CRISTIANI SENZA CRISTO
Francesco: «La mancanza di fede è un ostacolo alla grazia di
Dio»
di Antonino Legname
«Molti
battezzati vivono come se Cristo non esistesse» - ha detto Papa
Francesco durante l’Angelus di
Domenica 8 luglio 2018, in
piazza San Pietro. Che significa vivere da cristiano come se Cristo non
esistesse? Il Pontefice spiega che, purtroppo, «si ripetono i gesti e i segni
della fede, ma ad essi non corrisponde una reale adesione alla persona di Gesù
e al suo Vangelo». Parole chiare che ci aiutano a fare un esame di coscienza in
merito alla coerenza della nostra condotta di vita, «il cui filo conduttore sempre
sarà la carità» - ha ricordato Francesco. Bisogna essere sempre aperti alle
sorprese di Dio nella nostra vita. A volte la grazia di Dio si presenta a noi
in modo sorprendente che va oltre le nostre aspettative. Il Papa porta l’esempio
di Madre Teresa di Calcutta: «una suorina piccolina - nessuno dava dieci lire
per lei – che andava per le strade per prendere i moribondi affinché avessero
una morte degna. Questa piccola suorina con la preghiera e con il suo operato
ha fatto delle meraviglie! La piccolezza di una donna ha rivoluzionato
l’operato della carità nella Chiesa. È un esempio dei nostri giorni».
L’invito
di Francesco è di «aprire il cuore e la mente per accogliere la realtà divina
che ci viene incontro. Si tratta di avere fede: la mancanza di fede è un
ostacolo alla grazia di Dio». Purtroppo, oggi non è così raro il caso di
battezzati senza la fede. A tal proposito mi piace offrire questa riflessione,
che ho scritto nel mio ultimo libro, «La
Teopsia di Francesco». «Un famoso ateo dei nostri
giorni, Richard Dawkins ha messo il dito nella piaga delle incoerenze di
tanti che a parole si dicono credenti: “Molti in cuor loro sanno di essere
atei, ma non osano ammetterlo con la famiglia e a volte nemmeno con se stessi,
anche perché il termine «ateo» è stato sempre caricato di connotazioni negative
e inquietanti”. Anche l'ateo Christopher Hitchens, nel suo libro Dio non è grande, scrive: “Non possiamo
sapere quanti individui in apparenza osservanti fossero in segreto degli
increduli [...] che ritenevano opportuno mantenere per sé le proprie opinioni
[…]. Galileo sarebbe forse stato lasciato in pace con il suo lavoro astronomico
se non fosse stato così poco saggio da ammettere che esso aveva implicazioni
cosmologiche. Il dubbio, lo scetticismo e la completa incredulità hanno sempre
assunto, nella sostanza, la stessa forma di oggi”. È vero che ci possono essere
laici ed anche ecclesiastici che in cuor loro sanno di essere atei, ma non lo
dicono e neppure osano pensarlo; però, di fatto, «vivono come se Dio non
esistesse». Anche Dietrich Bonhoeffer scrisse che bisogna imparare a «vivere
come se Dio non esistesse», ma nel senso che dobbiamo vivere l'esperienza umana
come se tutto dipendesse da noi e nello stesso tempo vivere radicati in Dio
come se tutto dipendesse da Lui. Bonhoeffer, infatti, anche nei momenti più bui
della sua vita, continuò ad avere fede in Dio. Papa Francesco spiega che “idoneità
e sagacia rappresentano anche la risposta umana alla grazia divina, quando
ognuno di noi segue quel famoso detto: «fare tutto come se Dio non esistesse e,
in seguito, lasciare tutto a Dio come se io non esistessi»” (Discorso alla Curia Romana, 21 dicembre
2015). Il cardinale Kasper riconosce che bisogna
essere grati a questo Papa per aver risvegliato negli uomini del nostro tempo,
secolarizzato e indifferente per le cose religiose, un certo interesse per le
questioni di fede: “si vive come se Dio non esistesse, e tuttavia oggi si parla
ovunque della novità rappresentata da Francesco e delle grandi domande che pone
al nostro tempo; si torna a parlare di religione, il cristianesimo vive una
nuova attualità, e la gente parla di Dio come le donne facevano al mercato nei
primi secoli dell'era cristiana […]. Il papa sta, infatti, cambiando le idee e
l'atteggiamento della gente nei confronti del fatto religioso. Penso si debba
parlare di un effetto Francesco molto positivo, che coinvolge il tempio, il
palazzo, le piazze e le frontiere”.
Ma è sempre in agguato il pericolo di non
lasciarsi coinvolgere più di tanto dal messaggio «rivoluzionario» di amore, di
giustizia e di pace di Gesù di Nazaret, anzi sembra proprio che a volte ci dia
fastidio e che ci metta in imbarazzo.
Nel romanzo di Dostoevskij, I fratelli
Karamazov, si trova la «Leggenda del Grande Inquisitore»; l'autore immagina
il ritorno di Cristo sulla terra, che cammina
per le strade della città spagnola dove, alla presenza di tutti i cittadini, il
cardinale Grande Inquisitore stava consegnando al rogo un centinaio di eretici.
Gesù arriva in silenzio, eppure il popolo lo riconosce, lo avvicina ed è pronto
a seguirlo. Ma in quel momento il Grande Inquisitore attraversa la piazza, si ferma a guardare incupito la folla. Poi ordina alle sue guardie di catturare Cristo e di rinchiuderlo in prigione. Nell'oscurità del carcere, nel vecchio edificio del Sant'Uffizio, il quasi novantenne e potente ministro della Chiesa pronuncia contro il Messia un fortissimo atto d'accusa: «Perché sei venuto a disturbarci? Sei , infatti, venuto a disturbarci, lo sai anche Tu. Ma sai che cosa succederà domani? […]. Io ti condannerò e ti farò ardere sul rogo come il peggiore degli eretici, e quello stesso popolo che oggi baciava i Tuoi piedi si slancerà domani, a un mio cenno, ad attizzare il Tuo rogo, lo sai? […]. Ti brucerò per essere venuto a disturbarci. Perché se qualcuno più di tutti ha meritato il nostro rogo, sei Tu. Domani Ti arderò. Dixi [Ho detto!]». Anthony del Mello, sullo sfondo del romanzo di Dostoevskij, immagina questo dialogo serrato: «Prigioniero - proclamò il Grande Inquisitore - siete accusato di aver incoraggiato la gente e violare la legge, le tradizioni e le usanze della nostra santa religione. Siete colpevole o innocente?». «Colpevole, Vostro Onore». «E in quanto a frequentare la compagnia di eretici, prostitute, pubblici peccatori, esattori delle imposte, colonialisti e oppressori della nazione, in breve tutti gli scomunicati?». «Colpevole, Vostro Onore». «Infine, siete accusato di aver modificato, corretto e messo in questione i sacri dogmi della nostra fede. Colpevole o innocente?». «Colpevole, Vostro Onore». «Come vi chiamate, prigioniero?». «Gesù Cristo, Vostro Onore».