PER CAPIRE LA CHIESA BISOGNA AMARLA
Francesco: «Quanto amo io la
Chiesa? Prego per lei? Mi sento parte della famiglia della Chiesa? Che cosa
faccio perché sia una comunità in cui ognuno si senta accolto e compreso, senta
la misericordia e l’amore di Dio che rinnova la sua vita?»
di Antonino Legname
(Parte V)
La Chiesa, pellegrina su questa terra, è come un grande arazzo che
riusciamo a vedere solo dalla parte rovesciata, per cui tutto ci appare come
una caotica e indecifrabile combinazione di fili, di diverso colore, alcuni dei
quali intrecciati e senza senso, con una gran quantità di piccoli o grandi
nodi. Guardando la Chiesa dalla prospettiva terrena, sono ben visibili tutti i
nodi, cioè tutte le debolezze degli uomini di chiesa, gli scandali e le
aberrazioni storiche, che si sono formati nel corso dei secoli e tutti gli
intrecci con il potere. Finché siamo su questa terra dobbiamo accontentarci di
vedere questo meraviglioso arazzo, che è la Chiesa, dalla parte rovesciata, che
è la parte umana, quella visibile, più confusa e più problematica. Ma dobbiamo
avere la consapevolezza che ogni filo, ogni nodo e ogni intreccio di questo
arazzo è servito a creare la meravigliosa immagine della Chiesa che potremo
ammirare e contemplare, nella sua bellezza e perfezione, solo quando ci
troveremo dall’altra parte e vedremo l’arazzo dalla parte dritta.
Non
dimentichiamo che Dio riesce a scrivere dritto anche sulle righe storte della
Storia della Chiesa. Bisogna amare la Chiesa. L'amore comporta sempre un certo
grado di rischio. Chi non è disposto a correre questo rischio avrà sempre una
conoscenza superficiale e deformata della Chiesa. E l'amore maturo esige il
“rispetto” nei confronti di chi si ama [...]. Ovviamente il rispetto implica la conoscenza
di chi si ama. Per cui alla fine si ama veramente solo ciò che si conosce. No,
non si può amare veramente la Chiesa se non la si rispetta e non la si può
rispettare se non la si conosce nella sua visibilità e singolarità. La
conoscenza deve penetrare la superficie della sua realtà visibile e
istituzionale per scoprirne l'essenza, la natura e la sua vera missione [...]. E' utile
conoscere meglio la Chiesa per poter superare tutti quei pregiudizi e quelle
distorsioni che si sono accumulate sul suo conto nel corso dei secoli, e per far
cadere tutti i veli del pregiudizio che – come un'ipoteca – gravano ancora oggi
sulla sua credibilità. Dunque, il segreto per conoscere la Chiesa è “amarla”.
L'amore è una forza unitiva ed è la sola via per conoscere veramente la Sposa
di Cristo, perché ti fa tuffare nella profondità della sua stessa essenza. Papa Francesco pone alcune domande: “quanto amo io la
Chiesa? Prego per lei? Mi sento parte della famiglia della Chiesa? Che cosa
faccio perché sia una comunità in cui ognuno si senta accolto e compreso, senta
la misericordia e l’amore di Dio che rinnova la sua vita?”. “Amiamo la Chiesa! Amiamola sempre – esorta il
cardinale Roger Echegaray - soprattutto quando soffriamo per lei o quando
soffriamo per mezzo di lei. Penso – continua il cardinale – a ciò che scriveva
un giorno, nel più vivo delle sue difficoltà, P. Teilhard de Chardin: «La
Chiesa è il più grande centro collettivo d'amore che sia mai apparso al mondo»” [...]. L'amore vero è dinamico e, quando è necessario, sa essere anche
critico. Chi desidera cambiare qualcuno lo deve fare amandolo. Solo l'amore
rende l'altro vulnerabile e accessibile al cambiamento.
