vive in Cristo promuove e difende la Chiesa con la santità della vita, sull’esempio di Pietro e di Paolo”.

[Dal libro di Antonino Legname, La Teopsia di Francesco. Tra scienza e fede, il nuovo umanesimo cristiano, integrale, popolare, solidale, inclusivo e gioioso, Le Nove Muse, Catania 2017, vol. I, pp. 516-520].

2 marzo 2018

IL MIO RICORDO PERSONALE DI GILLO DORFLES

LE OSCILLAZIONI DEL GUSTO ESTETICO

Dorfles: «È solo in una fraterna e universale volontà di comunicazione e di comunione, che possiamo intravvedere per il futuro il crearsi di un'età più comprensiva, più organica e più formativa per l'umanità». 
 
                                                                                           Gillo Dorfles

 di Antonino Legname

Il 2 marzo 2018, all'età di quasi 108 anni,  è morto Gillo Dorfles. Nel 1993 ebbi il piacere di incontrare e conoscere personalmente Dorfles nella sua casa a Milano; era il periodo in cui preparavo la mia Tesi dottorale in Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana a Roma. Ricordo che durante il colloquio con Dorfles ebbi modo di percepire la particolare sensibilità umana e la notevole apertura intellettuale di questo grande maestro dell'estetica contemporanea. Uno dei grandi meriti di Dorfles è stato quello di essersi addentrato coraggiosamente dentro un campo, quello estetico, minato da innumerevoli equivoci e delimitato da una cortina di incomprensioni. La vera incomprensione è soprattutto quella che si riferisce alla diffusa diffidenza del pubblico nei confronti di molti fenomeni e manifestazioni dell'arte moderna (oggetti industriali, pubblicità, moda, strumenti della comunicazione di massa, ecc.) che hanno scardinato i tradizionali parametri valutativi dell'arte. Non è più possibile continuare a credere che “arte” sia soltanto quella esposta con cura nei musei o che si esprime nelle sale da concerto. E usando il linguaggio di Dorfles, si può dire che nel quadro estetico contemporaneo si delineano due fasi: una cosiddetta “catabolica” (cioè, di stanchezza e di rapido consumo di certe forme artistiche) sempre più in declino, e un'altra fase “anabolica” (che include le espressioni artistiche non ancora usurate e pertanto in ascesa perché hanno saputo trasgredire i canoni di certa arte cosiddetta “avanguardista”).
Il 1° aprile 1993 Gillo Dorfles mi scrisse la seguente lettera autografa:
«Caro don Legname,
ho ricevuto con molto piacere il suo “poderoso” volume e trovo che lei ha saputo sviscerare la mia opera in modo davvero esemplare e oltretutto originale - non solo perché ha interpretato con grande accortezza il mio pensiero, ma perché gli ha dato una “sistematicità” che forse non presentava. In altre parole: se io avessi il coraggio e la pazienza di riscrivere alcuni dei miei libri in base alle sue osservazioni, credo che risulterebbero più chiari e organici! Grazie, dunque, per avermi fatto avere la sua tesi e mi darebbe piacere se fosse possibile vederla - almeno in parte - pubblicata».
                                                                                                         Gillo Dorfles

La mia tesi dottorale in filosofia fu pubblicata integralmente per la Pontificia Università Gregoriana nel 1994, con il titolo: «La filosofia dell'arte di Gillo Dorfles», e nello stesso anno l'Edizione Agape di Catania la pubblicò con il titolo: «La triade semantica. La vita dell'arte e l'arte della vita nella filosofia di Gillo Dorfles». La Premessa al libro fu redatta da Gillo Dorfles e ne conservo con cura il manoscritto.


20 febbraio 2018

LE LACRIME DI FRANCESCO

Papa Francesco: «Quando si parla della mamma sempre c’è qualcosa … e in quel momento mi hai fatto piangere»

 di Antonino Legname

«Ho pianto, quando ho letto la tua domanda … ti sono stato vicino con un paio di lacrime» - ha confidato Papa Francesco ad un ragazzo che gli aveva presentato in anticipo la sua triste storia: «Quando avevo due mesi di vita mia mamma mi ha abbandonato in un orfanotrofio. A 21 anni ho cercato mia madre e sono rimasto con lei 2 settimane ma non si comportava bene con me e quindi me ne sono andato. Mio papà è morto. Che colpa ho io se lei non mi vuole? Perché lei non mi accetta?».  
Vergine della tenerezza

