Ubi Petrus, ibi Ecclesia: "Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa" (Sant'Ambrogio, Explanatio Psalmi XL, 30, 5)

martedì 18 aprile 2017

FARE UNITA' NELLA DIVERSITA' (Prima parte)



QUANDO LA «CONFUSIONE» VIENE IDEOLOGIZZATA!





di Antonino Legname

Durante l'omelia della Messa del Crisma di quest'anno (13 aprile 2017), Papa Francesco ha esortato a non separare le «tre grazie del Vangelo»: “la sua Verità – non negoziabile –, la sua Misericordia – incondizionata con tutti i peccatori – e la sua Gioia – intima e inclusiva –. Verità, Misericordia e Gioia: tutte e tre insieme”. Ma non possiamo negare che da più parti e a diversi livelli si vuole affermare l'una senza coniugarla con le altre. Risuona come un mantra la preoccupazione di alcuni cattolici che lamentano: «quanta confusione c'è nella Chiesa di oggi!». Sono convinto che il più delle volte si tratti di una «confusione ideologizzata», ossia di un pretesto, in alcuni casi, per attaccare il magistero di Papa Francesco. La gente semplice del Popolo di Dio non avverte e non è interessata a certe diatribe pseudo teologiche e ideologiche che tanto male hanno fatto alla Chiesa nel corso dei secoli e tanto male fanno oggi al Popolo di Dio. “Ma come avremo l'unità fra tutti i cristiani se non siamo capaci di averla tra noi cattolici?”, si domandava Papa Francesco all'inizio del suo pontificato, in occasione dell’Udienza Generale del 19 giugno 2103. La vera Chiesa, quella voluta da Gesù di Nazaret, non è evanescente, ma purtroppo a volte viene resa invisibile e profondamente nascosta dalle manovre di alcuni uomini di chiesa, o meglio di “carriera”, che  invece di ri-velare, velano il volto materno e misericordioso della Sposa di Cristo. Quando mi capita di leggere o di ascoltare la Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi, mi viene subito in mente il quadro ecclesiale di oggi: il rischio di dividere l'unica Chiesa di Cristo in partiti o lobby, ciascuno dei quali pensa di avere ragione e di poter imporre a tutti la propria idea di Chiesa. Quando si affermano gli schieramenti di parte: il partito di Paolo, quello di Apollo o di Cefa, quello di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI, di Francesco, o quella di Kiko, di Chiara Lubich, di don Giussani, ecc. ecc., la vera Chiesa di Cristo si frantuma e scompare; perché invece di seguire la Parola di Dio, che si pone al di sopra di tutti, si preferisce dare ascolto alle tante opinioni umane. Nella Chiesa è sempre reale il pericolo della disgregazione dell’unica Sposa di Cristo in tanti gruppi e movimenti ecclesiali, che ruotano attorno ai propri maestri e ai propri leader o predicatori, tradizionalisti o progressisti. Ma a volte c'è il rischio di scambiare la Chiesa  per un club di amici, che amano vivere insieme attorno ad un programma comune, che vada bene a tutti. Un programma che può essere modificato, adattato e aggiornato tutte le volte che si vuole, perché possa meglio rispondere alle esigenze e ai gusti degli associati. Se la Chiesa fosse riducibile ad una società che si autogestisce, allora sarebbe legittimo migliorarla e rinnovarla così da renderla più confortevole per tutti i suoi membri. In questo caso sarebbe utilizzato il meccanismo della votazione e la maggioranza avrebbe il diritto di decidere ciò che è meglio fare. Ma la Chiesa non si identifica con un partito, né con un’associazione benefica, né con una ong, e la verità della fede non può essere un programma modificabile ad uso e consumo degli iscritti, come avviene in un partito o dentro un gruppo organizzato. Ci sono dei valori e dei diritti dell'essere umano che non sono negoziabili e non c'è maggioranza o governo che possa decidere di cambiarli o di modificarli. Anche se un popolo intero decidesse qualcosa che va contro la dignità della persona umana, ciò rimane ugualmente ingiusto e riprovevole. Bisogna lavorare molto per l'armonia all'interno della stessa Chiesa cattolica, costellata da una gran quantità di Gruppi, di Movimenti, di Associazioni, e di Aggregazioni varie, che sono un grande dono dello Spirito e arricchiscono la Chiesa di carismi, ma che a volte si muovono e agiscono con assoluta autonomia e chiusura, assolutizzando forme ed esperienze ecclesiali troppo personalistiche. Parlando in generale dei Movimenti nella Chiesa, Papa Francesco ha detto che “sono necessari” e sono una “grazia dello Spirito”, purché abbiano lo “spirito della Chiesa”. Non si può impedire allo Spirito Santo di fare nella Chiesa quello che vuole, perché sarà Lui stesso a fare il lavoro dell’armonia. E allora - ha consigliato il Pontefice - “ognuno cerchi il proprio movimento secondo il proprio carisma, dove lo porta lo Spirito”[1]. Nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, al n. 29, il Papa ricorda che le comunità di base, piccole o grandi, i movimenti e tutte le altre forme di associazionismo ecclesiale, “sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori”. Bisogna riconoscere che “molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa”. Ma devono evitare il rischio di isolarsi e di perdere il contatto con la parrocchia del luogo; occorre, invece, che “si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare” affinché non si trasformino in “nomadi senza radici”[2]. Un antidoto efficace contro la tanto paventata «confusione» ecclesiale di oggi è quello di impegnarsi a conoscere meglio e integralmente, senza pregiudizi ideologici, l'illuminato e profondo magistero di Papa Francesco.


[1]     Papa Francesco, Conferenza Stampa durante il volo di ritorno dalla XXIII GMG di Rio de Janeiro, 28 luglio 2013.
[2]     Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n. 29; cfr. anche il n. 105: “E’ necessario, tuttavia, rendere più stabile la partecipazione di queste aggregazioni all’interno della pastorale d’insieme della Chiesa”.

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