Diceva don Bosco che se si vuole aiutare un giovane a cambiare bisogna anzitutto mostrargli di amarlo. Quando uno capisce di essere amato accetta meglio anche i rimproveri ed è più disposto al cambiamento. Questo è quello che hanno fatto tanti cristiani anche in riferimento alla riforma della Chiesa. Alcune riforme radicali nella Chiesa è stato possibile realizzarle grazie a quegli uomini e a quelle donne che amarono la Chiesa, furono disposti a soffrire per essa, e con spirito critico e di servizio, cogliendo i segni dei tempi, crearono le condizioni per grandi cambiamenti all'interno della Chiesa: Riforma Gregoriana, Concilio di Trento, Concilio Vaticano II, sono solo alcuni esempi. Ma è sbagliato invocare la riforma nella Chiesa perché si vogliono giustificare e difendere situazioni e posizioni personali. Come suggerisce il cardinale Etchegaray, “la Chiesa ha più bisogno di essere amata che riformata, perché l'uomo sa vedere solo nella misura in cui ama. Il rischio dell'amore è la prima condizione della fede”. Solo chi è capace di correre questo rischio non teme e non fugge di fronte al volto oscuro e deformato della Chiesa. “Si può far piangere la Chiesa – scrive Etchegaray – ma non la si rinnega, al pari della propria madre”, e cita una frase dello scrittore Bernanos: “non riuscirei a vivere cinque minuti fuori della Chiesa, e se ne fossi scacciato, vi rientrerei subito, a piedi nudi, in camicia”. É questo quello che ha voluto dire anche Papa Francesco, in una sua Omelia, quando ha chiesto a Dio la grazia di non tradire mai la Chiesa e di poter morire a casa, cioè dentro la Chiesa di Cristo.
[dal libro di Antonino Legname, Francesco il traghettatore di Dio, Le Nove Muse Editrice, Catania, Nuova edizione 2015, pp. 126-131].
Arazzo di Raffaello: "la consegna dell chiavi a Pietro" |
Diceva don Bosco che se si vuole aiutare un giovane a cambiare bisogna anzitutto mostrargli di amarlo. Quando uno capisce di essere amato accetta meglio anche i rimproveri ed è più disposto al cambiamento. Questo è quello che hanno fatto tanti cristiani anche in riferimento alla riforma della Chiesa. Alcune riforme radicali nella Chiesa è stato possibile realizzarle grazie a quegli uomini e a quelle donne che amarono la Chiesa, furono disposti a soffrire per essa, e con spirito critico e di servizio, cogliendo i segni dei tempi, crearono le condizioni per grandi cambiamenti all'interno della Chiesa: Riforma Gregoriana, Concilio di Trento, Concilio Vaticano II, sono solo alcuni esempi. Ma è sbagliato invocare la riforma nella Chiesa perché si vogliono giustificare e difendere situazioni e posizioni personali. Come suggerisce il cardinale Etchegaray, “la Chiesa ha più bisogno di essere amata che riformata, perché l'uomo sa vedere solo nella misura in cui ama. Il rischio dell'amore è la prima condizione della fede”. Solo chi è capace di correre questo rischio non teme e non fugge di fronte al volto oscuro e deformato della Chiesa. “Si può far piangere la Chiesa – scrive Etchegaray – ma non la si rinnega, al pari della propria madre”, e cita una frase dello scrittore Bernanos: “non riuscirei a vivere cinque minuti fuori della Chiesa, e se ne fossi scacciato, vi rientrerei subito, a piedi nudi, in camicia”. É questo quello che ha voluto dire anche Papa Francesco, in una sua Omelia, quando ha chiesto a Dio la grazia di non tradire mai la Chiesa e di poter morire a casa, cioè dentro la Chiesa di Cristo.
[dal libro di Antonino Legname, Francesco il traghettatore di Dio, Le Nove Muse Editrice, Catania, Nuova edizione 2015, pp. 126-131].