IL SUPERMARKET
DEGLI IDOLI
Francesco: «L’idolo è in realtà una proiezione di sé stessi
negli oggetti o nei progetti»
di Antonino Legname
«L’essere umano non vive senza
centrarsi su qualcosa. Allora ecco che il mondo offre il “supermarket” degli idoli», ha detto Papa Francesco nella Catechesi
dell’Udienza Generale del Mercoledì 1° agosto 2018. Ed ha spiegato che gli
idoli possono essere «oggetti, immagini, idee, ruoli». Il Pontefice commenta il
primo comandamento del Decalogo: «Non avrai altri dei di fronte a me» (Es
20,3). Non c’è dubbio che l’idolatria è di grande attualità e non risparmia né
i credenti e neppure gli atei. Anche oggi, l’idolatria continua ad essere una
grande tentazione della fede, perché cerca di «divinizzare ciò che non è Dio»,
come recita il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 2113. A volte anche la
preghiera può diventare un idolo, quando non è rivolta a Dio ma ai falsi
intermediari che si presentano come chiaroveggenti capaci di leggere il futuro.
Bergoglio racconta che quando era Arcivescovo di Buenos Aires, una volta si trovò ad attraversare un parco dove era posizionati circa 50 tavolini, ciascuno con due sedie: una per il cartomante e l’altra per il povero ed ingenuo cliente. Venivano fatti «i tarocchi» - ricorda il Papa - «andavano lì “a pregare” l’idolo invece di pregare Dio che è provvidenza del futuro, andavano lì perché leggevano le carte per vedere il futuro». La tecnologia può diventare un idolo che promette felicità e benessere. Gli idoli moderni assorbono tempo, energie, affetti. Anche la carriera può diventare un idolo quando «si sacrificano i figli, trascurandoli o semplicemente non generandoli». Per non parlare dell’idolo della ricerca a tutti i costi della «bellezza» e della «fama», anche a costo di sacrificare la propria dignità e quella degli altri. E poi, c’è l’idolo dei soldi! Tantissime volte Papa Francesco ha condannato l’idolatria del denaro, quando «le strutture economiche sacrificano vite umane per utili maggiori». E c’è un’altra piaga idolatrata che è la droga. Il Pontefice lamenta che tanti «giovani rovinano la salute, persino la vita, adorando quest’idolo che è la droga».
Bergoglio racconta che quando era Arcivescovo di Buenos Aires, una volta si trovò ad attraversare un parco dove era posizionati circa 50 tavolini, ciascuno con due sedie: una per il cartomante e l’altra per il povero ed ingenuo cliente. Venivano fatti «i tarocchi» - ricorda il Papa - «andavano lì “a pregare” l’idolo invece di pregare Dio che è provvidenza del futuro, andavano lì perché leggevano le carte per vedere il futuro». La tecnologia può diventare un idolo che promette felicità e benessere. Gli idoli moderni assorbono tempo, energie, affetti. Anche la carriera può diventare un idolo quando «si sacrificano i figli, trascurandoli o semplicemente non generandoli». Per non parlare dell’idolo della ricerca a tutti i costi della «bellezza» e della «fama», anche a costo di sacrificare la propria dignità e quella degli altri. E poi, c’è l’idolo dei soldi! Tantissime volte Papa Francesco ha condannato l’idolatria del denaro, quando «le strutture economiche sacrificano vite umane per utili maggiori». E c’è un’altra piaga idolatrata che è la droga. Il Pontefice lamenta che tanti «giovani rovinano la salute, persino la vita, adorando quest’idolo che è la droga».
Non si può giocare con gli idoli, perché
sono bugiardi, «promettono vita, ma in realtà la tolgono» - ha messo in guardia
il Papa – offrono proiezioni per il futuro e illudono fino al punto da far
disprezzare il presente. Francesco esorta tutti a riconoscere gli idoli che
dominano la nostra vita e che ci allontano dal vero Dio, che è amore: «riconoscere
le proprie idolatrie è un inizio di grazia, e mette sulla strada dell’amore».
Le stesse idee, quando vengono assolutizzate, possono trasformarsi in idolo a
cui sacrificare anche l’amore e la carità verso gli altri. Il Vescovo di Roma
conclude la sua Catechesi invitando a portare nel cuore questo avvertimento:
«gli idoli ci rubano l’amore, gli idoli ci rendono ciechi all’amore e per amare
davvero bisogna essere liberi da ogni idolo».