Il Pontefice con commozione riferisce: «ho pianto … ti sono stato vicino con un paio di lacrime».  Il 4 gennaio 2018 Francesco aveva incontrato alcuni ragazzi romeni ospiti di un orfanotrofio, aiutati dalla ONG “FDP protagonisti nell’educazione”, che opera da anni in Romania. Il testo del dialogo è stato pubblicato dalla Santa Sede il 19 febbraio 2018. Il Vescovo di Roma non nasconde la sua particolare sensibilità quando si toccano certe corde del cuore che riguardano la mamma: «tu mi hai preso forse con le difese basse - ha ammesso Francesco, cercando di spiegare che «non è questione di colpa, è questione di grandi fragilità degli adulti, dovute nel vostro caso a tanta miseria, a tante ingiustizie sociali che schiacciano i piccoli e i poveri, e anche a tanta povertà spirituale». Come è possibile che una madre abbandoni il proprio figlio? Il Papa risponde che è possibile quando si vive nella povertà materiale e spirituale. È questa povertà che indurisce i cuori e fa sbagliare fino al punto da provocare ciò che sembra impossibile e innaturale: l'abbandono di un figlio. Con quanta tenerezza Francesco ha cercato di consolare quel ragazzo assicurandogli: «Tua mamma ti ama ma non sa come farlo, non sa come esprimerlo. Non può perché la vita è dura, è ingiusta. E quell’amore che è chiuso in lei non sa come dirlo e come accarezzarti. Ti prometto di pregare perché un giorno possa farti vedere quell’amore. Non essere scettico, abbi speranza». Ci sono tanti «perché» che restano senza risposte umane. Solo Dio conosce la risposta. A noi non resta altro che «guardare, sentire, soffrire e piangere». Papa Francesco riconosce che «ci sono alcuni adulti che sono più deboli, non hanno la forza sufficiente per sopportare le fragilità. E questo perché loro stessi sono fragili». E lo spiega usando un'immagine: «se io ho una grossa pietra, non posso appoggiarla sopra una scatola di cartone, perché la pietra schiaccia il cartone. Ci sono genitori che sono fragili». In conclusione, il Papa ha esortato i ragazzi che vivono nell'orfanotrofio a sperimentare l'incontro con il Signore Gesù, il quale «guarisce con un abbraccio, con le carezze, con l’amore, allora, dopo tutto il male che potete aver vissuto, alla fine avete trovato questo «perché!».

12 febbraio 2018

DIO RESPIRA ANCORA



 Papa Francesco: «Chi ha paura della verità e della libertà fa di tutto per bandire Dio»

di Antonino Legname

Nel 1965 il cantautore italiano Francesco Guccini scrisse una canzone intitolata “Dio è morto”, portata al successo nel 1967 dal gruppo musicale dei “Nomadi”. Il testo inizialmente fu considerato dalla Rai blasfemo ed offensivo, e fu subito censurato. Radio Vaticana, invece, lo mise in onda, apprezzandone il contenuto e il messaggio. “Dio è morto” di Guccini - si disse - non è una canzone antireligiosa, al contrario, è un “urlo” di denuncia contro i crimini del nazismo e del razzismo e i falsi miti della società consumistica: Dio viene ucciso dalle guerre e dagli odi, dai regimi totalitari, “nei campi di sterminio dio è morto”, nell'edonismo e “nei miti dell'estate, dio è morto”, nel consumismo e “nelle auto prese a rate, dio è morto” e nei falsi miti della religione e in tutte le ipocrisie del perbenismo del Novecento “dio è morto”; ma Dio può risorgere se le nuove generazioni si ribellano, con “una rivolta senza armi”, ai falsi valori per riappropriarsi del loro futuro e con la forza della loro speranza per una società migliore, possano gridare: “in ciò che noi crediamo dio è risorto/ in ciò che noi vogliamo dio è risorto/ nel mondo che faremo dio è risorto”. Veramente “Dio è morto” quando la fede non dice più nulla agli uomini d'oggi e la stessa questione su Dio è morta. Magari si trovassero uomini inquieti nella faticosa ricerca di Dio! Oggi la fede deve fare i conti con una diffusa indifferenza religiosa. Contrapponendosi con forza a Nietzsche e al nichilismo moderno, che sfocia nell’ateismo, Martin Buber dichiarava che Dio non è definitivamente morto, ma si è solo temporaneamente eclissato […]. Sono finiti i tempi in cui il mondo occidentale aveva decretato la «morte di Dio» e l'eclissi della religione? […]. Chi ha decretato  l'eclissi di Dio e della religione ha emesso un giudizio troppo affrettato perché il senso del sacro non si può cancellare dal “cuore” dell'uomo, così come non si può decidere se l'amore possa continuare o no a guidare i sentimenti umani o la bellezza a stimolare l'arte in tutte le sue espressioni. In occasione del viaggio apostolico in Albania, Papa Francesco, ricordando i decenni di persecuzione cruenta che ha dovuto subire quel popolo da parte del regime ateo, ha detto: “coloro che avevano paura della verità e della libertà facevano di tutto per bandire Dio dal cuore dell’uomo ed escludere Cristo e la Chiesa dalla storia del vostro Paese […]. Ripensando a quei decenni di atroci sofferenze e di durissime persecuzioni contro cattolici, ortodossi e musulmani, possiamo dire che l’Albania è stata una terra di martiri: molti vescovi, sacerdoti, religiosi fedeli laici, ministri di culto di altre religioni, hanno pagato con la vita la loro fedeltà. Non sono mancate prove di grande coraggio e coerenza nella professione della fede”. Dio non è morto! Si sono sbagliati i cosiddetti «maestri del sospetto» (Feuerbach, Marx, Freud e Nietzsche), i quali avevano criticato la religione fino a decretare la «morte di Dio». A queste parole di suffragio nei confronti di Dio ribatte l'ateo Michel Onfray: «Dio è morto? - e risponde: “È da vedere. Una buona novella come questa avrebbe dovuto produrre effetti solari” e invece ha portato al “nichilismo” e al “culto del niente”, alla “passione del nulla”. E lo stesso Onfray ammette che Dio respira ancora: “Dio […] non è né morto né moribondo” […]. Pur considerando molto serio il problema della “morte di Dio”, pronosticato dal nichilismo di Nietzsche, ci rendiamo conto che Dio, forse, si era eclissato un po' e oggi assistiamo ad una rinascita del senso religioso e ad un risveglio del cristianesimo - nonostante la crisi di fede all'interno delle Chiese.


