IL DIAVOLO ENTRA DALLE TASCHE
Papa Francesco: «Io non vi chiederò di essere “preti scamiciati”, no; ma solo che siate
testimoni di Gesù, attraverso la semplicità e l’austerità di vita, per
diventare promotori credibili di una vera giustizia sociale»
di Antonino Legname
Papa Francesco confida: “a volte qualcuno mi
chiede: «Ma Lei, padre, parla sempre dei poveri e della misericordia». Sì -
dico - ma non è una malattia. È semplicemente il modo con cui Dio si è
rivelato”. Sappiamo bene che «povertà» è una parola “che sempre mette in
imbarazzo. Quante volte, infatti, abbiamo sentito dire: «Ma questo sacerdote
parla troppo di povertà, questo vescovo parla di povertà, questo cristiano,
questa suora parlano di povertà [...]. Ma sono un po’ comunisti, no? E invece -
ha sottolineato il Papa - la povertà è proprio al centro del Vangelo, tanto che
se noi togliessimo la povertà dal Vangelo, non si capirebbe niente del
messaggio di Gesù”. Questa è «la teologia della povertà», cioè “il mistero di
Cristo che si è abbassato, si è umiliato, si è impoverito per arricchirci”. Il
Vescovo di Roma ci tiene a fugare ogni equivoco quando dice con chiarezza che
“la povertà non è un'ideologia”, ma è una categoria teologica centrale nel
messaggio del Vangelo. La povertà evangelica non è quella sociologica, ma è
quella di Gesù, che metteva al centro del suo annuncio i semplici, i poveri e
quelli che soffrono di più. […] Francesco ha ribadito che “i poveri sono al
centro del Vangelo” e ha spiegato che “non si tratta solo di fare assistenza
sociale, tanto meno attività politica. Si tratta di offrire la forza del
Vangelo di Dio, che converte i cuori, risana le ferite, trasforma i rapporti
umani e sociali secondo la logica dell'amore” e del servizio. Ci rendiamo conto
che la nostra civiltà sta correndo in maniera accelerata verso il benessere
nella convinzione che la felicità possa dipendere dall'accumulo di beni
materiali? Ma è evidente che il possesso di tanti beni non è automaticamente
fonte di pace e di felicità, anzi può diventare motivo di preoccupazione e di
delusione. Francesco, con la sua scelta di vita semplice e povera, vuole dire
agli uomini del nostro tempo che la vera gioia e la felicità si trovano nel
distacco dalle ricchezze e in una vita gioiosa che sa condividere i beni con i
fratelli più poveri, e che solo Dio e il suo amore alla fine riusciranno a
colmare il cuore umano […]. La grande avventura spirituale di Francesco parte
da un nucleo molto semplice: l'adesione profonda a Cristo e alla essenzialità
del Vangelo. Fin dall'inizio del suo pontificato, Bergoglio si è voluto
immedesimare nella povertà di Gesù di Nazaret, sognando una Chiesa «povera per
i poveri». Egli concepisce la povertà come distacco dai beni temporali -
secondo le parole di Gesù: «Non portate né oro né argento» (Lc 9,3). Papa Francesco ha il culto per
«Madonna Povertà», non per il semplice «pauperismo» fine a se stesso, né per
snobismo e neppure perché disprezza i beni della terra creati da Dio, al
contrario, in tutte le cose del creato il Papa vede il riflesso della bellezza
e della grandezza di Dio fino al punto da scrivere la bella enciclica Laudato si'. Ma Bergoglio ha scelto di
vivere e di seguire Cristo povero. La povertà, infatti, fu lo status permanente di Gesù di Nazaret.
Ricordiamo che san Francesco d'Assisi aveva sposato «Madonna Povertà» ed era
così geloso che provava vergogna quando incontrava uno più povero di lui.
Questa è la «pazzia» dei santi! Povertà e umiltà: un binomio inscindibile in
Gesù di Nazaret povero ed umile […]. Francesco dice che non bisogna odiare i
ricchi, e non bisogna avere rabbia per una persona ricca: “no: questo non è
cristiano”, ma chiede di pregare per coloro che “hanno troppo, che non sanno
cosa fare con i soldi e vogliono di più”; e di pregare anche “per quei ricchi
che non hanno capito che la loro ricchezza non è per loro”; dobbiamo pregare perché non si
corrompano e “perché
facciano un buon uso della ricchezza”, e la sappiano amministrare per fare del
bene; perché “se non la amministrano loro - ha avvertito il Papa - la
amministra il diavolo contro di loro”. Francesco non è un «pauperista»
ideologizzato e per questo sa apprezzare anche quelle “persone che hanno soldi
e sono generose, aiutano, amministrano e conducono una vita austera, una vita
semplice, una vita di lavoro”. Il Vescovo di Roma, attraverso la scelta
preferenziale degli ultimi si propone di rinnovare la vita della Chiesa, perché
anche oggi, come fu per san Francesco, il Signore affida al suo Vicario il
compito di «riparare» la sua Chiesa, insidiata dalla tentazione del potere, della
gloria umana e della ricchezza. In più occasioni il Vescovo di Roma ha esortato
i Pastori della Chiesa ad un salutare distacco dai beni materiali di questo
mondo. Non si tratta di spogliarsi di tutto, come hanno saputo fare i Santi,
come per esempio san Francesco o il beato Domingo y Sol, il quale diceva che “per
soccorrere chi ha bisogno si doveva essere disposti a «vendere la camicia». Io
non vi chiederò tanto - dice il Papa - «preti scamiciati», no; ma solo che
siate testimoni di Gesù, attraverso la semplicità e l’austerità di vita, per
diventare promotori credibili di una vera giustizia sociale” […]. Per evitare
equivoci ideologici sulla povertà, è bene ribadire che Papa Francesco non esalta la povertà in quanto tale; «è una
croce» - ha detto - che Gesù stesso ha vissuto, conducendo una vita da povero. “Non
avere il necessario è una brutta croce” - ha rimarcato. E ricordando le parole
di Gesù sul pericolo delle ricchezze, il Vescovo di Roma avverte: “State
attenti, però, perché c’è un altro tesoro: le ricchezze, le troppe ricchezze. E
queste rovinano l’anima”, proprio perché - come ha detto in tante altre
occasioni - «il diavolo entra dalle tasche, sempre: corrompe».
[Dal libro di Antonino Legname, La Teopsia di Francesco. Tra scienza e fede, il nuovo umanesimo cristiano,integrale, popolare, solidale, inclusivo e gioioso, Le Nove Muse, Catania
2017, vol. I, pp. 91-94].