Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

lunedì 12 febbraio 2018

DIO RESPIRA ANCORA



 Papa Francesco: «Chi ha paura della verità e della libertà fa di tutto per bandire Dio»

di Antonino Legname

Nel 1965 il cantautore italiano Francesco Guccini scrisse una canzone intitolata “Dio è morto”, portata al successo nel 1967 dal gruppo musicale dei “Nomadi”. Il testo inizialmente fu considerato dalla Rai blasfemo ed offensivo, e fu subito censurato. Radio Vaticana, invece, lo mise in onda, apprezzandone il contenuto e il messaggio. “Dio è morto” di Guccini - si disse - non è una canzone antireligiosa, al contrario, è un “urlo” di denuncia contro i crimini del nazismo e del razzismo e i falsi miti della società consumistica: Dio viene ucciso dalle guerre e dagli odi, dai regimi totalitari, “nei campi di sterminio dio è morto”, nell'edonismo e “nei miti dell'estate, dio è morto”, nel consumismo e “nelle auto prese a rate, dio è morto” e nei falsi miti della religione e in tutte le ipocrisie del perbenismo del Novecento “dio è morto”; ma Dio può risorgere se le nuove generazioni si ribellano, con “una rivolta senza armi”, ai falsi valori per riappropriarsi del loro futuro e con la forza della loro speranza per una società migliore, possano gridare: “in ciò che noi crediamo dio è risorto/ in ciò che noi vogliamo dio è risorto/ nel mondo che faremo dio è risorto”. Veramente “Dio è morto” quando la fede non dice più nulla agli uomini d'oggi e la stessa questione su Dio è morta. Magari si trovassero uomini inquieti nella faticosa ricerca di Dio! Oggi la fede deve fare i conti con una diffusa indifferenza religiosa. Contrapponendosi con forza a Nietzsche e al nichilismo moderno, che sfocia nell’ateismo, Martin Buber dichiarava che Dio non è definitivamente morto, ma si è solo temporaneamente eclissato […]. Sono finiti i tempi in cui il mondo occidentale aveva decretato la «morte di Dio» e l'eclissi della religione? […]. Chi ha decretato  l'eclissi di Dio e della religione ha emesso un giudizio troppo affrettato perché il senso del sacro non si può cancellare dal “cuore” dell'uomo, così come non si può decidere se l'amore possa continuare o no a guidare i sentimenti umani o la bellezza a stimolare l'arte in tutte le sue espressioni. In occasione del viaggio apostolico in Albania, Papa Francesco, ricordando i decenni di persecuzione cruenta che ha dovuto subire quel popolo da parte del regime ateo, ha detto: “coloro che avevano paura della verità e della libertà facevano di tutto per bandire Dio dal cuore dell’uomo ed escludere Cristo e la Chiesa dalla storia del vostro Paese […]. Ripensando a quei decenni di atroci sofferenze e di durissime persecuzioni contro cattolici, ortodossi e musulmani, possiamo dire che l’Albania è stata una terra di martiri: molti vescovi, sacerdoti, religiosi fedeli laici, ministri di culto di altre religioni, hanno pagato con la vita la loro fedeltà. Non sono mancate prove di grande coraggio e coerenza nella professione della fede”. Dio non è morto! Si sono sbagliati i cosiddetti «maestri del sospetto» (Feuerbach, Marx, Freud e Nietzsche), i quali avevano criticato la religione fino a decretare la «morte di Dio». A queste parole di suffragio nei confronti di Dio ribatte l'ateo Michel Onfray: «Dio è morto? - e risponde: “È da vedere. Una buona novella come questa avrebbe dovuto produrre effetti solari” e invece ha portato al “nichilismo” e al “culto del niente”, alla “passione del nulla”. E lo stesso Onfray ammette che Dio respira ancora: “Dio […] non è né morto né moribondo” […]. Pur considerando molto serio il problema della “morte di Dio”, pronosticato dal nichilismo di Nietzsche, ci rendiamo conto che Dio, forse, si era eclissato un po' e oggi assistiamo ad una rinascita del senso religioso e ad un risveglio del cristianesimo - nonostante la crisi di fede all'interno delle Chiese.


[Dal libro di Antonino Legname, La Teopsia di Francesco. Tra scienza e fede, il nuovo umanesimo cristiano, integrale, popolare, solidale, inclusivo e   gioioso, Le Nove Muse, Catania 2017, vol. II, pp. 663-668].  


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