[Dal libro di Antonino Legname, La Teopsia di Francesco. Tra scienza e fede, il nuovo umanesimo cristiano, integrale, popolare, solidale, inclusivo e   gioioso, Le Nove Muse, Catania 2017, vol. II, pp. 663-668].  


10 febbraio 2018

PREGHIERA INEDITA DI PAPA FRANCESCO


"Signore, grazie tante per la fede"

a cura di Antonino Legname


È una breve ma intensa preghiera che ho intessuto con alcuni «fili» letterari ricavati dai discorsi di Papa Francesco:

“Signore, grazie tante per la fede. Custodisci la mia fede, falla crescere. Che  la mia fede sia forte, coraggiosa. E  aiutami nei momenti in cui devo renderla pubblica. Dammi il coraggio” affinché “la mia fede diventi attiva, creativa ed efficace”. Che possa “trasmettere la gioia della fede anche con gli occhi”. “Signore, che io non dimentichi il tuo passo nella mia vita, che io non dimentichi i buoni momenti, anche i brutti; le gioie e le croci”. “Che tutti noi possiamo lasciare con la nostra vita, come migliore eredità, la fede: la fede in questo Dio fedele, questo Dio che è accanto a noi sempre, questo Dio che è Padre e non delude mai” e che non può stare senza di noi. Donaci, o Signore, per mezzo del tuo Santo Spirito “la grazia di essere persone semplici e umili, la grazia di saper piangere, la grazia di essere miti, la grazia di lavorare per la giustizia e la pace, la grazia di lasciarci perdonare da Dio per diventare strumenti della sua misericordia” e soprattutto “la grazia di poter dire con la nostra vita «ho visto il Signore», perché l’ho visto vivo nel cuore” e “nel volto dei fratelli più poveri”. Amen.

[Dal libro di Antonino Legname, La Teopsia di Francesco. Tra scienza e fede, il nuovo umanesimo 
cristiano, integrale, popolare, solidale, inclusivo e   gioioso, Le Nove Muse, Catania 2017, vol. II, p. 1194].  

7 febbraio 2018

NO ALLE OMELIE LUNGHE E INCOMPRENSIBILI!

L'OMELIA NON E' UN SONNIFERO
Papa Francesco: «L'omelia non deve andare oltre i 10 minuti».


di Antonino Legname

«L’omelia non è un discorso di circostanza - neppure una catechesi come questa che sto facendo adesso -, né una conferenza neppure una lezione», ha detto Papa Francesco nella Catechesi del Mercoledì 7 febbraio 2018, nell'Aula Paolo VI. Una buona omelia riprende il dialogo aperto tra il Signore e il suo popolo. In modo particolare il Vangelo, che viene proclamato dal ministro ordinato - Vescovo, Sacerdote o Diacono - è circondato di particolare onore e venerazione. L'assemblea che partecipa alla Messa, riconosce nel Vangelo la presenza di Cristo, che continua ad annunciare la «buona notizia» che chiama a conversione. Come ci ricorda Papa Francesco - citando sant'Agostino - «la bocca di Cristo è il Vangelo». Il Pontefice si sofferma sull'omelia della Messa. Non si può negare che a volte l'omelia annoia perché «è lunga o non centrata o incomprensibile» - ha ammesso - altre volte è invece il pregiudizio a fare da ostacolo». A chi fa l'omelia, Papa Francesco consiglia la brevità e la chiarezza: «non deve andare oltre i 10 minuti». Al contrario, quando le omelie sono lunghe e poco preparate, i fedeli «si addormentano, altri chiacchierano o escono fuori a fumare una sigaretta». Il Vescovo di Roma, ribadisce: «per favore, che l'omelia sia breve e ben preparata», con la preghiera e con lo studio della Parola di Dio. Purtroppo, a volte capita che l'omelia sia il momento più sopportato dai fedeli. Francesco racconta di quel sacerdote che, andando a trovare i suoi genitori in un'altra città, ebbe questa confidenza dal padre: «Tu sai, sono contento, perché con i miei amici abbiamo trovato una chiesa dove si fa la Messa senza omelia!». Il Pontefice, a chi fa l'omelia, dice che «deve essere conscio che non sta facendo una cosa propria, sta predicando, dando voce a Gesù, sta predicando la Parola di Gesù».

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